Titolo: Master of puppets (Ep.1)
Autore: Fergus DePaperoni
Età consigliata dall’autore: 14+
Timeline: dopo Pk2 #18
Genere: azione/drammatico/introspettivo
Recensioni:

  • Trauma: Una fanf davvero incredibile con vari colpi di scena caratterizzata da un tocco di dark e, oserei dire, goth. Fergus ha fatto un lavoro incredibile e mi aspetto molto da lui in futuro!
  • Everett: Storia molto interessante che, pur essendo abbastanza lunga, non distoglie l’attenzione del lettore grazie alla sua grande forza d’attrazione dal punto di vista narrativo.

==PROLOGO==

=RINIZIO DA CAPO=

Paperopoli

12 agosto 2002

01:30 a.m.

Come diceva Snoopy, era una notte buia e tempestosa. La pioggia cadeva da parecchi minuti ormai, e sermbrava non aver nessuna

intenzione di smettere. E come tutte le notti buie e tempestose, le strade erano piene di macchine, che slittavano

sull’asfalto bagnato. E’ strano che una di queste pioggie così forti si presenti in agosto. In sere come queste capita di

stare nella propria casa, a fissare dalla finestra tutte le migliaia di goccioline che si infrangono sul pavimento, e in

queste situazioni, si prende a pensare. A pensare a cose successe da poco, o che magari sono successe da anni, per riflettere

su di esse, magari per cercare di ricordare le emozioni e le sensazioni che si sono provate in quei momenti. Si prende a

pensare con tranquillità, ma anche con una strana percezione di tristezza e cupidigia. Forse la cosa è dovuta alla pioggia,

forse è dovuta alle nuvole grigie che stanno sopra le nostre teste, o forse da entrambe. Tutte queste cose ti lasciano uno

strano sapore amaro in bocca, che non sai come togliere.

Qualcuno, in questa notte buia e tempestosa, se ne sta da qualche parte, a pensare alle cose che gli sono successe negli

ultimi mesi. Qualcosa gli ha portato via una parte della sua vita. Una grossa parte. Questa grossa parte è una grossa boccia

verde per i pesci, con dentro una faccia simpatica. E quel qualcuno ora se ne sta in un gargoyle, sopra la sua testa. E’ uno

strano figuro, ha un grande mantello rosso e blu, una mascherina nera, un costume che lo protegge dalla pioggia e un buffo

cappello da marinaretto. Questo goffo individuo aveva subito questa grossa perdita il febbraio dell’anno prima. Poi gli

avvenimenti si sono accavallati, si sono moltiplicati, e dopo più di un anno, si rende conto che da quando aveva subito

questa perdita, non aveva versato neanche una lacrima. Per la prima volta dopo più di un anno, questo goffo individuo piange.

“Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime”

diceva qualcuno. Questo episodio si addice molto alla frase. Con il viso coperto dalle lacrime, il goffo individuo guarda per

la millesima volta un cerchietto nel suo scudo. Un cerchietto nero. Una volta quel cerchietto era di un color verde

splendente. Ora non più. Il goffo figuro alza la testa verso il cielo.

In quella maledetta notte buia e tempestosa, si sente una voce sommessa – Ciao, socio… -, la luce si riaccende. E torna il

sereno.

 

==PROLOGO 2==

=RINIZIO DA CAPO 2=

-Sono Uno- Disse la voce.

Il goffo papero rimase a guardare il cielo, continuando il suo pianto senza singhiozzi.

-Uno, eh? E dove li hai lasciati gli altri?- chiese, con una specie di sorriso, attendendo una risposta.

Attese. Attese. Poi si accorse che la risposta non arrivava. Si girò in direzione dello scudo. Il cerchio era nero. Si voltò

da una parte e dall’altra cercando la sorgente della voce con cui aveva parlato fino a pochi secondi prima. Non si trova. Non

c’è. Non c’è! Da dove era provenuta quella voce? E una goccia gli entra nell’occhio. Guarda in alto. Sta ancora piovendo. Il

sereno non è tornato. Si diede di nuovo un veloce sguardo attorno. Oddio, era ammattito? S’era inventato tutto? Possibile che

si fosse inventato tutto? Possibile che si fosse messo a parlare da solo? Era possibile tutto ciò?

 

Era…

 

possibile?…

 

Era vero, ciò che aveva sentito?….

 

Era vero?….

 

Lo era?……

 

Queste e più domande balenarono nella sua mente. Unì gambe e piedi davanti a sé, e ci poggiò la testa, nascosta dalle braccia

incrociate. E piangeva. Ma stavolta singhiozzante, come un bambino che si è fatto del male involontariamente. Com’era

possibile che si fosse inventato tutto? Oddio, aveva perso il lume? Poteva aver perso la favella? E se non fosse stato vero?

E se quelle parole non le avesse mai sentite? Forse erano solo parole che aveva risentito nella sua mente… Vecchi

ricordi…?… Si doveva essere stato proprio questo, l’accaduto. DOVEVA essere stato questo. Si, era stato questo. Ma questo

non lo rende più felice, né più tranquillo…

 

E’ stato questo…

 

è stato questo…

 

questo…

 

e nulla più…

 

 

 

E il gargoyle lo inghiottì.

