Titolo: Guerra di frontiera (Ep.4)
Autore: Simone “MxM” D’Anastasio
Età consigliata dall’autore: 12+
Timeline: non è inseribile in un periodo preciso, necessita la conoscenza di tutta la saga di Pkna. Va comunque posto dopo “Guerra di frontiera ep.3” dello stesso autore.
Genere: azione/drammatico


GUERRA DI FRONTIERA (ep.4) by Simone MxM D’Anastasio

Capitolo XXII

Il fumo sospeso

Immobili. Tutti. Dal primo all’ultimo, allibiti e spaventati. Solo lui camminava. Passo dopo passo. Fino all’ingresso, quando si girò un’ultima volta verso l’immensa porcilaia e parlò, quasi tra sé e sé, ma il rabbrividire generale e il conseguente ammutolimento permisero che le parole si disperdessero nella grande stanza chiusa che riecheggiava ancora dell’eco degli spari. Il fumo era sospeso in aria, saliva lentamente attratto dai condotti d’areazione, che spazzavano via anche l’odore vivo e acre del sangue.

-Grazie di aver pensato così tanto a me. Vi saluto.

Ma si fermò. Nei suoi occhi brillò un luccichio sinistro, le mani tremavano di rabbia. Voleva vederli. Voleva vederli in preda al panico, senza leccaculi che potessero aiutarli. Senza voltarsi stavolta. Alzò la pistola e sparò. Un colpo breve, il panico si fece tangibile, anche se il proiettile d’energia allo stato puro aveva colpito il soffitto.

E Pikappa si voltò di tre quarti e video gli occhi larghi e le pupille ristrette dalla paura. Paura. Paura. Paura.

Mentre attraversava la soglia, ebbe come un flash.

“Io…ho…Provato PIACERE !!!”

L’impulso lo portò ad alzare di nuovo l’arma (con rabbrividire generale) per lanciarla lontano. Ma Xari, che era rimasto fuori, lo fermò.

-Inutile. Ti servirà ancora.

Pk lo sapeva. Tremava, di rabbia e dolore.

-…

-Piuttosto…Hai qualche idea?

-Hai sentito, no? Non c’è niente da fare…A meno che…Non mi possiate riportare sulla Terra.

-?

-Lì c’è il mio…ehm…consigliere….Lui potrebbe aiutarci.

-Impossibile, temo…E’ da quando abbiamo fatto evacuare i civili che il governo ha posto i sigilli alle frontiere.

-CHEEEE?! E COME DIAMINE SI FA AD IMPEDIRE A QUALCUNO DI LASCIARE IL PIANETA?!? NOVA XERBA E’ UN PO’ DIFFICILE DA CONTROLLARE TUTTO!

-Infatti non lo controllano…Hanno trovato un metodo molto semplice: hanno formattato in blocco i computer delle navi del pianeta, mandando il segnale in frequenze radio.

-Radio?

-Se avessero utilizzato un canale più moderno, sarebbe stato possibile proteggere le proprie navi. Invece, essendo queste frequenze obsolete, nessuno si poteva aspettare un loro utilizzo simile.

-Merda…

-Certo, qualcuno potrebbe essere sfuggito, ma cercarlo ci porterebbe via troppo tempo…

-Alt alt alt. COME si potrebbe impedire di decollare formattando i computer?

-Bè, vengono cancellati dati e procedure meccaniche che permettono di lasciare atmosfera e orbita di un pianeta, ma se questi dati possono essere reimmessi da chi ne capisca qualcosa, lo stesso non può dirsi per le procedure militari criptate che venivano inserite nei computer dall’inizio della guerra. Senza tali dati non ci sono, i satelliti attivano l’allarme, e distruggono all’istante la nave.

-In poche parole, siamo fregati. Immagino che i porci abbiano risparmiato dal format generale le loro bellissime navi militari e private.

-Scontato. A ben pensarci, un modo di eludere i controlli e trovare una soluzione a questa situazione c’è.

