Lo Spirito Nel Guscio

 

Cap. 1 - L'AGGUATO
"So you can tell by the way I use my walk...
I'm a woman's man, no time to talk.

- STAYI'N ALIVE! -, -STAYI'N ALIVE! - "
L'autoradio della Pi-kar canticchiava allegramente, e Pk le andava appresso con trasporto. Era una fredda ma serena notte invernale, mentre l'eroe sorvolava Paperopoli per la ronda consueta sulla sua strabiliante macchina che molti avrebbero scambiato volentieri con una Ferrari Testarossa. La neve imbiancava le strade e i tetti di quelli che ormai erano grattacieli, simboli luminosi di una metropoli in fermento e non più villette di una cittadina pacifica e sonnacchiosa. Quella sera si sentiva così allegro, così sereno... proprio sul motivetto però la radio si spense di botto: Uno sembrò provare gusto nel rompere l’idillio.
"Ehi, socio! Sveglia! Sei di ronda, non in discoteca!"
"Uffa, è arrivato il cyber-rompiscatole... perché mi disturbi sul più bello?"
"Perché c'è una rapina in corso proprio sotto i tuoi piedi, alla gioielleria de'Papers!"
"...E ti pareva! Ma perché i ladri non se ne stanno a casa con questo freddo?"
"Forse perché gli sei simpatico e amano giocare con te. È meglio che vai a darci un'occhiata, prima che abbiano ripulito tutto..."
"Ok, ok, vado...", disse, chiudendo il contatto con Uno con uno sbuffo.
Dopo un acrobatico quanto silenzioso atterraggio Pk scese con un balzo dalla macchina trovandosi di fronte alla saracinesca divelta della gioielleria, giusto in tempo per cogliere i ladri in flagrante; la neve fresca crepitava sotto i suoi scarponcini climatizzati: un regalino di Uno. "Uno deve sempre fare la zia!", pensò; "Non vuole capire che ormai sono abbastanza grande da cavarmela da solo! Tra un po’ mi farà uscire col mantello di lana…". In realtà, però apprezzava molto quel regalo, che impediva ai suoi preziosi piedini palmati di congelarsi… Immerso in questi profondi pensieri, si dimenticò della rapina abbastanza perché i ladri si accorgessero della sua presenza, rovinando l'entrata a effetto che aveva così deliziosamente progettato mentre si dirigeva verso terra.
"Dannazione, è quel buffone mascherato! Spariamogli!" Intimò il capo della banda sulla soglia della gioielleria, con una voce sorprendentemente calma per uno che è appena stato sorpreso da un così celebre giustiziere mascherato.
Avrebbe potuto bloccarli subito col paralizzatore bradionico, ma aveva voglia di sgranchirsi un po': con una rapido balzo a destra lanciò lo scudo in modalità "boomerang" disarmando in un colpo solo tutti e tre i ladri, che rimasero allibiti... giusto il tempo che lo scudo, tornando indietro, li stendesse tutti colpendoli alla testa. C'era solo da impacchettarli e recapitarli al distretto di polizia più vicino.
"Uno, la prossima volta trovamene un po' meglio... [sbadiglio] di questo passo, metterò su pancia!"
"Andiamo bene noi, terrestre?"
"Che diavolo...?"
In un istante si trovò completamente circondato da una cinquantina di guerrieri evroniani in assetto di guerra, e con altrettanti fucili, disintegratori e armi varie puntate su ogni singolo organo vitale compresa la cistifellea.
"Dannazione! Ero così tranquillo che mi sono fatto sorprendere come un pivellino! E adesso come me la cavo? Sono troppi, maledizione!" disse Pk tra sé e sé. "Ma come diavolo hanno fatto ad organizzare una agguato in così poco tempo? Come sapevano che ero qui?", si chiese.
"Bene bene, papero, a quanto pare finalmente sei alle corde... probabilmente ti starai chiedendo come abbiamo fatto a trovarti e a sorprenderti così! Beh, i droni esploratori ci hanno segnalato la tua posizione, avvisandoci quando sei passato di qui... per il resto, è stato facile! Sei stato così stupido da non accorgerti che i rapinatori che hai appena catturato con tanta facilità sono in stato di pre-coolflame! Un errore che ti costerà caro…"
"Che idiota sono stato!", pensò; "Come ho potuto a non accorgermene!"
"Adesso chiuderemo i conti una volta per tutte! Per questo avrò sicuramente una medaglia al valore!"
Pk strinse i denti. Anche se fosse riuscito, tra scudo e auto, a neutralizzarne una dozzina, gli altri l'avrebbero fatto fuori in un istante. Era spacciato.
"Io direi più una medaglia alla memoria, verme galattico!"
Un raggio di energia alle sue spalle lo colse di sorpresa, e il generale Maron si accasciò a terra come un palloncino bucato. I soldati di casta inferiore, privati bruscamente della figura del comandante, rimasero per un attimo confusi, e Pk e Xadhoom ne approfittarono brillantemente stendendoli tutti in pochi secondi.
"È bello rivederti, Occhibelli! Allora, quanti evron-burgers hai tostato dall'ultima volta che ci siamo visti, eh?"
"Mai abbastanza! Come vanno le cose qui sulla Terra?"
"Oh, le solite cose... qualche minaccia di portata planetaria, terremoti, pestilenze, dimensioni parallele e robetta così! Ordinaria amministrazione! Ma come mai sei qui?"
"Puro caso. Inseguivo questa pattuglia, credendo di scovare una base terrestre, e invece ho colto l'occasione per salvarti il portapiume..."
"Sempre sarcastica, eh? Guarda che potevo benissimo farcela da solo!"
"Sì, come no! Ti ballavano i denti!"
"A ME...? Ma che stai dicendo..."
Impegnati a chiacchierare, i due non si accorsero che il generale Maron aveva ripreso conoscenza e strisciando per terra aveva raggiunto una pistola lasciata in terra da uno dei rapinatori.
La scena si svolse come al rallentatore.
"Ehi, eroe! Prendi questo!"
Pk si voltò di scatto. Quando si rese conto di aver udito uno sparo era già a terra e tutto era divenuto nero intorno a lui.
Due secondi prima di perdere del tutto conoscenza, pensò al motivetto che solo pochi minuti prima canticchiava tanto allegramente: "- STAYI'N ALIVE! -, -STAYI'N ALIVE! -"... che ironia, la sorte!
Un secondo prima di affondare nelle tenebre, gli vennero in mente i versi di un poeta contemporaneo, di cui non ricordava il nome: "Cavalcare lassù, / In mezzo alle stelle, / bruciante di luce, / libero, e per l'eternità, ribelle." A Xadhoom sarebbero piaciuti molto. Un giorno avrebbe dovuto recitarglieli.
Poi il nulla.
"NOOO!!! VERME SCHIFOSO!!!" gridò Xadhoom con tutto il fiato che aveva in corpo; dai suoi pugni si liberò una spaventosa scarica di energia. Tre secondi dopo, al posto del generale evroniano non c'era abbastanza cenere neanche da riempire un sacchetto.
Xadhoom gettò sul corpo esanime di Pk con le lacrime agli occhi e la rabbia nel cuore.
"NOOO! No, maledetti! Prima mi hanno tolto Xari, ora tu! Quando finirà tutto questo??? MALEDETTI!!!"
Ma un lieve respiro le ridiede la speranza. Era ancora vivo, grazie a Xer! Cercò di ricomporsi, di pensare con calma (per quanto fosse difficile). Prima di tutto cercò la ferita, e notò del sangue sulla tempia sinistra: potevano esserci danni cerebrali. Doveva portarlo subito in un luogo sicuro dove avrebbero potuto curarlo, ma non le sembrava proprio il caso di presentarsi in ospedale. Dove, allora? La scelta, ovviamente, cadde sulla Ducklair Tower.
 
