Lo Spirito Nel Guscio
Cap. 1 - L'AGGUATO
Il loro primo incontro era stato… folgorante, nel senso proprio del termine: ancora non riusciva a capire come avesse fatto a scambiarlo per un evroniano, fatto sta che dopo averlo mezzo arrostito con quei raggi lo aveva anche fatto precipitare con tutta l'auto, lasciandolo appiedato a chilometri da Paperopoli. Ancora non immaginava che quella misteriosa e testarda aliena sarebbe stata un'alleata insostituibile nella lotta contro Evron. All'apparenza rude, violenta, sempre di cattivo umore e col "grilletto" facile, Xadhoom non era riuscito a ingannarlo per un solo istante: aveva sempre saputo che in realtà celava un cuore d'oro e sotto sotto era timida e indifesa, ma non l'avrebbe mai ammesso. Soffocare i suoi sentimenti era divenuta l'unica difesa per andare avanti, per non soffrire: arrecare dolore a chi gliene aveva causato tanto era la sola maniera in cui riusciva a reagire per alleviare il proprio, a non farsi distruggere dai sensi di colpa che la divoravano senza tregua. Ma anche attraverso la maschera del guerriero spietato lui riuscì a vedere, sepolta e dimenticata ma non ancora morta, la sua anima gentile e amante della vita, e l'avrebbe tirata fuori… a ogni costo.
"Dopo la somministrazione del preparato toccherà a te, Lyla: dovrai interfacciarti ciberneticamente con la sua mente tramite un collegamento neurale che io fornirò, cercarlo e tirarlo fuori. Lo farei io stesso, ma devo monitorare la sua situazione e mantenerlo stabile il più possibile. Se falliamo, Pk è spacciato. Capito tutto? Ci sono domande?" Uno cercava di mostrarsi deciso per rassicurare gli altri, ma in realtà il meno convinto era proprio lui.
"Io cosa dovrei fare?" chiese Urk.
"Prega il Grande Spirito. Zeryn, con me al laboratorio: mettiamoci al lavoro."
"Aspetta!"
"Che c'è ancora?"
"Posso avere un'aspirina?"
Nel buio, la luce del guscio si affievoliva.
Cap. 5 - LA LACRIMA
Nel piano segreto, tutti erano intenti a qualcosa. Urk pregava il Grande Spirito di far ritornare l'anima del suo amico al corpo, siccome non poteva fare altro pur volendo disperatamente ricambiare l'aiuto che Pk gli aveva dato. Lyla si ricaricava e caricava i files necessari all'impresa; il consumo di energia richiesto non le avrebbe permesso di tornare indietro nel tempo per fare un altro tentativo. La responsabilità della vita dell'amico le pesava terribilmente. Uno e Zeryn lavoravano febbrilmente sul miracoloso composto che avrebbe permesso di salvare la vita a Pk, ma purtroppo il lavoro procedeva a rilento perché la sintesi richiedeva tempi lunghi. A far compagnia all'eroe incosciente era rimasta solo Xadhoom; perfino Uno era assente, o almeno così pareva. Le luci erano soffuse.
Xadhoom posò lo sguardo fisso sull'unico papero che avesse mai baciato, e si sentì un vuoto dentro, un vuoto sconfinato che la rese terribilmente triste. Come avrebbe fatto senza di lui? Se fosse morto, dove sarebbe andata? E soprattutto, se lo sarebbe mai perdonato? Si sentiva molto responsabile per quello che gli era successo, e per tutto quello che era successo a lei e alle persone che amava. Stranamente, non riusciva a provare rabbia... solo vuoto. Si era così abituata alla rabbia ormai, che la sua assenza la sconvolse.
Prese la mano di lui e cominciò a parlargli. Sembrava così fragile...