-…

Capitolo XXIII

Dicasi in latino: “Fera, -ae” della prima declinazione…

-E’ qui?

-Pare.

YAAAAAAAAAHHHHAHHHHAAAAAAARGHHH!

-Xorazos! Che ti urli?!? Ci farai scoprir…!!!

Xorazos era fermo, pietrificato. Un passo davanti a lui c’era qualcosa in terra. Si avvidero che si trattava di un occhio di evroniano, lordo di sangue rappreso.

-O caz…

-Oddio…Oddio…Oddio…

-Aha….Ah…

Xorazos sudava freddo. Le pupille ristrette. La bocca impegnata in un discorso fatto di terrore e monosillabi.

-Merda, è…è impazzito…

Un lampo, un’esplosione, una pioggia di caldo, tutti caddero in terra, tra la cenere.

-Che diav…!!!

Xorazos rimaneva in piedi. Un piccolo particolare differiva dal solito: era morto. E non aveva la testa.

-XORAZ…GWAAAGHH!

Un esplosione, ancora, sollevò da terra sangue e cenere, insieme ai brandelli del braccio di uno di loro, che si rigirò sul fianco, ardente di dolore.

GYAAAAHHHAHH! IL BRACCIOO! ME L’HA STRAPPATO!! DIOSANTOOO!!!

Un’ombra piombò su di lui. Lo prese per il collo, e in un attimo glielo ruppe, con un sonoro e disgustoso CRACK. Gli occhi schizzarono via. Lui lo lanciò via. Addosso a uno dei compagni, che prese ad urlare, come un folle.

Lui allungò il braccio e sparò ancora. La canonica esplosione di sangue, metà del corpo del corpo del malcapitato volò via, lontano dalla vista degli ultimi due xerbiani rimasti.

-Oddio..Oddio…

-SCAPPIAMO! SCAPPIAMO!

-E’ inutile. Ci uccide. Ci uccide. Scappiamo, lui ci uccide. Restiamo, lui ci uccide.

-COSA DICI?! PENSA A SCAPPARE!

Si avvide che era impazzito. Lui intanto si era voltato.

-Okay, grandissimo bastardo, inculati questo!

Fuoco. Proiettile. Missile. Colpito.

Sangue. Nuvola di sangue, il braccio volò via. L’essere urlò e cadde indietro.

Lo xerbiano prese a fuggire. Ci riuscì.

Lui rantolava, a pochi passi dall’altro, che continuava a dire:

-Ci ammazza. Ci ammazza. Ci am-maz-za-tut-ti.

Lui, in effetti, finì ammazzato. Un colpo partì dal rantolante, esplodendogli quasi in faccia.

Lo stato in qui era ridotto il suo cadavere è proprio troppo da descrivere, anche dopo questa serie di allegre e spensierate descrizioni da film splatter di serie B.

Posso raccontare che morì abbozzando un sorriso. Perché? Mah…

Lui, intanto, moriva dissanguato. Potrei dire se si sia salvato, ma non lo farò. Un patetico tentativo di creare suspence.

Capitolo XXIV

Delitto e castigo

-Nessun ostacolo.

-Mh…Sarà…Non mi piace.

-Uao…Che battutone da film.

-Eh?

-Niente niente…Temo che non VOGLIANO ostacolarci perché gli Evroniani gli hanno detto così. Anzi, sono sorpreso che non abbiano tentato di uccidere almeno te, Xari. Perché è chiaro che gli Evronzi tengano particolarmente a me, anzi, pare che addirittura abbiano scatenato tutto questo casino per me. Ma se avessero voluto uccidermi, o catturarmi, avrebbero potuto farlo da un pezzo, e in molteplici occasioni. Il che non mi rende tranquillo per nulla.

-…No, infatti è strano.

Pikappa non si girò neppure, quando udì uno sparo. Ci si era quasi abituato (il che è tutto dire). Se ne accorse abbondantemente quando un proiettile gli bucò la mano destra.