Cap. 2 - IL GUSCIO
"CHE DIAVOLO GLI È SUCCESSO!?!?" urlò Uno concitato quando la xerbiana si presentò al piano segreto con in braccio il quasi cadavere del suo amico e le quasi lacrime agli occhi. Già le sue servounità mediche si stavano precipitando per prestare i soccorsi.
"Io... ecco... gli hanno sparato alla testa. Non sono riuscito a evitarlo. È stato un evroniano. Lui..."
"Me lo dirai dopo. Adesso devo cercare di salvarlo. Stendilo lì!". E prega, avrebbe voluto aggiungere.
Mentre Pk spariva su una lettiga semovente circondato servounità mediche in una porta che conduceva ad una sala operatoria, Xadhoom si accasciò su una poltrona, aspettando il verdetto come una condannata a morte. Contemporaneamente, l'icona di Uno svanì dalla sfera. Dopo un'ora, Xadhoom, sotto shock, cedette a un sonno fortunatamente senza sogni.
Due ore dopo Uno riapparve svegliando la xerbiana, che subito chiese notizie dell'eroe.
Uno, lapidario, le rispose: "Entra.". Una porta le si spalancò davanti, e lei timidamente vi entrò.
La visione di Pk privo di sensi e attaccato a ogni sorta di cavi e tubicini le gelò il sangue. La sala era piena di apparecchi che monitoravano costantemente ogni sua funzione vitale. Xadhoom si volse verso Uno senza dire una parola. Il suo silenzio era molto eloquente.
"Ci sono due notizie, una buona e una cattiva." - affermò Uno con tono serio - "Quella buona è che non ci sono danni cerebrali...".
Xadhoom tirò un mezzo sospiro di sollievo.
"... Quella brutta è che è entrato in coma. Irreversibile, o almeno così sembra.".
L'altro mezzo sospiro le morì in gola.
"Nel cranio si è formato un coagulo di sangue che gli impedisce di riprendere conoscenza... e purtroppo è in una zona dove non si può rimuovere.".
"Allora... morirà?". Tremava all'idea della risposta.
"Non è detto. Forse tu con i tuoi poteri puoi fare qualcosa.".
"Eh?"
"Puoi attraversare la struttura molecolare di un oggetto, quindi potresti fare lo stesso anche con una persona."
"Cosa?"
"Dovresti attraversare il cranio di Paperino e assorbire il coagulo. Al momento, è l'unica cosa che può salvarlo dal restare un vegetale per... le prossime 24 ore."
"E... che cosa succederà nelle prossime 24 ore?"
"I suoi impulsi cerebrali si fanno sempre più deboli ogni minuto che passa. Secondo i miei calcoli, abbiamo 24 ore prima che cessino del tutto. Dopodiché non potremo far altro che innaffiarlo tutte le mattine."
All'apparenza una battuta, il tono di Uno era davvero drammatico. Era profondamente preoccupato per l'amico, e Xadhoom lo capì. Ma era troppo preoccupata anche lei per cogliere anche la sottile accusa ben celata nella voce sintetica di Uno. L'intelligenza artificiale la riteneva in parte responsabile per quello che era successo al suo socio.
 
Circondato da un nero senza sostanza, sospeso nel vuoto, nel mezzo di un universo nero senza stelle, c'era una sola, piccolissima luce. La luce era emessa da una specie di uovo trasparente, fatto di luce stessa. All'interno di esso, immobile in posizione fetale e con gli occhi chiusi, un Paperino nudo pensava senza pensare.
"Ma guarda tu! Ho combattuto ogni sorta di mostri, alieni e roba simile e mi faccio fregare da una stupida pistola! Chissà che mi è successo. Sono morto? Eppure sento delle voci... Uno, Xadhoom, siete voi? Che state dicendo? Non riesco a sentirvi. Sto così bene qui. È come essere tra le braccia di mia madre... mia madre... non ho mai avuto una vera madre, eppure adesso mi sembra di sentirla che mi avvolge con il suo caldo abbraccio."
I ricordi iniziarono ad apparire, fluttuando attorno all'uovo leggeri come farfalle a un bellissimo fiore profumato. Alcuni si conglomerarono e Paperino riuscì ad afferrarli. Li rivide uno dopo l'altro senza aprire gli occhi, come se qualcuno gli stesse raccontando la sua vita dall'esterno. Ecco là, quando era nell'uovo prima di iniziare la sua vita, e il momento della sua nascita, in mezzo a una strada fredda e buia, e ad illuminarlo solo i fari di un'auto con a bordo Zio Paperone e Nonna Papera. Ecco il suo primo Natale: poteva ricordare ogni singolo regalo trovato sotto l'albero. Ed ora la sua infanzia e la sua adolescenza, i tempi della scuola, quando pensava solo a che gusto voleva il gelato e i teppisti gli rubavano i fumetti; il giorno in cui si fidanzò con Paperina, il loro primo bacio al chiaro di luna, la prima volta che fecero l'amore. Poi lo zione gli diede una casa in affitto, al prezzo del suo primo quintale di monete da lucidare, ed arrivarono i nipotini, lasciati lì da una sconosciuta, che d'ora in poi avrebbe allevato come suoi figli. Anche loro avevano subito il suo stesso destino, quello di essere abbandonati.
 