"Sai, Pk, da quando ti ho conosciuto, molte cose sono cambiate per me. Prima, vivevo solo nel dolore e nella vendetta. Ma tu, con la tua generosità, il tuo altruismo, la tua simpatia, mi hai dato di nuovo qualcosa per cui vivere. Un nuovo scopo. Mi hai fatto sentire di nuovo che c'è un domani, e che non posso pensare solo alla morte e alla vendetta. Tu mi hai salvato, in tutti i modi in cui potevi salvarmi. E io ti sarò sempre grata per questo. Scusami se non sono riuscita a... con tutti i miei poteri, ho seminato tanta morte, e l'unica volta che potevo regalare un po' di vita... non ce l'ho fatta. Perdonami, ti prego."
Si chinò su di lui, strofinandosi la guancia con la sua mano immobile. Le lacrime che le rigavano il volto iniziarono a scendere come pioggia in un giorno d'autunno, bagnando anche la mano.
Da quel giorno terribile in cui tutti i suoi sogni vennero distrutti, pensava di aver pianto così tanto da non aver più una sola lacrima da versare; e invece - pensò tra sé e sé - guardati ora! Sembri una bambina a cui il padre ha vietato di uscire la sera!
"Ma adesso tu mi stai lasciando... come tutti gli altri. Io ho perso tutto. Il mio mondo, il mio popolo, il mio fidanzato, il mio corpo, forse anche la mia anima... ti prego, non lasciarmi anche tu... ti prego, torna da me... amore mio." Con la destra gli accarezzò il volto. Stava per posare un bacio sul lato del becco, quando dovette fermarsi, rendendosi conto che gli avrebbe provocato un'ustione. "Già, sai fare solo del male alle persone che ami!". Allora si chinò a piangere sulle lenzuola, dove dopo un po' si sarebbe addormentata tra le lacrime.
Uno spense il microfono che aveva lasciato acceso: aveva sentito abbastanza da fargli passare la voglia di accusarla per le condizioni del suo amico. Quella "barbara" non era così dura e spietata come voleva far sembrare. Lo faceva solo per una forma di difesa, per non permettere agli altri di affezionarsi a lei, perché i sentimenti causano sofferenza. Ma sotto sotto era sempre stata fragile e gentile.
Per un istante, uno dei monitor della sala segnò un picco.
Erano rimaste 5 ore.
Cap. 6 - IL SUBCONSCIO
"Ok, ragazzi: è il momento della verità!"
Zeryn collegò il contenitore del composto chimico alle flebo di Pk.
"Abbiamo due ore prima che il tracciato cerebrale si azzeri, ed è esattamente il tempo per cui avrà effetto la sostanza. Lyla, tocca te!"
Mentre le flebo iniziarono a rilasciare il composto nel sistema circolatorio di Pk e il casco virtuale gli veniva collegato alla testa, Lyla si sedette sulla sedia di immersione totale montata accanto al letto. Un pannelletto di 1 cm2 si aprì sulla sua tempia, rivelando la presa per un jack di collegamento neurale. Lyla prese lo spinotto uscente dalla sedia e lo infilò nella presa.
"Aspetta il mio via, Lyla... ok, il cervello è in condizioni ideali: puoi andare.", disse Uno.
Xadhoom strinse i denti. Tutte le sue preghiere erano rivolte al papero steso sul letto e pieno tubi.
Urk si sentiva completamente impotente, esattamente come lei, mentre Zeryn e Uno monitoravano le condizioni del soggetto.
Numeri binari iniziarono a scorrere sugli occhi blu di Lyla, mentre il mondo divenne pixel e scomparve. Poi ci fu un lampo di luce e la sensazione di cadere all'interno di un tubo colorato. Il tubo finiva in un muro blu elettrico; quando Lyla lo sfondò, lo spazio intorno si incurvò su se stesso; ci fu un secondo lampo di luce, poi di nuovo il buio. Totale, stavolta. Solo una debolissima luce, lontanissima, in qualche posto, la chiamava.
"È DENTRO!" esclamò Uno con entusiasmo.
Sul megaschermo installato nella sala prese forma l'immagine che ricevevano gli occhi della droide.