-MERD..!

Uno xerbiano, con la pistola in mano, lo puntava. Esplose un secondo colpo, diretto a Xari, che non potè far altro che spostarsi, per non prenderlo in pieno. Lo colpì al braccio sinistro, e lui cercò di estrarre la sua arma. Una fitta lo colse nell’atto di alzare la pistola verso l’aggressore e lui mollò la presa. La pistola, per forza d’inerzia, volò in direzione dello xerbiano, cadendogli davanti. Questi prese a correre in direzione dei feriti, arrestandosi bruscamente e mollando un calcio poderoso a Pikappa.

-Gwooh!

-BASTARDO! TI DIVERTE FARE LO STRONZETTO, ADESSO? TI DIVERTI, STRONZO?

Ancora una volta, Paperinik pensò che fosse finita. Abbassò lo sguardo, incapace di far nulla, avendo anche paura. Umana paura di morire. Paura per sé e per chi avrebbe lasciato, soprattutto per chi non avrebbe mai saputo più niente di lui. L’ultimo pensiero di Pk sarebbe stato, in quel momento, di disgusto. Per sé stesso, che non aveva saputo consegnare un briciolo di coraggio alla morte. Se fosse morto allora. Ma non morì.

Una doccia di sangue lo investì. Pensò che fosse il suo, ma si accorse che era color di un quasi marrone, non certo rosso come quello che aveva spesso visto sgorgare dal suo corpo. Alzò la testa, e vide lo xerbiano. Senza testa. Si spostò subito, si alzò e si accorse della scena di orrore che aveva davanti. La testa dell’aggressore, a destra. Vicino, una specie di scimitarra corta e ricurva piantata nel terreno sabbioso. Il corpo cadde all’indietro, come un pupazzo. Pikappa gettò uno sguardo a Xari, accorgendosi che era vivo, con gli occhi quasi fuori dalle orbite perchè, presumibilmente, aveva visto tutta la scena. Gli avrebbe chiesto dopo il resoconto.

Si avvicinò alla scimitarra.

La prese.

La osservò.

E parlò.

-Oh, merda.

***

Nel buio della Tholus Maximus. Agron fremeva di rabbia.

-Bastardo. Sapevo che non dovevo fidarmi. Lo ha quasi ucciso…Dopo che gli avevo ordinato di non farlo. Ora rallenterà tutto…Cretino!

Attivò l’interfono.

-Zoykras.

-Altezza.

-Elimina il seguente terminale dalla linea di emergenza.

Digitò un numero: <03877000000128>

Zoykras sghignazzò:

-Un cane che ha morso, Altezza?

-Potremmo definirlo così. Ti prego di cancellarlo immediatamente. E poi…

-Signore?

-Domani, a 24:09:03.5 unitempo dall’alba, emana sulla linea d’emergenza il codice ZL89.

-Sissignore.

-L’operazione è livello d’emergenza 7-B. Passo e chiudo.

-Roger, signore.

Zoykras controllò il profilo corrispondente al codice passatogli.

-Ma questo…!

***

Il mattino dopo…

Xorotres si alzò tranquillamente. Si diresse in bagno, aprì il rubinetto e non ne uscì acqua.

-Uh? Non hanno aperto i condotti autonomi? Al reparto Autosufficienza stanno dormendo?
Uscì dalla stanza infuriato e si accorse che tutte le luci erano spente. Nel buio più assoluto, il leader del governo Novaxerbiano d’emergenza dovette farsi strada a tentoni fino ad uno degli sportelloni di servizio. Non si apriva. Dovette scassinarlo, per cavarne fuori delle torce. Tutto spento. Fece il giro della torre in meno di due ore, ma non potè trovare nessuno. Entro nella stanza di controllo col passepartout meccanico, e anche lì tutto era spento, meno il computer log, che teneva il diario delle azioni compiute dagli elaboratori della torre. Ciò che vide lo inorridì.