"Lo schermo davanti a te dà una rappresentazione tridimensionale in tempo reale dello svolgersi dell'intervento. Praticamente è questo che dovrai fare: penetrerai lentamente nel cranio di Pk con la mano, arriverai al coagulo e lì ti fermerai, dopodiché lo assorbirai e con i tuoi poteri trasformerai l'energia in materia vivente guarendo la ferita."
"Una cosetta semplice, insomma! Quante probabilità ho di successo?"
"Il 20%. Non è poco. L'intervento è molto audace: nulla del genere è mai stato tentato, ma secondo i miei calcoli potrebbe riuscire se stiamo attenti."
Possibile? Dopo tanto tempo passato ad utilizzare i suoi poteri per distruggere, ora avrebbe dovuto usarli per guarire. Era una cosa che non aveva mai tentato, a cui non aveva neppure mai lontanamente pensato... le sembrava così strano. Eppure, originariamente era proprio questo lo scopo delle sue ricerche: aiutare la gente. La sua gente... in un attimo rivide la distruzione del suo mondo e la schiavizzazione di tutto il suo popolo, e comprese che proprio la sua ossessione per quei poteri aveva decretato la fine di tutto ciò che le era caro. Dal momento che li aveva acquistati, non avevano causato altro che morte e distruzione. Anche quelle volte che aveva aiutato Pk contro gli evroniani, non lo aveva fatto per fare del bene, ma per egoismo, per alleviare la sua insaziabile sete di vendetta. Ora, invece, aveva la possibilità di riscattarsi e di usarli per la prima volta a fin di bene: forse, se fosse riuscita a salvare la vita a colui che aveva salvato la sua, la sua anima tormentata avrebbe finalmente trovato un po' di pace.
"Facciamolo.", fu la risoluzione della xerbiana.
 
Quella fu la notte che cambiò per sempre la sua vita: la notte in cui entrò a Villa Rosa. Fu lì che trovò il costume e gli aggeggi di Fantomius, e se ne appropriò diventando un vigilante. Diventando un eroe. Diventando una leggenda. Diventando Paperinik. Era giunto il momento della sua rivalsa sul mondo: finalmente il timido e pasticcione Paperino aveva un amico sicuro a cui affidarsi, un alter ego che lo faceva sentire grande. Anche se era un po' ridicolo con gli stivaletti a molla, la pistola a trombetta e quel buffo costume, aveva lo stesso di che essere contento, perché i criminali lo temevano. Fece modificare la sua 313 da Archimede in modo che potesse volare, e si fece dare una miriade di altri gingilli strani e sgangherati, che però facevano lo stesso la loro bella figura. Avrebbe dimostrato a tutti quanto valeva... anche ai suoi genitori che lo avevano abbandonato.
 
"Ecco, ci sei." - affermò con calma Uno - "Adesso inizia ad assorbirlo... piano... così..."
Il megaschermo mostrava alla xerbiana quello che stava accadendo all'interno del cranio di Pk e come doveva procedere. I monitor intorno ronzavano e registravano con perizia ogni segnale vitale.
"Fatto! Coagulo assorbito! Ora concentrati: usa i tuoi poteri energetici per guarire la ferita..."
Xadhoom si concentrò come non aveva mai fatto prima: aveva praticamente la mano nel cervello di Pk e sarebbe bastato un istante di distrazione, un piccolo sbalzo di energia per friggerglielo come una patatina. Se avesse potuto sudare, sarebbe stata fradicia.
"Ok: la ferita è guarita. Ora puoi uscire."
Xadhoom tirò il fiato.
"Allora?"
"L'intervento è riuscito perfettamente. Dovrebbe svegliarsi da un momento all'altro."
Passati cinque minuti buoni, la xerbiana sbottò: "E allora? Perché non si sveglia???"
"È strano, avrebbe già dovuto riprendere conoscenza. Lasciami fare qualche controllo..."
Nel ronzio dei cavi, passarono altri cinque minuti. Xadhoom cominciava davvero ad arrabbiarsi. E soprattutto, a preoccuparsi.
"INSOMMA, MI VUOI DIRE CHE ACCIDENTI C'È??? Perché non si sveglia???"
"Io... non lo so! La sua salute fisica è perfettamente a posto, ma non riesce a riemergere! È come se qualcosa lo trattenesse... o forse è lui che non vuole uscire! E... c'è di peggio. Non mi spiego perché, ma il suo tracciato cerebrale sta continuando a diminuire. Gli restano solo 22 ore."
Xadhoom si sentì crollare il mondo addosso. Aveva fallito! Non ci voleva credere. Aveva fallito... di nuovo. Si rese conto che nella sua vita non aveva fatto altro che fallire su tutta la linea: aveva fallito come capo della comunità scientifica di Xerba, aveva fallito nel suo compito di proteggere il suo mondo, aveva fallito con Xari, aveva fallito con gli evroniani e ora aveva fallito di nuovo nel salvare l'unica persona che in tutto il cosmo contasse qualcosa per lei.
La delusione fu devastante: razionalmente cercava di dirsi che non era colpa sua, che aveva fatto tutto il possibile… ma chissà perché, non riusciva affatto a convincersi. Avrebbe voluto volar via nello spazio e trasformarsi in una nova, ma per il bene di Pk si controllò.
"Ma... non c'è nient'altro che possiamo fare per aiutarlo?"
"Forse, ma è rischioso e difficilmente attuabile. Visto che non riesce a uscire da solo, dovremo cercare di tirarlo fuori noi. Il problema è che avremo bisogno di molto aiuto."
"Dimmi cosa devo fare."
"Devi cercare una persona specifica."
"CHI?"
 
Cap. 3 - L'ADUNATA
Il vecchio Paperinik, quante avventure aveva passato, su quella macchina così vecchia e sgangherata!
Ma poi arrivò la svolta nella sua carriera di supereroe. Era la solita giornata tranquilla quando il telefono suonò con lo squillo tipico di zio Paperone, che lo chiamava ad un nuovo incarico: quello di custode di uno strano e ipertecnologico grattacielo di nome Ducklair Tower. L'ex padrone era uno strano tizio che, ricchissimo, all'improvviso aveva venduto tutto e se era andato chissà dove. Ben presto assunse il suo ruolo di guardiano, senza sospettare minimamente quello che lo attendeva all'interno.
 
Lyla, più bella che mai, era seduta alla sua scrivania al 75° piano della DT, precisamente la redazione di Channel 00. Intenta a sorseggiare un caffè, non faceva caso (o fingeva di non farlo) agli sguardi furtivi che i suoi colleghi di lavoro le rivolgevano. Era vestita con una camicetta di seta color rosa, e una minigonna blu molto sexy che le metteva in mostra le gambe, ma sarebbe stata seducente anche senza. Sì, Vertighel aveva fatto bene il suo lavoro: era il meglio delle industrie Eidolon.
Vestita con un lungo impermeabile, gli stivaloni, un paio di occhiali da sole inutili di notte e una fascia intorno alla testa, la ragazza con una vistosa cresta gialla le si fece incontro e si appoggiò sulla sua scrivania.
Lyla rimase per un attimo spiazzata. "Sì? Posso fare qualcosa per te?"
"Sei tu Lyla Lay?"
"Sì, ma..."
"Andiamo in un luogo appartato. Devo parlarti subito di una cosa molto importante."
"Che...?"
"Non fare domande e seguimi.".
"Ehi!", esclamò Lyla. Tirandola per un braccio, la ragazza misteriosa la condusse in una stanza vuota. Chiusesi dentro, Lyla si sedette e iniziò a giocherellare con una penna, poi chiese innervosita: "Si può sapere allora che succede?"
"Ha bisogno di noi. Devi venire con me."
"Chi ha bisogno di noi? E chi sei tu?"
Xadhoom, dopo aver chiuso a chiave la porta, si tolse l'impermeabile e gli occhiali da sole, rivelando alla droide le sue fattezze aliene.
"Pk. Sta molto male, e solo tu puoi salvarlo."
Lyla lasciò cadere la penna a terra.
 