Uno iniziò a comunicare con la navigatrice cyberneurale.
"Adesso guardati intorno: devi trovare Pk."
Facilissimo, pensò lei. Iniziò a correre verso la luce. Quando fu vicina era passata più di mezz'ora.
"Riesci a vederlo?" domandò Uno.
"Sì, adesso sì. È dentro a quella luce. Dev'essere una specie di guscio..."
"Avvicinati e rompilo!"
"Sì!"
Lyla non fece in tempo a completare il primo passo che si sentì tremare la terra sotto i piedi. Cadde su un ginocchio, e mani metalliche, spuntando un po' ovunque, la afferrarono saldamente. Con tutta la sua forza di droide, non solo non riuscì a divincolarsi, ma nemmeno ad allentare la stretta. Fu colta da un panico irrazionale.
"AIUTO!"
"Stai calma, Lyla! Va tutto bene! Dev'essere il subcosciente di Paperino che si difende contro un agente estraneo. Sono solo illusioni create per bloccarti: in qualche modo, lui non vuole tornare. Devi superare l'illusione e arrivare al guscio! Concentrati!!!"
Illusione? A lei sembrava tutto decisamente reale! Anche focalizzando al massimo i suoi circuiti, non riusciva a liberarsi.
"Non ce la faccio, Uno!"
"Sforzati di più! DEVI!!!"
"Ma..."
La terra tremò di nuovo prima che potesse aggiungere qualcosa. Stavolta, però, non sbucarono solo mani, ma interi cyborg, arrugginiti e semidistrutti, con i cavi a penzoloni e alcuni arti mancanti. Una specie di zombie meccanici. Lyla non riusciva ad aprire bocca.
Urk gridò. "TIRALA FUORI DI LÌ, UNO!!!"
"NON POSSO! Il collegamento non può essere reciso così! Lo shock potrebbe ucciderla!"
"MA STA SOFFRENDO!"
"Deve farcela da sola, non posso aiutarla io! E poi, se se ne va potrebbe non rimanere abbastanza tempo per un altro tentativo!". Urk represse la sua preoccupazione.
Mancavano ancora 70 minuti all'azzeramento del tracciato cerebrale. Il segnale era sempre più flebile e meno frequente.
"Lyla, combatti! Puoi farcela!"
Contavano su di lei, non poteva deluderli. Con uno sforzo sovrumano riuscì a liberarsi dalle mani, mentre gli androidi si avvicinavano.
"Statemi lontani!", gridò, iniziando a menare pugni. Qualche androide andò a pezzi, ma sempre nuovi li sostituivano. Era una battaglia persa.
Uno gridò: "Si sta servendo delle tue emozioni! Usa per combatterti i tuoi timori più reconditi! L'unico modo per vincere è non avere paura!"
Per un po' funzionò: gli androidi cominciarono a cadere a pezzi. A quel punto l'inconscio di Paperino decise di giocare sporco.
Era rimasto in piedi un solo androide. Lyla pensò di aver vinto, avvicinandosi per abbatterlo, notò che le era stranamente familiare. Nessuno potrebbe descrivere il suo orrore quando vide che si trattava di Geena, il droide della sua stessa serie che si era ribellato agli uomini causando una rivolta, sacrificandosi poi per salvare la vita a Pk. Si presentava in uno stato ancora peggiore di quando era morta: un braccio e un occhio mancante, cavi scoperti dappertutto e una voce meccanica che gelava il sangue.
"Non puoi, vincere, piccola Lyla. Sei solo una macchina. Una stupida macchina, come me. Non sei niente, non esisti. Quando gli uomini avranno finito con te, ti getteranno via in una discarica come un rottame, ad arrugginire, come è successo a me... dopo che ci hai tradito!"
Il suo sguardo di ghiaccio, così tranquillo e triste eppure così malvagio nello stesso tempo, la terrorizzò. Senza rendersene conto, cadde all'indietro, in preda al panico.