—-{*FILE*LOG*GENERALE*}—-

ULTIME OPERAZIONI-

Ore x98:34:76.345642998 [evr”24:09:03.5”]

-Emanazione codice allarme numero ZL89 con protocollo SAD275

–Ordine emanato dai computer smistamento terminali SADCtrl A:7-SADCtrl A:8

—Ordine emanato ai seguenti terminali:

E giù una incredibilmente lunga serie di cifre di numeri, cifre su cifre. I terminali di tutti gli occupanti della torre. Il suo, quello più importante, quello col numero 03877000000128, non c’era. Ci passò un tempo indeterminabile, su quello schermo, fino a rendere gonfi gli occhi per la poca luce e quelle cifre verdi su sfondo nero. Niente. Niente. NIENTEEE!

Stava impazzendo. Stava prendendo l’autostrada per il manicomio, quando quella per l’inferno se lo prese. La torre si mosse con un rombo cupo. Lui, proteso in avanti, cadde all’indietro sbilanciato, sfondando lo schermo con un calcio. Le luci si riaccesero d’un botto.

-SI SONO ACCORTI DI ME!!!

Oh, caro signore, sanno benissimo che siete lì. Il fatto è che nessuno muoverà una sola falange per aiutarvi. Così, come nessuno vi ha avvertito dell’ordine. Voi, signore, state per morire. Semplice-semplice. Morire. Così, di colpo come si sono riaccese le luci.

Una voce riempì i corridoi spettrali nella loro vuotezza.

-Mi pareva di aver parlato la tua lingue, quando ti dissi di non toccare né Pikappa ne chi gli è vicino. Ad ogni azione corrisponde un’azione eguale e contraria, sapevi? Principi della dinamica.

Alla fine della parola “dinamica” uno scossone catapultò Xorotres fuori dalla stanza.

-Adesso, goditi il contraccolpo delle tue azioni!

E tutto, di nuovo, ripiombò nell’ombra: codice ZL89, evacuazione e demolizione della torre. Le cariche e le stanze subacquee colme di gas esplodevano sessanta metri più in basso.

Come un intero corpo, la torre collassava. Implodeva dall’interno. Moriva. Distruggere il corpo, distruggere batteri e anticorpi in esso presenti. Tutto si annulla nella distruzione, che coincide con la creazione. Tutto si trasforma. Adesso, la torre si trasformava in una grande nuvola di polvere pronta a cedere su stessa. Le pietre, i metalli sarebbero finiti sul fondo del lago, profondissimo, a creare un habitat per le nuove specie che si sarebbro lì succedute alla fauna ormai estintasi. E poi, col tempo, si sarebbero sgretolati del tutto. Polvere. Con le ossa di Xorotres.

La torre divenne obliqua e comiciò la discesa verso l’acqua: Una bomba a trenta metri d’altezza aveva disintegrato un piano intero, separando la parte superiore da quella inferiore che collassava su se stessa per effetto della demolizione delle fondamenta.

Xorotres volò. Verso il finire del lungo corridoio. Volava. Lui volava nella torre che a sua volta volava. Mentre questa si infrangeva contro l’acqua, Xorotres terminò il suo volo sfracellandosi contro il portellone che lui stesso aveva lasciato aperto. Rumore di lamiere, di acqua, che finì di riempire la torre inabissata. Quando l’acqua ebbe invaso il relitto, fu il silenzio.

Capitolo XXV

E’ lì…

Torniamo al giorno prima…

-Merda…

Teneva la spada per la lama, osservando il manico intarsiato.

-Pikappa, che diav…?!

Un cerchio e una freccia che indica il basso. Il simbolo di Evron.

-Vuol dire…che ci ha salvati un Evroniano?

-O uno xerbiano che ha rubato quest’arma ad un’Evroniano.

-No…Su Xerba sono scese solo truppe ordinarie, ne sono certo, per quel poco che sono scese: quest’arma appartiene ad un Evroniano di casta alta, ne ho viste tante, nel periodo durante il quale ho lavorato per Evron…Comunque ciò avvalorerebbe la tua tesi, cioè che qualcuno in alto voglia proteggerti, per farti fare qualcosa, probabilmente.

-…Andiamo a farci ricucire e a farci togliere le pallottole…

E si allontanarono, mentre il sangue dello xerbiano ucciso si seccava pian piano sotto i raggi di Xadhoom, che si avvicinava sempre di più.

***

-Oddio.

Xaren giaceva in un mare di tubi. Il letto d’ospedale era quasi scomparso dalla vista, così come il suo occupante. Una cosa certa era la mancanza del braccio destro, dall’avambraccio in giù.

-Fuori gente!

-Come “fuori”? E’ UN MIO AMICO!!!

-E’ un folle traditore pluriomicida per il governo, e quindi per le forze dell’ordine, Pikappa.

-MA E’ IN UN LETTO D’OSPEDALE! GLI MANCA UN BRACCIO! E’ MEZZO MORTO!

-Non fa differenza. Per loro.

-Potrete passare due ore di permesso al giorno per vegliarlo. Più un plus di tre ore notturne cumulative, se guardie e giudice di guerra sono d’accordo.

Quella notte e le due seguenti Pikappa le passò davanti alla stanza blindata. Non voleva muoversi, nonostante la mano fasciata e le costole incrinate.

Al terzo giorno arrivò l’autorizzazione.

***

Xaren dormiva. L’encefalogramma e l’elettrocardiogramma erano regolari.

Pikappa fu svegliato dal suono della porta blindata dell’anticamera che si chiudeva pesantemente.

Era il dottor Xanathor. Posò la sua valigetta ai piedi del letto, non sembrò accorgersi di Pk, né questi ritenne doveroso salutarlo, considerato pure che era mezzo addormentato.

Xanathor, nell’ombra, come se fosse la cosa più naturale del mondo, aprì la giacca e ne tirò fuori un piccolo revolver. Pikappa non lo vide, perché Xanathor era davanti agli schermi degli apparecchi, unica fonte di luce, e quindi si copriva da solo. Poi, il lampo si aprì nell’assoluta quiete della camera blindata, seguito dal rombo della pistola e dal breve lampeggio della pallottola energetica che squarciò il petto dell’impotente Xaren.

Pikappa, avvedutosi dell’accaduto dopo che l’odore di sangue e carne bruciata si era già diffuso, saltò addosso al dottore.

DANNATO BASTARDO!

Lo riempì di pugni, lo pestò a sangue, in preda ad un folle stato di berserk lucido.

Scaraventando il dottore addosso ad un armadietto, chiamò aiuto.

***

La porta si aprì. Ne uscì il chirurgo. Paperinik gli corse incontro, animato dalla poca speranza ragionevolmente possibile.

-Non c’è stato granché da fare, se non appurare i danni prodotti dal colpo. Gli ha bruciato un polmone e distrutto delle vertebre. E’ in coma irreversibile, temo che non ne avrà per molto.

Fulminante cantilena di cinica diagnosi medica, di un povero chirurgo stanco di ricucire indifferentemente cadaveri e gente viva.

Irreversibile. Ir-re-ver-si-bi-le. Morto, senza esserlo veramente. Di lui conosceva poco o niente, anzi. Ma allora perché gli era così doloroso apprendere che di lì a poco Xaren sarebbe morto?

Forse perché lo aiutava a non dimenticare Xadhoom. A non dimenticare i giorni nonostante tutto felici che avevano visto le sue primissime avventure insieme ad Uno, in quegli anni pieni di minacce, durante le quali si potevano trovare sempre momenti di felicità. Forse non era stato così e i suoi ricordi erano simili a quelli dei vecchi, che associano sempre il bello al passato e il brutto, il terribile, al presente e al futuro. Il triste e il felice. Perché? Uno era tornato! Maledizione, era tornato! Doveva essere tutto come prima. E invece quel senso di malinconia, di sfiducia nel domani che così ardentemente gli rammentava il tempo in cui non capiva se Everett Ducklair (Everett! Così lontano nel tempo!) gli fosse nemico o alleato. Tutto, così confuso, triste e malinconico.

Pk, coi suoi bei ricordi, sbatteva il becco contro la realtà.

***

Sarebbe bello poter dire che Xaren passò gli ultimi giorni della sua vita così triste e piena di dolore nella pace e nella serenità. Non fu così. Il coma non gli risparmiava un decadimento fisico che lo sfigurava giorno dopo giorno. I capelli cadevano, il corpo marciva, come se la morte volesse portarsi avanti con il lavoro.

Cinque giorni dopo l’intervento,Xaren si svegliò, piano, senza spasimi o sussulti, vide Pikappa al capezzale e, prima che lu potesse illudersi, disse con una voce dannatamente rassegnata:

-Quando…non ci sarò…Spedisci la mia bara nel centro di Xadhoom…Lei…non la troverò di là con i miei genitori…Lei…è…viva.

“Viva” fu la sua ultima parola. Si addormentò per sempre, finalmente sereno, tranquillo.

Xaren morì a 32 anni. Sorridendo. Riconoscendo che sua sorella, invincibile e sovrana, sovrastava Nova Xerba. Senza sapere che lei ora minacciava di annichilire il suo stesso pianeta.

Quella notte, Paperinik la passò sussurrando al fu Xaren:

-Lo prometto…Lo prometto.

Tutta la notte. Senza fermarsi mai, nemmeno per singhiozzare.

***

-Quanto può durare, qui dentro?

-Mah, generalmente anche due mesi…Però con un corpo in questo stato non saprei…bisognerebbe fare prima l’autopsia.

-No, non fa nulla. Non so quando potrò mettere in atto ciò che mi ha chiesto, ma mi affiderò alla sorte. Se fosse necessario, mettetelo in un’urna funeraria.

-…Ok…Ma voi dove andate?

-A salvare questo pianeta.

Capitolo XXVI

Viaggio senza fermate

-E’ molto semplice, in teoria. Immagina di dover percorrere un lungo rettilineo: lo spazio fisico da qui alla Terra. Ora, la prima cosa è che si comprime lo spazio stesso, che da un rettilineo diventa pieno di curve, mantenedo la stessa lunghezza, avvicnando al contempo quindi il punto da raggiungere. A quel punto quello che si fa non è altro che attraversare tutte le curve, ma andando sempre diritti.

-Questo è lo spazio. Ma per il tempo come…

-Dipende dalla direzione! Certo, la cosa è un po’ più ostica visto che bisogna passare da una dimensione alternativa per evitare la microcontrazione.

-Okay, NON ho capito, ma la cosa che mi sta a cuore è che funzioni. Piuttosto chi ha costruito questa….questa?

-Plug CronoSpaziale.

-Xeradearon, un grande fisico. Fu il primo a presentare Vertighel alla nostra comunità scientifica. I porci lo hanno giustiziato un anno fa, perché si era rifiutava di utilizzare le sue ricerche per scopo bellico.

Leonard Vertighel era quindi vivo. Sopravvissuto all’incendio (anche se ormai non più granchè lucido) aveva preso la cattedra di Robotica Applicata alla produzione seriale all’Università di New Athens nell’anno 2262, col falso nome di Adrian “Lookback” Reagan.

***

New Athens, anno 2270

Salirono le scale. Il palazzo era sito nel centro storico di New Athens (storico per modo di dire, perché risalente al tardo XXI secolo, quando fu fondata la città) e Vertighel ne abitava l’attico.

Arrivarono e bussarono.

-Dottor Reagan! Sono Xari…E’ in casa?

Silenzio. Poi un tonfo dall’interno scosse il pavimento e i due visitatori.

-!!!

Sfondarono la porta senza pensarci troppo, per loro fortuna fu una cosa ben facile: la porta era addirittura in legno!

Quello che videro ghiacciò loro il sangue: Vertighel era in terra, riverso sulla moquette.

Sul tavolo un flacone. Un flacone di barbiturici.

-Porc…!!!

Stavano cercando del caffè per far vomitare i farmaci al suicida, ma questi, piegato in due dalle fitte, si alzò e andò verso la porta-finestra.

-El..yse…Elyse.

Per quanto fosse evidente che Leonard Vertighel non avesse assunto una dose mortale di barbiturici, era altrettanto evidente che ora, con lo sguardo invasato, cercava qualcosa di inesistente.

***

Lei era lì. In piedi. Sorridente.

-Ho fatto ciò che desideravo da tempo, finalmente…Ora potrò riaverti e tu potrai riavere me…Insieme…Insieme Elyse.

-Leonard…

-Elyse…

Si abbracciarono. A Leonard parve che tutti i peccati commessi, tutto il dolore provato, tutta la solitudine vissuta, tutto il male provocato, fossero purificati. Ora esisteva lui, ed esisteva lei. Il sentimento puro e completo nella sua disarmante semplicità.

Si lasciarono e lei gli strinse dolcemente la mano.

-Vieni…Andiamo alla pace.

-Sì…

Luce.

***

-Dannazione! DANNAZIONE! DANNAZIONEE!!!

Un balzo felino e Vertighel aveva infranto il vetro e il legno della porta-finestra, precipitandosi nel vuoto.

Preso alla sprovvista, Pikappa si era lanciato a sua volta di sotto nel tentativo di riprenderlo al volo con lo scudo. Le parole che uscivano dalla sua bocca (principalmente insulti al novello suicida) erano come deformate dala pressione del vento.

Alla fine, ci arrivò. Quando prese tra le braccia l’ex-progettista della Eidolon Company si accorse però che il buon uomo era svenuto. La faccia era come imbalsamata da un radioso sorriso. Quando l’ebbe riportato su, si accorse invece di un altro singolare fatto. Adrian Lookback Reagan, al secolo Leonard Vertighel, era decisamente morto. Morto. Il cuore fermo. Un infarto lo aveva ucciso prima che potesse toccare terra. Leonard Vertighel lasciava il mondo ridendogli in faccia.

-Merd…Un viaggio a vuoto. Guarda come se la ride, ‘sto pazzo.

-Perché parli così, Pk?

-Perché chi si suicida è solo un deficiente. E credo sapesse bene in che situazione vi trovate voi xerbiani, che lo avete accettato tra di voi quando qui sulla terra era per tutti morto nell’incendio nella sua casa! Guarda in che stato si trova questa casa! LIQUORE! OVUNQUE! AVEVA UNA VITA! AVEVA UNA CASA! AVEVA UN IMPIEGO ED UNO STIPENDIO DI LUSSO! C’E’ CHI NON HA NIENTE E CONTINUA A VIVERE SPERANDO NEL DOMANI E LUI HA VOLUTO FARE UN CARPIATO NEL VUOTO GETTANDO NEL CESSO TUTTO CIO’ CHE HA!

-…

Xari pensava a tante cose. All’elementare nozione che i soldi non fanno la felicità, all’infelicità che va di pari passo col vivere, a tanto altro. Ma non ebbe cuore di ribattere contro la sfuriata di Pikappa. Lo vedeva, perché soffriva, lo si vedeva, con un pizzico di egoismo incoscio, pensando a sé stesso che così tanto aveva sofferto senza esserci abituato.

-Però…Guarda…Hai mai visto un volto più felice.

Leonard Vertighel era trasfigurato. Il suo sorriso era quello della spensieratezza infantile. In quell’istante, il sole del tramonto illuminò il volto di Paperinik. Xari intravide le lacrime. Si girò e chiuse gli occhi, sapendo che, nonostante tutto, Pk non era cambiato.

Spulciarono tutta la stanza, alla cerca di un “deus ex machina*” che li salvasse. Non trovarono altro che il diario di Vertighel. Ben rilegato, mostrava un segnalibro ad una pagina di carta (carta! Ingiallita! Nel XXIII secolo!) che mostrava la pagina del 21 Marzo 2208. Nella pagina, una foto anch’essa ingiallita. La data era il 18 Febbraio 2206. Pikappa trasalì. La foto mostrava Vertighel (giovanissimo, ma riconoscibile, la fronte spaziosa era la stessa, così come le sopracciglia folte e gli occhi infossati verdi) in compagnia di…Lyla?

No, doveva essere un altro 5Y…Ma la data! Non corrispondeva, allora la Eidolon forse nemmeno esisteva. Quindi Pikappa comprese che quella donna (bè, ragazza, aveva a vista la stessa età di Vertighel). Incominciò a leggere le righe manoscritte.

“Amore, non so quanto potrei chiedere perdono, ma so di certo che

mai potrebbe bastare, nemmeno se non ripetessi altro che “perdonami”

fino all’Armageddon. Sono stato oggi al tuo funerale. Amore, unica

luce che per troppo tempo ho volontariamente e colpevolmente

ignorato se solo potessi avere un attimo per abbracciarti

e sentirti dire che non è stata colpa mia se ti sei lanciata da quel balcone

dove tanto ci eravamo amati! Vorrei tanto essere rassicurato da te, ma la

terrena e vergognosa realtà è che ti ho abbandonata spezzando, con i fili

che tenacemente mi legavano a te, anche il tuo cuore. Niente fili, niente

linfa, niente vita….

in alcuni punti la pagina era rovinata da alcune macchie ocrate. Lacrime. Lacrime di sessant’anni prima. Pikappa grazie al rimanente della pagina, potè ricostruire la terribile storia sulla quale si basava l’intera, dolorosa esistenza di Leonard Vertighel. Lui aveva vinto una borsa di studio per il Virginia Major Robotics, il più importante centro Universitario di robotica degli Stati Uniti e del mondo intero, si potrebbe dire, al pari con il centro “Hideaki Anno**” di Tokyo. Aveva lasciato quindi la sua casa natale e la sua ragazza, Elyse Elmwind. L’aveva lasciata egoisticamente, fregandosene di tutto. E lei, che ne era rimasta annichilita, si era lanciata dallo stesso balcone dove si erano baciati la prima volta. Uccidendosi. Una storia che potrebbe essere tragedia epica o romanzetto rosa strappalacrime, a seconda di come raccontata. Ma che era la pressante realtà che aveva spinto Vertighel ad inseguire per tutta la vita una chimera: ricreare artificialmente ciò che per sua colpa aveva perso. Chiaramente un’illusione vuota a cui aggrapparsi. Perché fosse definitivamente impazzito e si fosse ucciso, non lo avrebbe mai saputo.

Non sapeva e avrebbe mai avuto il coraggio di raccontarlo a Lyla, del resto non sapeva neppure se sarebbe mai ritornato a casa. Per quanto chiarificatore e tragicamente bello, quel viaggio era totalmente inutile ai fini primi della salvezza di Nova Xerba. Se ne andarono a mani vuote e condotti lacrimali pieni. Tornando verso il punto di convergenza, Paperinik ripensò alle folli parole di Vertighel.

La verità è che nulla può colmare il mio vuoto. Lenire il mio dolore.

Ho avuto tutto, tranne una cosa. Unica. Immensa. Irraggiungibile.

E si rese ancora maggiormente ragione della tragedia di quest’uomo, che sapeva di rincorrere qualcosa che mai avrebbe potuto afferrare e tuttavia lo rincorreva lo stesso. