PREFAZIONE


Solo poche parole per introdurvi a questa insolita storia, che considero sicuramente uno dei miei prodotti migliori in assoluto.

LA GRANDE AVVENTURA DI CARL è il frutto di un momento di meravigliosa ispirazione, di un istante di illuminazione poetica che capita raramente perfino nella vita di uno scrittore, dilettante o professionista che sia. Come è nata questa storia?

Tanto per cominciare, questo racconto è dedicato, con venerazione, a quell'uomo che ormai è leggenda del fumetto Disney, colui a cui dobbiamo tutto: il mitico Carl Barks. Se non fosse stato per lui nessuno di noi sarebbe qui, io di certo non sarei qui, e non avrei mai scritto questa storia. A Lucca Comics 2001, fiera a cui sono stato di recente, in regalo con i poster di PK2 e Witch la commessa mi ha dato anche un libro con la ristampa delle storie migliori di Carl Barks. Quel volumetto, quasi "tirato in faccia" come una rosetta di pane raffermo, avrebbe invece suscitato in me emozioni del tutto inaspettate.
Tornato a casa l'ho divorato in un lampo, immergendomi nel fantastico mondo creato dall'Uomo dei Paperi, colui che per decenni ha dato forma e corpo ai nostri sogni, quando il politically correct che oggi ci avvelena l'anima non era che un termine che poteva indicare un politico che manteneva le promesse. Barks mi ha profondamente impressionato per la sua capacità di tirare giù due linee su un foglio e farmele sembrare subito un capolavoro. Con impressionante facilità e maestria ci ha regalato storie straordinarie, molte delle quali non mi perdono di non aver ancora letto. Questo credo sia quello che chiamano "l'istinto dei grandi"... ovverosia quell'elemento straordinario, quella scintilla particolare di chi è in grado di fare ciò che fa con quel tocco di genialità che immediatamente contraddistingue il suo lavoro da quello degli altri. Una dote rara, che Barks aveva dalla testa ai piedi. Le sue avventure hanno una vivacità di situazioni, di scenari, di personaggi, di emozioni che oggi possiamo solo sognare.
La storia che più mi ha impressionato è stata quella di Cavazzano ("Zio Paperone e l'Uomo dei Paperi"), perché è stata capace di fotografare in poche tavole ciò che in tutto il libro avevo percepito. Dice Cavazzano nell'intervista: "Per me Barks rappresenta una scoperta continua. Aveva l'immenso talento della magia del racconto. Ogni sua storia è una storia con la S maiuscola.". Uno spirito che ho cercato di catturare e immortalare in questo mio racconto, mi auguro con successo. Tant'è vero che anche il finale è ispirato a quello di questa storia, come noterete sicuramente se l'avete letta (solo l'ho un po' modernizzato).
Questa intuizione mi ha ispirato una vera e propria profonda riflessione su quello che è, o che dovrebbe essere, il mestiere del fumettista: ma questa parte la approfondirò nel commento finale, ora non voglio dilungarmi troppo. Quello però che voglio dire è: grazie Carl Barks, tu mi hai fatto capire il vero significato della magia che c'è nei fumetti, e per dimostrarti la mia gratitudine ho scritto questa storia, dando al protagonista il tuo nome.

Altra cosa, ma stavolta su di me.
Leggendo le mie storie, vi sarete abituati a un registro piuttosto diverso dal classico stile Disney. Tutte le mie storie presentano a turno contenuti scioccanti, molto violenti sia dal punto di vista fisico che psicologico, addirittura erotici, sempre molto "forti" al punto che a volte suscitano aspre critiche. Stilisticamente prediligo un frasario relativamente elaborato, con una scelta di parole e una composizione di elementi figurativi e stilistici che contribuisce ad aumentare la drammaticità del racconto. Insomma mi conoscete, spesso il dramma nelle mie storie è un punto fisso, quasi un "marchio di fabbrica".

Stavolta no. LA GRANDE AVVENTURA DI CARL è qualcosa del tutto diverso, che ho voluto fare per dimostrare a me stesso e ai miei lettori di essere capace di fare qualcosa che esca dai miei schemi. Per scrivere questa storia ho adottato uno stile completamente anomalo rispetto a quello che prediligo di solito: la vicenda di questo ragazzino, un dodicenne fan di PK e Witch e affetto da una malattia incurabile, è raccontata con uno stile volutamente semplice, toni infantili, quasi bambineschi, con poesia e leggerezza. Quelle che potranno sembrarvi mancanze, o cali di stile, o carenze nella trama, sono assolutamente volute, per il semplice motivo che qui non sono io il narratore, o almeno non di tutta la storia. Qui il narratore è Carl, che è un bambino di 12 anni, non un adulto che ormai si avvia verso una forma di maturità stilistica definitiva. Tutta la storia va vissuta con i suoi occhi, con gli occhi stupiti di un bambino che si meraviglia ad ogni gesto dei suoi eroi e non si preoccupa se la sua storia è poco realistica.

Questo racconto perciò non guardatelo con gli occhi del lettore, non aspettatevi di leggere un crossover serio tra PK e Witch. Non so neanche se si possa dire che si tratta di un crossover, perché i nostri eroi non sono i protagonisti.
Osservate invece da un altro punto di vista più alto, abbiatene una visione globale, al di là delle domande più ovvie di realismo/non-realismo, e se ci riuscirete potrete davvero apprezzarlo per quello che è: una rappresentazione del bambino sognante che è in tutti noi, e un approfondimento critico su cosa significhi fare fumetti.


Leggi la storia

Vai al commentario