 

MASTER OF PUPPETS

#1 – Battery by Fergus DePaperoni

 

=Welcome home=

Passò qualche secondo. Non se l’era sognato! Uno era veramente tornato! Non era pazzo! Non l’aveva immaginato! E rientrò in quella stanza dove aveva messo per la prima volta i piedi nel ’96, in una notte buia e tempestosa. Si girò.

-UNO! Sei vivo! Quanto mi sei mancato!- disse, abbracciando una grande palla.

-Non hai idea di quello che ho passato in quest’ultimo anno! Adesso ti racc…-

Guardò la palla. Era nera. Era vuota.

-Oddio…- disse tornando all’indietro a passo svelto. Si, svelto. Talmente svelto che dopo pochi passi andò a sbattere contro un pannello pieno di pulsanti, e accidentalmente ne premette un paio. Un allarme suonò. Dong. Dong. Dong. Era un rumore assordante, a cui se ne aggiunsero altri. Pikappa era allucinato. Anche se era solo – e sapeva di esserlo – provava una paura orribile. Si girava velocemente su sé stesso, tenendo le mani nelle orecchie per non sentire. Non voleva sentire.

-Basta! Basta Uno! Ti prego!

Ma gli allarmi continuavano a suonare incessantemente, e PK stava per impazzire, non reggeva più quei rumori, non ce la faceva.

-BASTAAAA! STATE ZITTIIII!!!

E gli allarmi cessarono.

-LASCIATEMI IN PACE! Lasciatemi in pace…-

No, non era possibile. Se era finito dentro il gargoyle significa che qualcuno lo aveva mandato. Forse i software minori, forse un terminale non funzionante, forse Uno. No, Uno c’era! Era vivo! DOVEVA essere vivo! Ma allora, perchè PK non è tranquillo?…

-RAAAAGH!-

E si lanciò dalla finestra sul tetto con lo scudo, sfondando lo specchio – che subito si aggiustò, probabilmente grazie a qualche congegno che permetteva al piano di rimanere segreto – e fiondandosi fuori da quel postaccio. Piangente. Ancora una volta. Ancora di più.

 

=Sweet dreams=

-Uno, perchè mi stai facendo questo?-

-Non capisci? Io non ci sono più! Evereet…-

-So benissimo cos’ha fatto Ducklair, mi ricordo del febbraio 2001. –

-E allora perchè continui a cercarmi? Non capisci che così facendo rischi solo di soffrire? Andando a rifugiarti nei tuoi ricordi?-

-Io non voglio ricordare. Ma non ti voglio neanche dimenticare. Secondo te cos’è successo oggi, alla D.T.?-

-Io non c’ero- disse uno scuotendo la testa – Io oggi non ti ho parlato alla D.T.-

E Paperinik di nuovo si fece quelle assurde domande. Poteva essere diventato pazzo?

-E allora, cosa ho fatto io oggi? Mi sono messo a parlare da solo, su quel gargoyle?-

-Non c’è altra spiegazione. Forse erano parole che avevi sentito e che ti sono risuonate in testa. –

-Si, già… Sento le voci, è questo che vuoi dire? Che sono diventato pazzo?-

-Io non lo so! Ma ti posso assicurare, che non c’ero con te, oggi. Guarda l’extransformer.-

Pk diede uno sguardo allo scudo che per tanti anni lo aveva accompagnato in mille avventure.

-S-S-Sto guardando. – disse singhiozzante

-Guarda il cerchio. E’ nero. E lo rimarra per sempre, perchè non c’è un terminale collegatogli che può alimentarne la luce.-

-C-Ci sei tu, no?

-Paperino! Guarda in faccia la realtà! Questo non può esistere! Non potrà più esitere!-

-PERCHE’ NO?!- disse PK sull’orlo del pianto disperato e l’ira più assoluta.

-Perchè io non posso più alimentare quella luce.-

-Poniano per assurdo che io non sia pazzo. Ma solo per assurdo, eh?! Perchè io penso di non avere più il lume. E lo pensi anche tu. – rivolgendosi a Uno in tono sarcastico.

-Che cos’è successo oggi?-

Non arrivò nessuna risposta.

-Dimmelo, lo voglio sapere!-

-Emh, nei biologici a volte, succede che la psiche per evitare un qualche danno a livello emozionale, fa si che il suo soggetto stia a suo agio nonostante gli avvenimenti non gli permettono di farlo.

-…Quindi?-

-E’ possibile che il tuo cervello ti stia proteggendo dalla pazzia riproponendoti episodi felici del tuo passato.-

Paperinik era molto più che sorpreso, o impaurito. Era terrorizzato.

-In che senso?

-PK, oggi quando hai udito la mia voce, non ti sei sentito meglio?-

-Beh, si, in un certo qual modo. Ma questo come può incidere sul mio umore a livello duraturo, dato che poi quell’emozione è stata rimpiazzata dopo pochi secondi?-

Uno guardò in basso.