Urk cavalcava sul suo cavallo Aren ("Tuono", nella sua lingua) lungo le immense praterie del suo mondo a caccia di bufali. Si sentiva incredibilmente felice, mentre il vento gli scorreva in faccia e tra i capelli lunghi. Dopo tanto tempo passato in esilio in un'altra dimensione, era finalmente a casa e si sentiva di nuovo sé stesso; un guerriero, un cacciatore... un capo. E non un semplice lavavetri con uno stupido cappellino. Aveva ritrovato la sua gente, la sua terra, la sua famiglia... e doveva tutto a lui, a quel piccolo papero che a rischio della sua vita lo aveva riportato a casa, aiutato a salvare sua sorella e scongiurare la minaccia vichinga. Il suo cuore scoppiava di gioia. Una gioia che sarebbe presto stata interrotta dal segnale acustico dello switch transdimensionale datogli proprio da Pk.
Fermò il cavallo e rispose alla chiamata. Sul minivideo apparve un viso verde circondato da bollicine.
"E tu chi sei?" esclamò stupito Urk. Si aspettava di vedere Pk, non una specie di alieno dalla faccia verde.
"Ciao, Urk. Io sono Uno. Per intenderci, l'intelligenza artificiale che fornisce a Pk tutti quei giocattolini e ha permesso a te di tornare a casa."
"Ah. E cosa vuoi? Hai bisogno di me?"
"Più che altro, ho bisogno di tua sorella Zeryn. E anche in fretta."
 
Paperinik non credeva ai suoi occhi: dove era capitato? Era in una grande sala piena di strani congegni, e davanti a lui, sulla parete, c'era una grande sfera di vetro verde che troneggiava su tutta la stanza. Doveva essere il piano segreto che era uscito a cercare. L'apparizione di Uno fu per lui uno shock all'inizio, ma poi divennero grandi amici. La loro collaborazione diede presto i suoi frutti: la sua carriera di supereroe ricevette nuova linfa. Nuovi mezzi, nuove tecnologie, nuovi nemici, nuovi amici, nuova macchina, nuova immagine. Paperinik smise di essere Paperinik e divenne Pk. I criminali d'ora in poi avrebbero sussurrato il suo nome con terrore; gli alieni ne avrebbero fatto il loro principale bersaglio; la gente avrebbe avuto un nuovo esempio, un eroe a cui ispirarsi. Era meraviglioso.
I suoi genitori sarebbero stati fieri di lui.
 
Cap. 4 - LA CURA
La porta dell'ascensore a propulsione ionica si aprì rivelando il piano segreto in tutta la sua vastità. Lyla era esterrefatta.
"Dunque era questo che nascondeva... è il suo nascondiglio!"
"Esatto." Il volto di Uno apparì nella sfera verde.
"E tu devi essere il suo amico misterioso..."
"Due punti per te. Ma ora non abbiamo tempo per le presentazioni."
La porta della sala operatoria si aprì con un ronzio metallico.
"Seguimi" disse bruscamente Xadhoom.
Lyla rimase impressionata dallo stato del suo amico. Uno le fece un breve riassunto delle sue condizioni. Avevano ancora 20 ore di tempo per salvarlo.
"Che devo fare?" disse Lyla. Sembrava davvero pronta a tutto.
"Ancora niente.", replicò Uno, "Tu entri in gioco dopo. Adesso c'è bisogno di... loro."
Urk e sua sorella Zeryn entrarono nella sala frettolosamente, appena reduci dal salto dimensionale.
"URK!" gridò Lyla con gioia, gettandosi tra le sue braccia. Il gigante ricambiò l'abbraccio con un breve bacio. Xadhoom si finse indifferente, ma scoppiava dalla voglia di incenerirli tutti e due.
"Piacere, Lyla: io sono Zeryn, la sorella di Urk.", li interruppe la scienziata; "Mio fratello mi ha parlato molto di te."
"Vorrei averti conosciuto in circostanze più felici, Zeryn."
"Allora, come sta?", chiese Urk, sciogliendosi dall'abbraccio con Lyla.
Dopo un nuovo succinto riassunto, Uno spiegò cosa aveva in mente.
"Se vogliamo salvare Pk, ognuno dovrà fare la sua parte. Xadhoom ha già guarito le sue ferite e rimosso il coagulo di sangue. Quello che dovremo fare ora è tirarlo fuori dalla sua mente prima l'attività cerebrale cessi del tutto, esattamente fra 20 ore."
"Come?", anticipò Urk.
"Dato che nessuno di noi è dotato di poteri telepatici, utilizzeremo la sofisticata tecnologia Ducklair per entrare nella sua mente e riportare in superficie la sua coscienza. Ma purtroppo sarà necessaria un'invasione neurale che un cervello umano in uno stato normale non è in grado di sopportare. Per questo io e Zeryn sintetizzeremo, grazie alle erbe mediche che ha portato dalla vostra dimensione e alle sue conoscenze di medicina indiana, una sostanza in grado di rendere plastico il cervello, in modo che possa tollerare un'intrusione esterna senza danni. Ma non durerà molto, dovremo agire in fretta. Inoltre non sarà possibile somministrarne un'altra dose, o il paziente morirebbe di overdose. Abbiamo una sola chance."
Il pubblico era ammutolito.

Il loro primo incontro era stato… folgorante, nel senso proprio del termine: ancora non riusciva a capire come avesse fatto a scambiarlo per un evroniano, fatto sta che dopo averlo mezzo arrostito con quei raggi lo aveva anche fatto precipitare con tutta l'auto, lasciandolo appiedato a chilometri da Paperopoli. Ancora non immaginava che quella misteriosa e testarda aliena sarebbe stata un'alleata insostituibile nella lotta contro Evron. All'apparenza rude, violenta, sempre di cattivo umore e col "grilletto" facile, Xadhoom non era riuscito a ingannarlo per un solo istante: aveva sempre saputo che in realtà celava un cuore d'oro e sotto sotto era timida e indifesa, ma non l'avrebbe mai ammesso. Soffocare i suoi sentimenti era divenuta l'unica difesa per andare avanti, per non soffrire: arrecare dolore a chi gliene aveva causato tanto era la sola maniera in cui riusciva a reagire per alleviare il proprio, a non farsi distruggere dai sensi di colpa che la divoravano senza tregua. Ma anche attraverso la maschera del guerriero spietato lui riuscì a vedere, sepolta e dimenticata ma non ancora morta, la sua anima gentile e amante della vita, e l'avrebbe tirata fuori… a ogni costo.