"Combatti, Lyla! Non è vero che sei solo una macchina! Tu sei viva! Capito? VIVA!!!" le gridò Urk. Si sentì in colpa per aver detto una volta che le macchine non hanno pensieri ed emozioni.
A quelle parole, Lyla si risollevò.
"NO! Ti sbagli! Non sono solo una macchina! Io ho dei pensieri, dei sentimenti... amo Urk! Io sono viva!!!"
"Ne sei certa?"
Una smorfia malvagia le si dipinse sul volto sfigurato. Con l'unica mano si strappò i pochi capelli rimasti, rivelando un'acconciatura uguale a quella della sua nemica. Lyla era paralizzata.
Ridendo follemente, il robot si gettò su Lyla iniziando a demolirla pezzo per pezzo: prima i vestiti, poi la pelle sintetica, infine i cavi e i congegni meccanici. Mentre lei rideva, Lyla gridava disperatamente, incapace di reagire, nel cyberspazio come nella realtà fisica. Scintille schizzavano fuori dalla presa del jack neurale. A Urk sembrò di morire: non aveva mai visto una scena così raccapricciante. Xadhoom e Zeryn non sapevano dove rigirarsi. Uno stava lavorando al massimo per arginare i danni nei circuiti cerebrali di Lyla.
"BASTA, PER IL GRANDE SPIRITO! TIRALA SUBITO FUORI DI LÌ O LO FACCIO IO!!!"
"FERMO, URK! LA UCCIDERAI!"
Senza dare ascolto a Uno, Urk si lanciò verso la fidanzata per staccare il collegamento, ma un istante prima di raggiungerla il jack esplose, lasciando Lyla esanime sulla sedia.
"Lyla! Lyla, amore mio, rispondimi! Come ti senti?! Per il Grande Spirito, rispondimi!"
Lyla, lentamente si riebbe. Miracolosamente, le barriere anti-feedback neurale avevano retto.
"È stato... orribile..." disse la droide, tremante e profondamente scossa. "Ho... ho fallito! Mi è saltata addosso come una belva, e io avevo paura e non riuscivo a reagire e..."
"Shh, va tutto bene adesso! Sei qui con me, sei tornata! Ci sono qui io a proteggerti..."
Lentamente, la bella tempoliziotta si calmò.
Cap. 7 - LA PROVA
Uno parlò: "Lyla è salva, ma il problema rimane, e più grave di prima! Non è riuscita nella sua missione, e ci restano poco più di 45 minuti per salvare Pk. Dovrò andare io stesso. Con me non gli riuscirà lo stesso trucchetto: io non ho paura di niente."
Uno mentiva senza sapere bene di mentire: in realtà, anche lui aveva paura della stessa cosa di cui aveva paura Lyla, cioè di essere solo una macchina, ma non se ne rendeva conto. L'inconscio di Paperino, invece, lo sapeva perfettamente.
"Lascia andare me, Uno!", gridò Urk, "Vendicherò Lyla e tirerò fuori Paperinik!"
"NO.", intervenne lapidaria Xadhoom, come un tuono che fendeva l'aria. "Non potete farlo, nessuno di voi. Uno deve tenere Pk stabile e in vita il più possibile, e tu sei un semplice umano: lo stress di sostenere il collegamento attraverso il casco ti ucciderebbe in pochi minuti. Andrò io."
"TU?", fecero in coro Uno, Urk e sua sorella Zeryn.
"Glielo devo.", disse, sedendosi sulla sedia d'interfaccia.
"Ma tu... Secondo i miei calcoli…"
"MI HAI STUFATO CON I TUOI CALCOLI! Non c'è tempo da perdere, Uno! Io sono un'aliena mutante, e secondo i MIEI calcoli i miei poteri mi permetteranno di sostenere il collegamento più a lungo." Si infilò il casco.
"Ma stai rischiando la vita!" Aggiunse Urk.
"Tu non saresti pronto a fare lo stesso per Lyla?"
"Sì, ma...". Qualcosa nel suo sguardo lo zittì.