-Non lo so. Forse cerca di abituarti.-

-Forse è vero che sto diventando pazzo. Ma se tu sei morto…-

Disse guardando il suo amico.

-…come puoi stare qui a parlare con me?-

-Suvvia, Paperino, questo non è reale. E lo sai benissimo anche tu.-

PK lo guardò dritto negli occhi.

Uno ricambiò lo sguardo, con un gelido sorriso.

E di colpo finì tutto.

 

 

=Mad World=

Stanza di Paperino.

13 agosto 2002

03:15 a.m.

 

Paperino si sveglia di soprassalto dal sonno profondo che lo aveva trattenuto “dall’altra parte” fino a pochi secondi prima. Guardò il cuscino. Era bagnato. Aveva pianto. Molto. E continuava. Prese le coperte del letto, le tirò a sé come se si volesse proteggere con esse da un qualche sconosciuto pericolo. Ciò non lo aiutava a stare meglio, ma qualsiasi cosa sarebbe stata migliore di quella situazione. Era come se quelle coperte potessero essere le uniche sue amiche. Come se fossere le uniche cose che lo avrebbero potuto difendere. Non la voleva questa sensazione. Non voleva rimanere indifeso. Non voleva rimanere solo. Ma lo era. Senza Uno ormai le cose si erano annullate a vicenda. Non c’erano più stimoli per un supereroe che ha sconfitto tutto e tutti. Aveva eliminato gli evroniani, Due, Belgravia e tantissime altre cose. Tutte. Niente era rimasto. Niente veniva più combattuto. Non c’era più bisogno di combattere.

Il giorno dopo Paperinik era di pessimo umore. Svolazzava svogliato per la città con il suo extransformer come se fosse in qualche modo obbligato a farlo. A un certo punto si fermò da qualche parte, sul tetto di un grattacielo. E si mise a guardare le strade. Erano da poco passate le 3 e mezza del pomeriggio, e le vie erano pressochè vuote. Improvvisamente vide un gruppetto di ragazzini, 4 adolescienti che dovevano avere poco più di 17 anni. I quattro avevano puntato a un bambino, più o meno dell’età di Qui, Quo e Qua, e iniziarono a rincorrerlo. Il bambino lo vide. Affrettò il passo. Ancora. E ancora. E ancora. Poi iniziò a fuggire. Cosa potevano volere quei ragazzini da un bambino? Paperinik non era minimamente scosso, né preoccupato. Era indifferente, alla visione del bambino che scappava. Egli si fermò bruscamente, andando a infilarsi in un vicolo. Un vicolo cieco. Provò a tornare indietro, ma i bulli erano già arrivati, e lo aspettavano all’ingresso della via. Uno dei quattro immobilizzò il bambino, mettendogli le braccia dietro il corpo. Gli altri due iniziarono a colpirlo violentemente alla pancia con pugni e calci. L’altro guardava, tenendo qualcosa in mano. E Paperinik stava a guardare. Non aveva la minima intenzione di correre al soccorsi di quella povera vittima. Perchè? Non voleva essere il solo a soffrire. E nel frattempo il poveretto si ritrovava con un labbro rotto, un occhio nero e lividi in tutto il corpo.

-Fermi! Può bastare. Per ora.-

Disse quello che guardava. Poi lo sputò in faccia. E andarono via, lasciando quel ragazzino sanguinante per terra. E Paperinik se ne andò.

 

=What happened to you?=

Paperinik tornò a casa sua, sotto le vesti di Paperino. Un Paperino molto stanco.

Qua: -Ciao zio! Dove sei stato?-

Paperino: -Mah… ho fatto una passeggiata…-

Qua: -Fino alle 7 di sera? Non ti facevo così sportivo-

Paperino: -Perchè, non posso passeggiare fino alle 7?-

Qua: -No, ci mancherebbe, solo che mi ha stupito che non stessi spoltronato in poltrona a poltrire-

Paperino: -Faccio quello che voglio del mio tempo libero. Ok? Che sia dormire o passeggiare. –

Qua: -Si, ma una passeggiata di più di tre ore mi sembra…-

Paperino: -CIO’ CHE FACCIO NEL MIO TEMPO LIBERO NON VI RIGUARDA! E ADESSO BASTA DOMANDE!-
Qua: -S-scusa zio…-

Piombò un silenzio di tomba. Nessuno osava dire una parola. Poi Quo osò.

Quo: -Zio, hai sentito che un nostro amico è stato picchiato oggi verso le quattro?-

Paperino: -Dove, scusa?-

Quo: -Non ci hanno ancora detto molto, ma pare che dei ragazzi lo abbiano pestato all’entrata di un vicolo. –

Paperino rimase stupito, con gli occhi sbarrati che si muovevano velocemente vero il basso.

Quo: -E sai, c’era anche Paperinik. Che non si è mosso.-

Paperino: -Come lo sai?-

Quo: -Uno degli aggressori ha ripreso la scena col cellulare, poi ha mandato il filmato su internet. Si vede un momento dove Paperinik guarda i bulletti senza muoversi. Cosa gli sarà successo?-

Paperino: -Non so proprio… Hey Qui, perchè sei così silensioso?-

Qui: -S-sono solo un po’ stanco. ‘sta notte non ho dormito…

Paperino: -Perchè? Sei in ansia per qualcosa?

Qui: -No, zio stai tranquillo. Non ti preoccupare.-

Paperino: -Mah, ok…-

Durante la cena videro un servizio in tv. Raccontava del pestaggio di quel ragazzo. Raccontava di come quei quattro delinquenti  lo avessero picchiato a sangue lasciandolo a terra. Raccontava di come Paperinik aveva visto tutto. E di come non avesse reagito.

“Questa volta il Pikappero l’ha fatta veramente grossa – dice una voce alla tv, che guarda caso era proprio quella di Angus Fangus – per quanto io più e più volte abbia tentato inutilmente di trovare qualche prova contro questo nemico pubblico, rimanendo molto felice dei pochi risultati da me ottenuti, solo stavolta trovo qualcosa di schiacciante. Ma questo non mi rende felice, perchè anche un nemico pubblico se vedesse che un povero bambino sta per essere picchiato lo aiuterebbe. Ebbene, colui che da molti anni si spaccia per un supereroe, si è rivelato essere in realtà un uomo senza scrupoli che per evitare di rimanere invischiato in chissàchecosa preferisce stare fermo e guardare una vittima che subisce le angherie di quattro bulletti. Oggi verso le ore 14 un ragazzino di nome Jefferson Evans, 11 anni, si trova a passeggiare per la città, quando un gruppo di quattro ragazzini lo fermano e lo picchiano apparentemente senza nessun motivo, filmando il pestaggio e mandandolo su internet, una moda molto in voga negli ultimi tempi. Le condizioni del ragazzo, che si trova all’ospedale di Paperopoli, non sono gravi. Ha riportato solo un labbro rotto, un occhio nero, moltissimi lividi in tutto il corpo compresa la faccia, e tantissima paura. I genitori del ragazzo hanno deciso di fare causa a Paperinik per non aver difeso il proprio figlio dagli aggressori, la cui identità è ancora ignota, sia alla polizia sia al ragazzino che afferma di non averli mai visti prima dell’episodio di quest’oggi. E ora mi appello alle autorità: fermate quel criminale! Perchè questa città è stufa di..

Bziù……..”

Qua: -Perchè hai spento?-

Paperino: -Non mi andava di sentire..-

Quo: -Ma stavamo ascoltando!-

Paperino: -NON MI INTERESSA!-

E detto questo se ne andò in camera sua sbattendo la porta.

 

=Was it a dream?=

Paperopoli

13 agosto 2002

10:20 p.m.

 

Di nuovo. Quella sensazione di svogliatezza sta assillando Paperinik ogni volta che gira per la città. E questa volta alla svogliatezza si aggiunge anche il dispiacere di aver permesso a un amico dei suoi nipoti si essere pestato a sangue. E al dispiacere di aggiunge anche la paura, quella di venire ripudiato come supereroe. Già, perchè ora rischiava anche questo. Che supereroe è uno che non difende un innocente? Che supereroe è uno che rimane impassibile al malmenamento di un poveretto? Che supereroe era, Paperinik? Meritava di essere chiamato supereroe? Sempre le stesse domande. Se le ripeteva da giorni ormai. Però era quasi felice, perchè si stava per dimenticare di Uno, e quindi di tutte le sue sofferenze.

-Ma io non voglio diment…OH PORC! IL MUR..!-

* * *

-…U-Uno? Dove sono?-

-Stai tranquillo. Sei andato a sbattere contro un muro mentre eri assorto.-

-E dovrei svenire?-

-Beh, andavi con il razzo dell’extransformer!-

-Oh…Uno, dobbiamo smetterla di incontrarci così…-

-Ma perchè? Avanti, sei in uno stato di depressione allucinante, e parlare con me ti può aiutare…-

-Si, lo so, ma tu sei morto. Che senso avrebbe parlare con te? Non cambierebbe niente.-

-Vero, ma almento servirebbe a riorganizzare idee e pensieri.-

-Si… Comunque da ieri sera non ti ho più visto. Non ho più avuto nessuna allucinazione.

-Ma potresti averne altre. Devi cercare di capire ciò che provi, e l’unico modo che hai per farlo è parlarne.-

-E’ così? Vuoi che ti dica cosa provo? Vuoi farmi da strizzacervelli, è questo che vuoi?-

-Cerco solo di aiutarti.-

Paperinik lo guardò negli occhi per qualche secondo, poi si sedette per terra.

Uno: -Io lo capisco che sei stanco, che vorresti solo stare in pace e da solo, ma star da solo non ti aiuterà!-

-Come puoi saperlo?-

-Lo so perchè è normale. Uno che rimane da solo rischia solo di diventare un emarginato, di chiudersi col resto del mondo…

-Forse mi farebbe bene…-

-Farò finta di non aver sentito. E adesso non voglio più sentire scuse. Parla.

Paperinik era ancora un po’ titubante, ma si sedette composto e iniziò a parlare.

-Due giorni fa… mi sono accorto che da quando Ducklair ti aveva disattivato non avevo mai pianto. Quel giorno ho pianto più di quanto non avessi mai fatto. Perchè… dopo aver ricevuto il tuo cd, i miei contatti con te si sono del tutto interrotti… fino a una settimana fa… credevo di essere in paradiso… poi ho capito che erano s-solo dei …-

-Dei sogni?-

-Si, dei sogni… La prima volta che ti ho rivisto… mi sembra che fosse stato il 6 di agosto… ero felicissimo. Eravamo nella Ducklair Tower, e tu eri là. Non eri spento. Quella palla non era nera. E lì dopo più di un anno ci siamo rimessi a parlare del più e del meno. Abbiamo parlato di Everett, di quello che avevo passato in tutto quel tempo… E io per la prima volta dopo tanto tempo… ho riniziato a essere felice. Anche solo rimanere con te a parlare, mi faceva stare in pace. Continuai a vederti per giorni. Sino al 10 di agosto. Quel giorno abbiamo toccato l’argomento della tua disattivazione. E lì tel’ho chiesto per la prima volta. E tu mi rispondesti che non esistevi. Che tutti i discorsi che avevamo fatto negli ultimi tempi non avevano mai avuto luogo. E quando mi svegliai capì.

-Ma non avevi ancora capito? Tutte le volte che ti svegliavi nel tuo letto, non pensavi…?…-

-Ma non lo so…. non ci badavo da sveglio…. pensavo di essere andato alla D.T. durante la notte e di tornare poi nel mio letto… Il giorno dopo non ti sognai. In realtà… non dormiì neanche… Invece di dormire me ne andai per la città. Mi fermai su un gargoyle, e lì ebbi la mia prima visione… La notte fra il 12 e il 13 cedetti al sonno. E ti rividi. Uno, mi stai perseguitando. Per favore lasciami in pace…

-Perchè non mi vuoi più vedere? Abbandonati al sogno! L’hai detto tu che ti rende più felice!

-Ma Uno! Non è reale! Come puoi chiedermi di restare?

-Così la smetterai di soffrire. Rimani!

Di colpo la sua voce si fece più forte, più grossa, più inumana.

-Uno, no, non voglio…

-RIMANI TI HO DETTO!!!

-NO!

E si mise a correre dall’altra parte. Erano nella D.T., un posto che conosceva benissimo. Andava verso le scale. Correva. Correva come mai aveva corso. E sentiva che dietro di lui Uno lo stava seguendo. Ma non si sarebbe fermato. Mai si sarebbe abbandonato ai ricordi. Mai avrebbe lasciato la realtà. Mai. E nel frattempo fuggiva. Mancava veramente poco alle scale. Pochissimi metri. Poi avrebbe continuato, giù per i gradini. Poi di colpo le scale gli sbarrarono la strada, chiudendosi.

-Ma che…?

-Lo sai, che ogni tanto ristrutturo il piano, no?

Oddio, l’aveva in pugno. Mentre era a casa sua niente avrebbe potuto aiutarlo.

-Devo svegliarmi… devo cercare di aprire gli occhi…. DEVO!

E corse dalla parte opposta. A un certo punto tutto iniziò a cambiare attorno a lui. Tutti i macchinari iniziarono a spostarsi, da una parte e dall’altra, senza sosta, senza lasciare a Paperinik il tempo di pensare a dove andare, e a dove nascondersi. Non poteva nascondersi. Era nella D.T.! Si mise girare su sé stesso, alla ricerca di qualche posto dove andare. E i suoi occhi caddero sull’ascensore. Entrò dentro. Schiacciò il pulsante per il primo piano. Quando…

-Ancora non hai capito, piccolo stupido papero? Sei a casa mia! IO controllo tutto! IO ti posso distruggere quando voglio!

E l’ascensore iniziò a scendere in picchiata, velocissimo, talmente veloce che i piedi di PK si sollevarono. Poi si fermò, e iniziò ad andare verso l’alto. E così, sali e scendi, per parecchi minuti.

-Basta Uno! BASTAAAAAA!! FERMATI!

Ma non si fermò. Continava.

-BASTAAAAAA!!!

E tutto cessò. Paperinik era ancora intontito. Si alzò lentamente, in attesa di un altro attacco, che non arrivò. Tuttavia era sempre in ascensore, e doveva trovare il modo di uscire. Aprì la porta, in alto, e si trovò al di sopra di quella cella. Era fra il 150° e il 151° piano. Afferrò le corde per arrampicarsi e salire. Quando l’ascensore iniziò a cadere, bruciando per un attimo le mani di Paperinik, che inveì contro qualcuno dal dolore, con la risata satanica di Uno in sottofondo. PK si lanciò sulle pareti, aggrappandosi alle scale di emergenza, vedendo l’ascensore continuare a scendere. Iniziò ad arrampicarsi. Era quasi arrivato al 151° piano, quando vide che quella cosa stava di nuovo tornando verso di lui. L’avrebbe sicuramente schiacciato, se non avesse fatto in tempo a entrare in quello stramaledetto piano. Ed entrò. La risata di Uno gli echeggiava nella testa.

-Rimani, Paperinik! Ci divertiremo insieme! Come ai vecchi tempi!

-no….

-Come hai detto, piccolo stupido papero?!

-Ho detto….

disse girandosi verso la finestra.

NOOOOO!!!

E si rimise a correre. Senza fermarsi. Senza pensare a niente. E senza pensare a niente si tuffò contro la vetrata, mandandola in mille pezzi e fiondandosi all’esterno del palazzo. E iniziò a precipitare. Non si fermava. E non si sarebbe fermato. E non gli importava. Stava per finire tutto. E questo era l’importante. Mancavano pochi metri al suolo. Ed era felice. Perchè stava finendo tutto. Perchè era riuscito a scappare dalla pazzia. E di colpo toccò terra.

 

=The prophecy=

No, non era morto. Nonostante questo sentiva un forte dolore alla pancia. Aveva fatto comunque un bel volo, andando a cadere sull’asta della bandiera attaccata all’edificio contro il quale si era scontrato. Il contatto con l’asta l’aveva svegliato. Aveva dormito solo per pochi secondi. Eppure gli era parsa un’eternità. Fortunatamente era notte. E nessuno l’aveva visto.

 

14 agosto 2002

4:15 p.m.

 

-Lyo, solo tu mi puoi aiutare!

-Ma io non faccio lo strizzacervelli! Che aiuto vuoi che ti possa offrire?

-Ma dai, guardami! Sono uno straccio, quando dormo sogno un computer che mi fa impazzire, e quando sono sveglio faccio comunque schifo!

-Ascolta me. E’ chiaro che la perdita di Uno ha influito molto sulla tua mente. Era un tuo caro amico, no?

-Si… Lo era…

-Capisco che sia stato un duro colpo, ma è passato più di un anno! Non puoi rifugiarti nei tuoi ricordi…

-Io non voglio rifugiarmi nei miei ricordi. Ma non ci riesco a dimenticare…

-Lo so che è difficile. Ma prova a pensare ad altro. Dopo un po’ il dolore deve passare. Devi pensare alla tua vita.

-Uno era un gran bel pezzo della mia vita.

-Io questo lo capisco, ma un figlio quando perde la madre, dopo qualche tempo riescie ad andare avanti. Perchè tu no?

PK guardò in basso e fece qualche passo lontano da Lyo.

-Non ti ho detto proprio tutto, Lyo.

Di colpo l’amico si fece più scuro.

-Cosa?

-Ho avuto un’allucinazione. Dove sentivo che c’era Uno. Che mi chiamava.

-Quando?

-Pochi giorni fa. Non ne ho più avuto altre da allora, ma vivo nel terrore che mi possa ricapitare.

-Perchè pensi che ti debba ricapitare?

-Perchè non è normale che uno abbia le allucinazioni. E io ne ho avuto una. Chi mi dice che io non sia del tutto pazzo?

-Andiamo, guardati. Sei ammaccato, ma sei ancora in te.

-Si, ma non ne posso più di vivere così!

-Sei troppo teso. Sei peggio di una corda di violino.

-E cosa posso fare per allentarmi?

-Ascolta. Tu adesso stai accumulando. E non hai niente e nessuno su cui riversare tutte le cose che ti accadono. Io ti dico una cosa. Devi cercare di sfogarti, di allentare la presa su questi pensieri. Altrimenti a furia di accumulare non ce le farai più riverserai tutta la rabbia e tutto il dolore su qualcosa e su qualcuno. E non sarà un bello spettacolo.

-Cosa vuoi dire?

-Hai presente i palloncini?

-Si, e allora?

-Ecco, tu ora sei il palloncino.

-…. Ah. … Ah?!

-Ora ti spiego.

-Sarebbe il caso.

-Tu sei il palloncino. Che si sta gonfiando. E per quanto tu possa resistere hai un limite. E se non ti sgonfi, scoppierai.

 

==Again==

Strade di Paperopoli

14 agosto 2002

7:50 p.m.

 

Le parole di Lyo in qualche modo avevano veramente aiutato Paperinik. Ma ora che era solo capì di non sentirsi bene. Voleva qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui confidarsi. Qualcuno con cui stare. Lyo aveva già mille e più impegni per la testa, e anche se era un caro amico non poteva passare tutto il suo tempo con PK. Era solo. Forse. Per qualche secondo il cerchio nello scudo di PK si illuminò di verde. Che poi diventò rosso. Che poi tornò nero. Sarà stata un’altra illusione ottica. Invece no. Accadde di nuovo. E di nuovo. E di nuovo. E non si fermava. Pk lanciò un’occhiata alla strada, e vide che ai bordi dei marciapiedi qualche mattonella si illuminò di verde. Fino ad assumere una forma sempre più definita. Quella di un volto amico. Quello di Uno. Non era un sogno, quindi si doveva trattare dell’Uno normale, quello che PK aveva conosciuto. Poi le mattonelle tornarono normali, ma come una scia, i colori andarono a seguire un certo percorso.

-Seguimi.- sentì PK.

E PK seguì. La scia proseguì per parecchi minuti, fino a una stradina. Quella dove giorni prima era stato picchiato Jefferson.

E PK girò.

-Uno, ma che…

Niente. Come l’altra volta. PK era stravolto. No, basta, non riusciva più a sopportare queste cose. Lanciò uno sguardo al marciapiede. Era normale. Grigio. Come al solito. E di nuovo, pianse. Molto. Troppo. Non ce la faceva a credere di vedere e sentire le cose quando invece non accadevano. Le gambe gli si fecero molli. E piedi cedettero al peso del corpo di un papero stremato nella mente fino alla pazzia. Invece che hai piedi mise tutto il peso nelle ginocchia che toccavano il suolo. E guardava in basso. Senza pensare. Con gli occhi vuoti. E di colpo cadde con la faccia in terra.

 

==Another day==

Casa di Paperino

14 agosto 2002

8:30 p.m.

 

Paperino tornò a casa. Era stravolto, ma cercava di non farlo notare.

Paperino: – Ciao ragazzi…-

Quo: – Oh, ciao zio. Un’altra delle tue passeggiate di tre ore??

Paperino guardò il nipote di traverso fino a incenerirlo

Quo: – Ok, come non detto.

Paperino: – Ecco, bravo.

E si sedette nella sedia, preparandosi a cenare.

Paperino: – Come sta il vostro amico?

Qua: – Non bene, purtroppo. Hanno fatto ulteriori esami, e pare che un colpo alla pancia gli abbia lacerato la milza.

Paperino: – Oddio, quindi che fanno?

Qua: – Molto probabilmente sarà necessaria un’operazione, altrimenti rischia la vita.

Paperino: – Oh, mio Dio… E lui come l’ha presa?

Quo: – Beh, di certo non saltava dalla gioia. Comunque è una cosa del tutto curabile.

Disse Quo accendendo la tv.

“Nuovi sviluppi sul caso del pestaggio di Jefferson Evans, un undicenne picchiato da 4 ragazzini senza nessun motivo apparente, che hanno filmato il fatto per poi mandarlo su internet. Il ragazzo, che si pensava avesse solo qualche livido e un occhio nero, ha riportato una lacerazione della milza che se non medicata potrebbe ucciderlo. Ancora sconosciuta l’identità dei ragazzi, anche se dal filmato si riconosce un volto che potrebbe essere quello di Bill Nash, un 20enne con precedenti penali per furto, che si sospetta collabori con la kamahya, l’organizzazione mafiosa con sede nel Calisota. I genitori del ragazzo hanno sporto denuncia contro ignoti per il pestaggio, e contro Paperinik con non ha difeso il ragazzo.”

Paperino: – Povero Paperinik…

Qua: – Come sarebbe a dire? Sel’è meritato, no? Non ha aiutato il nostro amico.
Paperino non disse niente, anche perchè sapeva che aveva ragione suo nipote.

Paperino: – Qui, cosa hai?

Qui: – N-niente… sono solo assonnato.

Paperino: – Assonnato?

Qui: – Si, anzi ora vado a letto. Notte.

Paperino: -N-notte…

Qui si recò con lo sguardo fisso a terra senza dire niente verso la sua camera da letto.

Paperino: – Ragazzi, ma cos’ha vostro fratello?

Quo: – Mah, chi lo sa. Ultimamente è sempre così.

Paperino: – Ha litigato con qualche suo amico?

Qua: – Non lo sappiamo. Lui non esce con noi. Solitamente va da altre parti, a casa di qualche nostro compagno….

Quo: – … al supermercato… Cose così. Noi rimaniamo sempre al parco, non ci allontaniamo mai più di tanto.

Qua: – O prelomeno, noi crediamo che vada in quei posti perchè ci dice così. Ma non si sa…

Paperino: – Credete che in realtà vada altrove?

Quo: – Non ci fraintendere, noi crediamo a nostro fratello, ma questo suo comportamento è molto strano…

Qua: – …e non ci aiuta certo a credere alle sue parole, anzi, ci rende ancora più sospettosi.

Paperino: – Mah, forse sta solo un po’ male…

Qua: – Può darsi. Ma io non mi preoccuperei più di tanto.

Paperino: – Massì, avete ragione. Col tempo gli passerà tutto.

 

==Welcome to hell==

Strade di Paperopoli

14 agosto 2002

11:40 p.m.

Ancora. Ancora una notte Paperinik aveva timbrato il cartellino della ronda. E continuava così da giorni. E chi lo sa, forse avrebbe continuato in eterno. Forse avrebbe dato dei soldi alla famiglia di Jefferson. Forse si stava piegando agli eventi. Forse non era più il papero di un tempo. Non aveva più le forze per reagire alle cose che gli accadevano intorno. Si sarebbe piegato di nuovo al volere del destino, in futuro. E avrebbe continuato. Più e più volte. E non si sarebbe fermato. Aveva perso tutte le sue energie, e tutti gli stimoli. Forse non c’era più niente contro cui combattere. No, non c’era più niente. Forse avrebbe dovuto uscire di scena. In fondo, anche lui oramai pensava di non meritare l’appellativo di supereroe. Aveva lasciato che un ragazzo venisse picchiato. Si era reso complice di una cosa orribile. Andò a posarsi su un tetto. Lo stesso dove giorni prima aveva visto il pestaggio di Jefferson, in quel maledetto vicolo. E in quello stesso vicolo aveva avuto la sua seconda visione. Massì, era diventato pazzo. Ormai ne aveva coscienza anche lui. Se una persona fosse sana non avrebbe di questi problemi. Poggiò la testa sulle ginocchia piegate all’insù. E pensava a tutte queste cose. E poi iniziò a piovere. Alzò lo sguardo. Passò qualche secondo. E ripoggiò di lato la testa sulle ginocchia.

Il suo sguardo cadde nel vicolo.

C’era qualcuno.

Chi era?

Era uno solo? No, erano di più.

Saranno stati 4, come minimo.

….

Uno dei 4 prese un’altro per le braccia, portandogliele dietro la schiena. E gli altri iniziarono a picchiare il ragazzo immobilizzato.

Paperinik alzò la testa per vedere meglio.

Cercò di fare a fuoco, ma la pioggia glielo impediva.

Riconosceva un volto.

Era Qui.

E lo stavano picchiando.

 

==Battery==

Paperinik scese dal grattacielo così in fretta come mai aveva fatto. L’extransformer lo portò direttamente nel vicolo.

-Avanti ragazzi! Diamoci dentro!

-Cosa c’hai? Ti fa male, eh? Bamboccio!

Disse uno dei due mentre colpiva Qui alla pancia.

Paperinik era ancora in volo. E mentre era in volo colpì con tutta la velocità accumlata e con tutto il suo peso quel ragazzo nella pancia, facendolo volare alla fine del vicolo.

Pk: – E TU COSA C’HAI?! TI FA MALE, EH?! BASTARDO!

Uno dei ragazzi cercò di scappare, ma Paperinik allungò il braccio dell’extranformer fiondandolo dentro a un cassonetto.

Pk: – VIENI QUI, STRONZETTO!

Disse PK al ragazzo colpito alla pancia. E qui inizia la furia.

Paperinik si tolse l’extranformer. Il vento gli fecie volare il cappello. Prese il ragazzo per il colletto, e iniziò a prenderlo a pugni in faccia, sollevandolo da l suolo. Poi lo lasciò cadere a terra, e lo riempì di calci in pancia, fino a vedere quel bulletto sputare sangue. Ma non era ancora soddisfatto. Prese l’extranformer, e cominciò a far sparare il pugno in direzione delle sue gambe.

-RAAAAAGH!!!

Il ragazzo era disperato. Piangeva. Urlava. Si contorceva. Ma Pk non sentiva. Forse era la pioggia. Forse per il rumore dell’arma. O forse perchè non voleva sentire. Nel frattempo l’altro ragazzo che stava picchiano Qui era nel cassonetto, e guardava shockato Paperinik che picchiava il suo amico. I pugni dell’extranformer erano a reazione. Appena un colpo toccava le gambe del ragazzo subito tornava indietro, e prendeva la spinta per un altro colpo. Poi PK si stancò. Si tolse l’extranformer, prese in mano la testa del ragazzo e la fece colpire violentemente contro il muro. Il ragazzo era un bagno di sangue. Poi PK si fermò.

Si alzò da terra e si guardò le mani. Erano sporche di sangue. Qui nel frattempo si era nascosto per non vedere. Basta. Era finito tutto.

 

==Realize==

Paperinik si sentì strano.

Si guardava le mani.

Erano tutte sporche di sangue.

Il sangue del ragazzo che stava picchiando suo nipote.

Eppure non stava bene.

Anche se aveva quasi ucciso quel ragazzo,

anche se si era vendicato, non era soddisfatto.

No, non è vero. Non è che non fosse soddisfatto…

Era come se si fosse sporcato le mani per niente.

Anche se aveva quasi ucciso quel ragazzo,

non stava bene.

Era come se non fosse servito a niente…

Guardò il bulletto.

Pk: – Oddio, come ho potuto…

Si allontanò.

Pk: – Oh, Dio mio, aiutami!…

Girava su se stesso.

Pk: – No, no, NO!

E non sapeva cosa pensare.

Pk: – No, non è colpa mia…

Si mise una mano in testa.

Pk: – NON E’ COLPA MIA!

Guardava l’altro bulletto, shockato.

Pk: – PERCHE’ MI GUARDI COSI’?!

Disse in tono di sfida.

Pk: – NO, NON E’ COLPA MIA!

Cercò di ragionare ma non gli riusciva.

Pk: – NO! NO!

Poi si fermo.

Pk: – Oddio, cosa sono diventato…

E volò via.

Lasciando soli i due bulletti e Qui.

Piangente.

Ancora una volta.

Ancora….

…di più….

 

 ==FINE==

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