"Dopo la somministrazione del preparato toccherà a te, Lyla: dovrai interfacciarti ciberneticamente con la sua mente tramite un collegamento neurale che io fornirò, cercarlo e tirarlo fuori. Lo farei io stesso, ma devo monitorare la sua situazione e mantenerlo stabile il più possibile. Se falliamo, Pk è spacciato. Capito tutto? Ci sono domande?" Uno cercava di mostrarsi deciso per rassicurare gli altri, ma in realtà il meno convinto era proprio lui.
"Io cosa dovrei fare?" chiese Urk.
"Prega il Grande Spirito. Zeryn, con me al laboratorio: mettiamoci al lavoro."
"Aspetta!"
"Che c'è ancora?"
"Posso avere un'aspirina?"
 
Nel buio, la luce del guscio si affievoliva.
 
Cap. 5 - LA LACRIMA
Nel piano segreto, tutti erano intenti a qualcosa. Urk pregava il Grande Spirito di far ritornare l'anima del suo amico al corpo, siccome non poteva fare altro pur volendo disperatamente ricambiare l'aiuto che Pk gli aveva dato. Lyla si ricaricava e caricava i files necessari all'impresa; il consumo di energia richiesto non le avrebbe permesso di tornare indietro nel tempo per fare un altro tentativo. La responsabilità della vita dell'amico le pesava terribilmente. Uno e Zeryn lavoravano febbrilmente sul miracoloso composto che avrebbe permesso di salvare la vita a Pk, ma purtroppo il lavoro procedeva a rilento perché la sintesi richiedeva tempi lunghi. A far compagnia all'eroe incosciente era rimasta solo Xadhoom; perfino Uno era assente, o almeno così pareva. Le luci erano soffuse.
Xadhoom posò lo sguardo fisso sull'unico papero che avesse mai baciato, e si sentì un vuoto dentro, un vuoto sconfinato che la rese terribilmente triste. Come avrebbe fatto senza di lui? Se fosse morto, dove sarebbe andata? E soprattutto, se lo sarebbe mai perdonato? Si sentiva molto responsabile per quello che gli era successo, e per tutto quello che era successo a lei e alle persone che amava. Stranamente, non riusciva a provare rabbia... solo vuoto. Si era così abituata alla rabbia ormai, che la sua assenza la sconvolse.
Prese la mano di lui e cominciò a parlargli. Sembrava così fragile...
"Sai, Pk, da quando ti ho conosciuto, molte cose sono cambiate per me. Prima, vivevo solo nel dolore e nella vendetta. Ma tu, con la tua generosità, il tuo altruismo, la tua simpatia, mi hai dato di nuovo qualcosa per cui vivere. Un nuovo scopo. Mi hai fatto sentire di nuovo che c'è un domani, e che non posso pensare solo alla morte e alla vendetta. Tu mi hai salvato, in tutti i modi in cui potevi salvarmi. E io ti sarò sempre grata per questo. Scusami se non sono riuscita a... con tutti i miei poteri, ho seminato tanta morte, e l'unica volta che potevo regalare un po' di vita... non ce l'ho fatta. Perdonami, ti prego."
Si chinò su di lui, strofinandosi la guancia con la sua mano immobile. Le lacrime che le rigavano il volto iniziarono a scendere come pioggia in un giorno d'autunno, bagnando anche la mano.
Da quel giorno terribile in cui tutti i suoi sogni vennero distrutti, pensava di aver pianto così tanto da non aver più una sola lacrima da versare; e invece - pensò tra sé e sé - guardati ora! Sembri una bambina a cui il padre ha vietato di uscire la sera!
"Ma adesso tu mi stai lasciando... come tutti gli altri. Io ho perso tutto. Il mio mondo, il mio popolo, il mio fidanzato, il mio corpo, forse anche la mia anima... ti prego, non lasciarmi anche tu... ti prego, torna da me... amore mio." Con la destra gli accarezzò il volto. Stava per posare un bacio sul lato del becco, quando dovette fermarsi, rendendosi conto che gli avrebbe provocato un'ustione. "Già, sai fare solo del male alle persone che ami!". Allora si chinò a piangere sulle lenzuola, dove dopo un po' si sarebbe addormentata tra le lacrime.
Uno spense il microfono che aveva lasciato acceso: aveva sentito abbastanza da fargli passare la voglia di accusarla per le condizioni del suo amico. Quella "barbara" non era così dura e spietata come voleva far sembrare. Lo faceva solo per una forma di difesa, per non permettere agli altri di affezionarsi a lei, perché i sentimenti causano sofferenza. Ma sotto sotto era sempre stata fragile e gentile.
Per un istante, uno dei monitor della sala segnò un picco.
Erano rimaste 5 ore.
 
Cap. 6 - IL SUBCONSCIO
"Ok, ragazzi: è il momento della verità!"
Zeryn collegò il contenitore del composto chimico alle flebo di Pk.
"Abbiamo due ore prima che il tracciato cerebrale si azzeri, ed è esattamente il tempo per cui avrà effetto la sostanza. Lyla, tocca te!"
Mentre le flebo iniziarono a rilasciare il composto nel sistema circolatorio di Pk e il casco virtuale gli veniva collegato alla testa, Lyla si sedette sulla sedia di immersione totale montata accanto al letto. Un pannelletto di 1 cm2 si aprì sulla sua tempia, rivelando la presa per un jack di collegamento neurale. Lyla prese lo spinotto uscente dalla sedia e lo infilò nella presa.
"Aspetta il mio via, Lyla... ok, il cervello è in condizioni ideali: puoi andare.", disse Uno.
Xadhoom strinse i denti. Tutte le sue preghiere erano rivolte al papero steso sul letto e pieno tubi.
Urk si sentiva completamente impotente, esattamente come lei, mentre Zeryn e Uno monitoravano le condizioni del soggetto.
Numeri binari iniziarono a scorrere sugli occhi blu di Lyla, mentre il mondo divenne pixel e scomparve. Poi ci fu un lampo di luce e la sensazione di cadere all'interno di un tubo colorato. Il tubo finiva in un muro blu elettrico; quando Lyla lo sfondò, lo spazio intorno si incurvò su se stesso; ci fu un secondo lampo di luce, poi di nuovo il buio. Totale, stavolta. Solo una debolissima luce, lontanissima, in qualche posto, la chiamava.
"È DENTRO!" esclamò Uno con entusiasmo.
Sul megaschermo installato nella sala prese forma l'immagine che ricevevano gli occhi della droide.
Uno iniziò a comunicare con la navigatrice cyberneurale.
"Adesso guardati intorno: devi trovare Pk."
Facilissimo, pensò lei. Iniziò a correre verso la luce. Quando fu vicina era passata più di mezz'ora.
"Riesci a vederlo?" domandò Uno.
"Sì, adesso sì. È dentro a quella luce. Dev'essere una specie di guscio..."
"Avvicinati e rompilo!"
"Sì!"
Lyla non fece in tempo a completare il primo passo che si sentì tremare la terra sotto i piedi. Cadde su un ginocchio, e mani metalliche, spuntando un po' ovunque, la afferrarono saldamente. Con tutta la sua forza di droide, non solo non riuscì a divincolarsi, ma nemmeno ad allentare la stretta. Fu colta da un panico irrazionale.
"AIUTO!"
"Stai calma, Lyla! Va tutto bene! Dev'essere il subcosciente di Paperino che si difende contro un agente estraneo. Sono solo illusioni create per bloccarti: in qualche modo, lui non vuole tornare. Devi superare l'illusione e arrivare al guscio! Concentrati!!!"
Illusione? A lei sembrava tutto decisamente reale! Anche focalizzando al massimo i suoi circuiti, non riusciva a liberarsi.
"Non ce la faccio, Uno!"
"Sforzati di più! DEVI!!!"
"Ma..."
La terra tremò di nuovo prima che potesse aggiungere qualcosa. Stavolta, però, non sbucarono solo mani, ma interi cyborg, arrugginiti e semidistrutti, con i cavi a penzoloni e alcuni arti mancanti. Una specie di zombie meccanici. Lyla non riusciva ad aprire bocca.
Urk gridò. "TIRALA FUORI DI LÌ, UNO!!!"
"NON POSSO! Il collegamento non può essere reciso così! Lo shock potrebbe ucciderla!"
"MA STA SOFFRENDO!"
"Deve farcela da sola, non posso aiutarla io! E poi, se se ne va potrebbe non rimanere abbastanza tempo per un altro tentativo!". Urk represse la sua preoccupazione.
Mancavano ancora 70 minuti all'azzeramento del tracciato cerebrale. Il segnale era sempre più flebile e meno frequente.
"Lyla, combatti! Puoi farcela!"
Contavano su di lei, non poteva deluderli. Con uno sforzo sovrumano riuscì a liberarsi dalle mani, mentre gli androidi si avvicinavano.
"Statemi lontani!", gridò, iniziando a menare pugni. Qualche androide andò a pezzi, ma sempre nuovi li sostituivano. Era una battaglia persa.
Uno gridò: "Si sta servendo delle tue emozioni! Usa per combatterti i tuoi timori più reconditi! L'unico modo per vincere è non avere paura!"
Per un po' funzionò: gli androidi cominciarono a cadere a pezzi. A quel punto l'inconscio di Paperino decise di giocare sporco.
Era rimasto in piedi un solo androide. Lyla pensò di aver vinto, avvicinandosi per abbatterlo, notò che le era stranamente familiare. Nessuno potrebbe descrivere il suo orrore quando vide che si trattava di Geena, il droide della sua stessa serie che si era ribellato agli uomini causando una rivolta, sacrificandosi poi per salvare la vita a Pk. Si presentava in uno stato ancora peggiore di quando era morta: un braccio e un occhio mancante, cavi scoperti dappertutto e una voce meccanica che gelava il sangue.
"Non puoi, vincere, piccola Lyla. Sei solo una macchina. Una stupida macchina, come me. Non sei niente, non esisti. Quando gli uomini avranno finito con te, ti getteranno via in una discarica come un rottame, ad arrugginire, come è successo a me... dopo che ci hai tradito!"

Il suo sguardo di ghiaccio, così tranquillo e triste eppure così malvagio nello stesso tempo, la terrorizzò. Senza rendersene conto, cadde all'indietro, in preda al panico.
"Combatti, Lyla! Non è vero che sei solo una macchina! Tu sei viva! Capito? VIVA!!!" le gridò Urk. Si sentì in colpa per aver detto una volta che le macchine non hanno pensieri ed emozioni.
A quelle parole, Lyla si risollevò.
"NO! Ti sbagli! Non sono solo una macchina! Io ho dei pensieri, dei sentimenti... amo Urk! Io sono viva!!!"
"Ne sei certa?"

Una smorfia malvagia le si dipinse sul volto sfigurato. Con l'unica mano si strappò i pochi capelli rimasti, rivelando un'acconciatura uguale a quella della sua nemica. Lyla era paralizzata.
Ridendo follemente, il robot si gettò su Lyla iniziando a demolirla pezzo per pezzo: prima i vestiti, poi la pelle sintetica, infine i cavi e i congegni meccanici. Mentre lei rideva, Lyla gridava disperatamente, incapace di reagire, nel cyberspazio come nella realtà fisica. Scintille schizzavano fuori dalla presa del jack neurale. A Urk sembrò di morire: non aveva mai visto una scena così raccapricciante. Xadhoom e Zeryn non sapevano dove rigirarsi. Uno stava lavorando al massimo per arginare i danni nei circuiti cerebrali di Lyla.
"BASTA, PER IL GRANDE SPIRITO! TIRALA SUBITO FUORI DI LÌ O LO FACCIO IO!!!"
"FERMO, URK! LA UCCIDERAI!"
Senza dare ascolto a Uno, Urk si lanciò verso la fidanzata per staccare il collegamento, ma un istante prima di raggiungerla il jack esplose, lasciando Lyla esanime sulla sedia.
"Lyla! Lyla, amore mio, rispondimi! Come ti senti?! Per il Grande Spirito, rispondimi!"
Lyla, lentamente si riebbe. Miracolosamente, le barriere anti-feedback neurale avevano retto.
"È stato... orribile..." disse la droide, tremante e profondamente scossa. "Ho... ho fallito! Mi è saltata addosso come una belva, e io avevo paura e non riuscivo a reagire e..."
"Shh, va tutto bene adesso! Sei qui con me, sei tornata! Ci sono qui io a proteggerti..."
Lentamente, la bella tempoliziotta si calmò.
 
Cap. 7 - LA PROVA
Uno parlò: "Lyla è salva, ma il problema rimane, e più grave di prima! Non è riuscita nella sua missione, e ci restano poco più di 45 minuti per salvare Pk. Dovrò andare io stesso. Con me non gli riuscirà lo stesso trucchetto: io non ho paura di niente."
Uno mentiva senza sapere bene di mentire: in realtà, anche lui aveva paura della stessa cosa di cui aveva paura Lyla, cioè di essere solo una macchina, ma non se ne rendeva conto. L'inconscio di Paperino, invece, lo sapeva perfettamente.
"Lascia andare me, Uno!", gridò Urk, "Vendicherò Lyla e tirerò fuori Paperinik!"
"NO.", intervenne lapidaria Xadhoom, come un tuono che fendeva l'aria. "Non potete farlo, nessuno di voi. Uno deve tenere Pk stabile e in vita il più possibile, e tu sei un semplice umano: lo stress di sostenere il collegamento attraverso il casco ti ucciderebbe in pochi minuti. Andrò io."
"TU?", fecero in coro Uno, Urk e sua sorella Zeryn.
"Glielo devo.", disse, sedendosi sulla sedia d'interfaccia.
"Ma tu... Secondo i miei calcoli…"
"MI HAI STUFATO CON I TUOI CALCOLI! Non c'è tempo da perdere, Uno! Io sono un'aliena mutante, e secondo i MIEI calcoli i miei poteri mi permetteranno di sostenere il collegamento più a lungo." Si infilò il casco.
"Ma stai rischiando la vita!" Aggiunse Urk.
"Tu non saresti pronto a fare lo stesso per Lyla?"
"Sì, ma...". Qualcosa nel suo sguardo lo zittì.
Xadhoom abbozzò un mezzo sorriso prima di abbassare la visiera, e Urk capì. Non aveva fatto proprio nessun calcolo: stava solo rischiando la pelle per il papero che amava. I tre si compresero al volo. Uno attivò di nuovo il collegamento e in pochi istanti anche Xadhoom fu dentro la mente di Pk.
"Mi senti, Xadhoom?"
"Sì."
"Hai 40 minuti esatti per salvare il nostro eroe, quindi fa in fretta: va' verso la luce."
La xerbiana volò alla massima velocità, e nonostante ciò impiegò venti minuti buoni per arrivare nei pressi del guscio. La luce era sempre più flebile, unico sfondo su un nulla nero senza fine.
Era quasi arrivata, quando un colpo di evrongun la fece precipitare al non-suolo.
Il generale evroniano Maron, avvicinandosi al corpo dolorante di lei, le disse:
"Povera dottoressa Xado! Ti aspettavi davvero che te lo avremmo lasciato prendere così? Lui è nostro! Come te e tutto il tuo stupido popolo!"
Una schiera di fiammelle blu cobalto le si accesero intorno: coolflames xerbiani. Che colpo basso.
"E anche il tuo amichetto Xari, anche lui è nostro!"
Xadhoom strinse i denti, tentando di rialzarsi: il tempo stringeva, e non poteva perdere tempo facendosi provocare da questi giochi mentali. Un altro colpo di evrongun ancora più potente del primo la fece ruzzolare a terra di nuovo.
"Vuoi vederlo? ECCOLO! Xari, dì ciao alla tua ragazza!"
Forse quell'essere doveva essere stato Xari un tempo, ma adesso non ci assomigliava neanche lontanamente: magro come un cadavere, gli occhi vuoti contornati di nero, la fiamma blu intorno alla testa. Xadhoom sentì la rabbia che le scorreva nelle vene come un fiume in piena.
"Che c'è, non ti piace come gli abbiamo rifatto il look? Oh, non prendertela... tanto lui ormai non ti pensa più! Anzi, non pensa più a niente! Vero, Xaruccio?"
Gli occhi vuoti e inespressivi del suo un tempo fidanzato erano una risposta molto eloquente.
Xadhoom ci provò lo stesso.
"Xari! Non mi riconosci? Sono io, Xado! La tua fidanzata! Non ti ricordi?"
"Oh, sì che si ricorda... diglielo, Xari! Come potrebbe averti dimenticato? È colpa tua se è ridotto così! Hai tradito lui e tutto il tuo mondo, Xado! Ci sei proprio piaciuta, hai fatto il nostro gioco alla perfezione… sai, dovresti arruolarti nell'esercito imperiale!"
Con voce di ghiaccio, Xari parlò: "Perché ci hai traditi, Xado?"
I coolflames xerbiani tutto intorno a lei iniziarono a ripetere: "Perché ci hai traditi, Xado?"
E l'evroniano cominciò a ridere, e ridere, e ridere... ma le sue risa si confusero con la frase ripetuta sempre più a voce alta dagli xerbiani: "Perché ci hai traditi, Xado?"
Xadhoom non riusciva a sostenere quegli sguardi accusatori; rannicchiata in posizione fetale, cominciò a piangere.
Mancavano 10 minuti.
 
Cap. 8 - LA LUCE
Mentre le lacrime le bruciavano negli occhi e teneva le orecchie tappate per cercare di non sentire le grida (inutilmente), vide la luce del guscio dove Paperino era rinchiuso sopra di lei che si affievoliva. Questo le diede nuova forza. Sì, è vero: finora non aveva fatto altro che fallire miseramente con tutto, ma era ora di dire basta. Non avrebbe lasciato che delle patetiche illusioni le portassero via quello che aveva di più caro al mondo. Aveva già perso troppo, e non avrebbe permesso di morire all'unica persona che per lei contasse qualcosa. Doveva dimostrare a sé stessa la sua forza, ma i suoi poteri non le sarebbero serviti a niente se non fosse riuscita a superare i sensi di colpa. Era così difficile... ma doveva riuscirci! Doveva farlo per lui... assolutamente, ad ogni costo.
Lentamente e dolorosamente, ignorando le grida degli xerbiani, Xadhoom si alzò. A nulla valsero i colpi di evrongun di Maron, non li sentiva nemmeno. Le grida calavano.
"Non puoi farcela! Sei in mio potere! È tutta colpa tua!"
"Sì, Maron, è colpa mia. Ma non lascerò che la per mia debolezza un altro innocente muoia. Non lo permetterò! Mi hai sentito? NON LO PERMETTERÒ!!!"
Un raggio di energia, per la seconda volta, ridusse Maron in polvere. Gli xerbiani si accasciarono uno dopo l'altro, lasciando solo vestiti vuoti al loro posto. Tutti tranne uno. Xari.
3 minuti alla fine.
La fiammella blu intorno alla sua testa era scomparsa. Voltandosi verso Xadhoom, lei vide che il suo volto era tornato normale... e anche lei, era tornata come prima della trasformazione.
"Ce l'hai fatta, Xado! Hai vinto i demoni!"
Xari le corse incontro a braccia aperte. Lei restò immobile.
Quando fu a un metro di distanza, Xado sussurrò: "Non proprio. Ne manca ancora uno. Il peggiore di tutti."
Gettandosi addosso a lei a braccia aperte, Xari divenne un mostro orribile. Le sue lunghe zanne puntarono dirette alla giugulare.
Lei non si mosse di un millimetro. Non arretrò, non chiuse neanche gli occhi, ma lo guardò fisso mentre stava per essere sbranata da quello che doveva essere il suo fidanzato.
Il mostro, dopo averla attraversata, si dissolse come nebbia al sole. Adesso aveva davvero vinto. Aveva guardato i suoi demoni diretti negli occhi, e li aveva sconfitti. E tutto grazie alla sua forza e all'amore per Pk.
Riprendendosi grazie alle grida di Uno, si accorse che mancavano appena 50 secondi alla fine. La luce, ormai quasi spenta, era lì, davanti a lei, e Pk stava sospeso lì dentro, come un bambino nel ventre della madre. Xadhoom tentò di rompere il guscio, ma non ci riuscì in alcun modo. Lui si girò verso di lei, aprì gli occhi e la guardò.
Xadhoom sentì una voce nella sua mente.
Meno 40 secondi.
"Perché, Xadhoom? Perché non vuoi lasciarmi morire? Sto così bene qui! C'è tanto calore, tanto affetto! Là fuori, invece fa tanto freddo. Lasciami qui...
"No, non ti lascerò morire! Tu non sei il tipo che si arrende così, sei di un'altra pasta! Dimostrami che non ho fatto tutto questo per niente, che dentro quel guscio c'è il papero che amo, quello con talmente tanta voglia di vivere che ne aveva anche per me! Non arrenderti così! Chiunque può vincere una battaglia facile, ma solo un vero eroe può tramutare una sconfitta sicura in una vittoria! Torna, Paperino... torna da me!"
Meno 10.
La mano di Paperino si tese verso il guscio.
Meno 5.
La mano di Paperino bucò il guscio, protendendosi verso quella che gli porgeva Xadhoom.
Meno 1.
Le loro mani si sfiorarono.
0.
Tutto divenne bianco, poi l'immagine scomparve dallo schermo. Un suono elettronico lungo e penetrante annunciò la morte cerebrale.
 
 
Cap. 9 - IL RISVEGLIO
"Non... non ce l'ha fatta! È morto!"
"Non è possibile che sia morto! Non può essere! Paperinik! Amico mio, svegliati! Non puoi farci questo!" strillò Urk disperato. Zeryn e Lyla si lasciarono andare alle lacrime.
"Tranquillo, tranquillo, non è successo niente! >>Ungh!<< che mal di testa! Avete preso la targa del tir che mi ha investito?" chiese Paperino con molta naturalezza.
Vivo. ERA VIVO! Un tipo come Uno, non abituato a stupirsi, venne colto completamente di sorpresa. Un istante prima era un cadavere, e adesso stavano parlando! Era un miracolo! Un miracolo che aveva un nome.
Si sarebbe lasciato andare a uno scoppio di gioia, se non fosse stato interrotto da una Xadhoom in lacrime che si gettò al collo del povero papero appena rinvenuto, quasi soffocandolo.
"Ungh! Ehi, vacci, piano, Occhibelli! Di questo passo mi strozzerai! Ma che è successo... l'ultima cosa che ricordo è un botto e poi... buio completo. No, non proprio completo... mi sembrava che ci fosse una piccolissima luce. Però non ricordo altro..."
Non si ricordava niente. Forse era meglio così: meglio non fargli sapere del suo amore, e lasciare questo ricordo sepolto nella sua coscienza... se fosse morta in battaglia, avrebbe sofferto di meno. Avrebbe custodito lei, gelosamente, quel loro segreto.
Paperino le asciugò le lacrime. "Ehi, mi sono perso qualcosa? Occhibelli, come va? Mi sembri un po' pallida..."
Xadhoom ironizzò. "Pallida io? Ma se sei tu quello che fino a un attimo fa..."
Non riuscì a finire la frase, che il mondo andò in pezzi; gli occhi si rovesciarono nelle orbite e svenne, accasciandosi sul freddo pavimento.
 
Cap. 10 - IL SONNO
Pk, avvolto in una coperta, sorseggiava un caffè, mentre guardava Xadhoom immobile sul lettino, piena di sensori. Le parti si erano invertite.
"Allora, Uno? Come sta?"
"Non bene, ma la situazione non è così disperata. L'uso prolungato del casco a interfaccia neurale senza una protesi interna di collegamento ha causato un grave stress neurale nel suo cervello. Comunque, la sua natura del tutto particolare le ha permesso di sopportare quello che avrebbe sicuramente ucciso una persona normale senza riportare danni particolari. Dovrà stare a riposo un bel po', ma si riprenderà completamente. È sempre stata brava a sopravvivere." Già, ma dopo anni passati a vivere contro qualcuno, vivere per qualcuno doveva essere un'esperienza nuova.
Pk tirò un sospiro di sollievo. Poi domandò: "Uno, ma si può sapere perché glielo hai lasciato fare? Non dovevi permetterle di rischiare la vita per me! Perché non l'hai fermata?"
"Sai com'è Xadhoom: quando si mette in testa una cosa, non c'è niente che nel cosmo che possa fermarla. È l'aliena più TESTARDA dell'universo. E poi, l'ho vista così decisa che sarebbe stato inutile anche solo provarci..."
Pk si lasciò sfuggire tra sé e sé un "Lo so...", ma è in dubbio se si riferisse al fatto che nulla poteva fermarla o alla sua decisione di rischiare la vita per lui.
Sembrava così serena... così in pace. Come se i suoi demoni interiori si fossero placati. Nel sonno, sorrideva, perché finalmente era riuscita a fare qualcosa di buono, a dimostrare a sé stessa che non era una fallita: aveva sconfitto i sensi di colpa e il fantasma del suo fidanzato, e finalmente poteva essere sincera con sé stessa sui suoi veri sentimenti. Aveva appena vinto la sua battaglia più difficile: ironicamente, quella con sé stessa. Sì, era davvero felice. Gli evroniani non avrebbero avuto vita facile lo stesso, ma la vendetta d'ora in poi non sarebbe stata più la sua unica ragione di vita.
"Ora lasciamola riposare...", disse Uno, con l'aria del dottore anziano.
"Sì... arrivo subito."
Rimase a fissarla ancora per un minuto. Dopodiché, uscendo, depose una rosa rossa sul suo cuscino.
 

NOTE FINALI

PREFAZIONE


AUTORE: Davide "SILVERWARE" Cencini - 1998

I PERSONAGGI RIPORTATI NEL RACCONTO SONO REGISTRATI DALLA WALT DISNEY TRANNE PER IL PERSONAGGIO DI MARON.
NON SONO CONSENTITE MODIFICHE ALLA STORIA (IN TUTTO O IN PARTE)

 
L'AUTORE RINGRAZIA TUTTI COLORO CHE HANNO LETTO QUESTA STORIA, E INVITA TUTTI A SCRIVERGLI PER QUALUNQUE COMMENTO ALL'INDIRIZZO:
flfanti@tin.it.