Xadhoom abbozzò un mezzo sorriso prima di abbassare la visiera, e Urk capì. Non aveva fatto proprio nessun calcolo: stava solo rischiando la pelle per il papero che amava. I tre si compresero al volo. Uno attivò di nuovo il collegamento e in pochi istanti anche Xadhoom fu dentro la mente di Pk.
"Mi senti, Xadhoom?"
"Sì."
"Hai 40 minuti esatti per salvare il nostro eroe, quindi fa in fretta: va' verso la luce."
La xerbiana volò alla massima velocità, e nonostante ciò impiegò venti minuti buoni per arrivare nei pressi del guscio. La luce era sempre più flebile, unico sfondo su un nulla nero senza fine.
Era quasi arrivata, quando un colpo di evrongun la fece precipitare al non-suolo.
Il generale evroniano Maron, avvicinandosi al corpo dolorante di lei, le disse:
"Povera dottoressa Xado! Ti aspettavi davvero che te lo avremmo lasciato prendere così? Lui è nostro! Come te e tutto il tuo stupido popolo!"
Una schiera di fiammelle blu cobalto le si accesero intorno: coolflames xerbiani. Che colpo basso.
"E anche il tuo amichetto Xari, anche lui è nostro!"
Xadhoom strinse i denti, tentando di rialzarsi: il tempo stringeva, e non poteva perdere tempo facendosi provocare da questi giochi mentali. Un altro colpo di evrongun ancora più potente del primo la fece ruzzolare a terra di nuovo.
"Vuoi vederlo? ECCOLO! Xari, dì ciao alla tua ragazza!"
Forse quell'essere doveva essere stato Xari un tempo, ma adesso non ci assomigliava neanche lontanamente: magro come un cadavere, gli occhi vuoti contornati di nero, la fiamma blu intorno alla testa. Xadhoom sentì la rabbia che le scorreva nelle vene come un fiume in piena.
"Che c'è, non ti piace come gli abbiamo rifatto il look? Oh, non prendertela... tanto lui ormai non ti pensa più! Anzi, non pensa più a niente! Vero, Xaruccio?"
Gli occhi vuoti e inespressivi del suo un tempo fidanzato erano una risposta molto eloquente.
Xadhoom ci provò lo stesso.
"Xari! Non mi riconosci? Sono io, Xado! La tua fidanzata! Non ti ricordi?"
"Oh, sì che si ricorda... diglielo, Xari! Come potrebbe averti dimenticato? È colpa tua se è ridotto così! Hai tradito lui e tutto il tuo mondo, Xado! Ci sei proprio piaciuta, hai fatto il nostro gioco alla perfezione… sai, dovresti arruolarti nell'esercito imperiale!"
Con voce di ghiaccio, Xari parlò: "Perché ci hai traditi, Xado?"
I coolflames xerbiani tutto intorno a lei iniziarono a ripetere: "Perché ci hai traditi, Xado?"
E l'evroniano cominciò a ridere, e ridere, e ridere... ma le sue risa si confusero con la frase ripetuta sempre più a voce alta dagli xerbiani: "Perché ci hai traditi, Xado?"
Xadhoom non riusciva a sostenere quegli sguardi accusatori; rannicchiata in posizione fetale, cominciò a piangere.
Mancavano 10 minuti.
Cap. 8 - LA LUCE
Mentre le lacrime le bruciavano negli occhi e teneva le orecchie tappate per cercare di non sentire le grida (inutilmente), vide la luce del guscio dove Paperino era rinchiuso sopra di lei che si affievoliva. Questo le diede nuova forza. Sì, è vero: finora non aveva fatto altro che fallire miseramente con tutto, ma era ora di dire basta. Non avrebbe lasciato che delle patetiche illusioni le portassero via quello che aveva di più caro al mondo. Aveva già perso troppo, e non avrebbe permesso di morire all'unica persona che per lei contasse qualcosa. Doveva dimostrare a sé stessa la sua forza, ma i suoi poteri non le sarebbero serviti a niente se non fosse riuscita a superare i sensi di colpa. Era così difficile... ma doveva riuscirci! Doveva farlo per lui... assolutamente, ad ogni costo.
Lentamente e dolorosamente, ignorando le grida degli xerbiani, Xadhoom si alzò. A nulla valsero i colpi di evrongun di Maron, non li sentiva nemmeno. Le grida calavano.
"Non puoi farcela! Sei in mio potere! È tutta colpa tua!"
"Sì, Maron, è colpa mia. Ma non lascerò che la per mia debolezza un altro innocente muoia. Non lo permetterò! Mi hai sentito? NON LO PERMETTERÒ!!!"
Un raggio di energia, per la seconda volta, ridusse Maron in polvere. Gli xerbiani si accasciarono uno dopo l'altro, lasciando solo vestiti vuoti al loro posto. Tutti tranne uno. Xari.
3 minuti alla fine.
La fiammella blu intorno alla sua testa era scomparsa. Voltandosi verso Xadhoom, lei vide che il suo volto era tornato normale... e anche lei, era tornata come prima della trasformazione.
"Ce l'hai fatta, Xado! Hai vinto i demoni!"
Xari le corse incontro a braccia aperte. Lei restò immobile.
Quando fu a un metro di distanza, Xado sussurrò: "Non proprio. Ne manca ancora uno. Il peggiore di tutti."
Gettandosi addosso a lei a braccia aperte, Xari divenne un mostro orribile. Le sue lunghe zanne puntarono dirette alla giugulare.
Lei non si mosse di un millimetro. Non arretrò, non chiuse neanche gli occhi, ma lo guardò fisso mentre stava per essere sbranata da quello che doveva essere il suo fidanzato.
Il mostro, dopo averla attraversata, si dissolse come nebbia al sole. Adesso aveva davvero vinto. Aveva guardato i suoi demoni diretti negli occhi, e li aveva sconfitti. E tutto grazie alla sua forza e all'amore per Pk.
Riprendendosi grazie alle grida di Uno, si accorse che mancavano appena 50 secondi alla fine. La luce, ormai quasi spenta, era lì, davanti a lei, e Pk stava sospeso lì dentro, come un bambino nel ventre della madre. Xadhoom tentò di rompere il guscio, ma non ci riuscì in alcun modo. Lui si girò verso di lei, aprì gli occhi e la guardò.
Xadhoom sentì una voce nella sua mente.
Meno 40 secondi.
"Perché, Xadhoom? Perché non vuoi lasciarmi morire? Sto così bene qui! C'è tanto calore, tanto affetto! Là fuori, invece fa tanto freddo. Lasciami qui...
"No, non ti lascerò morire! Tu non sei il tipo che si arrende così, sei di un'altra pasta! Dimostrami che non ho fatto tutto questo per niente, che dentro quel guscio c'è il papero che amo, quello con talmente tanta voglia di vivere che ne aveva anche per me! Non arrenderti così! Chiunque può vincere una battaglia facile, ma solo un vero eroe può tramutare una sconfitta sicura in una vittoria! Torna, Paperino... torna da me!"
Meno 10.
La mano di Paperino si tese verso il guscio.
Meno 5.
La mano di Paperino bucò il guscio, protendendosi verso quella che gli porgeva Xadhoom.
Meno 1.
Le loro mani si sfiorarono.
0.
Tutto divenne bianco, poi l'immagine scomparve dallo schermo. Un suono elettronico lungo e penetrante annunciò la morte cerebrale.
Cap. 9 - IL RISVEGLIO
"Non... non ce l'ha fatta! È morto!"
"Non è possibile che sia morto! Non può essere! Paperinik! Amico mio, svegliati! Non puoi farci questo!" strillò Urk disperato. Zeryn e Lyla si lasciarono andare alle lacrime.
"Tranquillo, tranquillo, non è successo niente! >>Ungh!<< che mal di testa! Avete preso la targa del tir che mi ha investito?" chiese Paperino con molta naturalezza.
Vivo. ERA VIVO! Un tipo come Uno, non abituato a stupirsi, venne colto completamente di sorpresa. Un istante prima era un cadavere, e adesso stavano parlando! Era un miracolo! Un miracolo che aveva un nome.
Si sarebbe lasciato andare a uno scoppio di gioia, se non fosse stato interrotto da una Xadhoom in lacrime che si gettò al collo del povero papero appena rinvenuto, quasi soffocandolo.
"Ungh! Ehi, vacci, piano, Occhibelli! Di questo passo mi strozzerai! Ma che è successo... l'ultima cosa che ricordo è un botto e poi... buio completo. No, non proprio completo... mi sembrava che ci fosse una piccolissima luce. Però non ricordo altro..."
Non si ricordava niente. Forse era meglio così: meglio non fargli sapere del suo amore, e lasciare questo ricordo sepolto nella sua coscienza... se fosse morta in battaglia, avrebbe sofferto di meno. Avrebbe custodito lei, gelosamente, quel loro segreto.
Paperino le asciugò le lacrime. "Ehi, mi sono perso qualcosa? Occhibelli, come va? Mi sembri un po' pallida..."
Xadhoom ironizzò. "Pallida io? Ma se sei tu quello che fino a un attimo fa..."
Non riuscì a finire la frase, che il mondo andò in pezzi; gli occhi si rovesciarono nelle orbite e svenne, accasciandosi sul freddo pavimento.
Cap. 10 - IL SONNO
Pk, avvolto in una coperta, sorseggiava un caffè, mentre guardava Xadhoom immobile sul lettino, piena di sensori. Le parti si erano invertite.
"Allora, Uno? Come sta?"
"Non bene, ma la situazione non è così disperata. L'uso prolungato del casco a interfaccia neurale senza una protesi interna di collegamento ha causato un grave stress neurale nel suo cervello. Comunque, la sua natura del tutto particolare le ha permesso di sopportare quello che avrebbe sicuramente ucciso una persona normale senza riportare danni particolari. Dovrà stare a riposo un bel po', ma si riprenderà completamente. È sempre stata brava a sopravvivere." Già, ma dopo anni passati a vivere contro qualcuno, vivere per qualcuno doveva essere un'esperienza nuova.
Pk tirò un sospiro di sollievo. Poi domandò: "Uno, ma si può sapere perché glielo hai lasciato fare? Non dovevi permetterle di rischiare la vita per me! Perché non l'hai fermata?"
"Sai com'è Xadhoom: quando si mette in testa una cosa, non c'è niente che nel cosmo che possa fermarla. È l'aliena più TESTARDA dell'universo. E poi, l'ho vista così decisa che sarebbe stato inutile anche solo provarci..."
Pk si lasciò sfuggire tra sé e sé un "Lo so...", ma è in dubbio se si riferisse al fatto che nulla poteva fermarla o alla sua decisione di rischiare la vita per lui.
Sembrava così serena... così in pace. Come se i suoi demoni interiori si fossero placati. Nel sonno, sorrideva, perché finalmente era riuscita a fare qualcosa di buono, a dimostrare a sé stessa che non era una fallita: aveva sconfitto i sensi di colpa e il fantasma del suo fidanzato, e finalmente poteva essere sincera con sé stessa sui suoi veri sentimenti. Aveva appena vinto la sua battaglia più difficile: ironicamente, quella con sé stessa. Sì, era davvero felice. Gli evroniani non avrebbero avuto vita facile lo stesso, ma la vendetta d'ora in poi non sarebbe stata più la sua unica ragione di vita.
"Ora lasciamola riposare...", disse Uno, con l'aria del dottore anziano.
"Sì... arrivo subito."
Rimase a fissarla ancora per un minuto. Dopodiché, uscendo, depose una rosa rossa sul suo cuscino.
AUTORE: Davide "SILVERWARE" Cencini - 1998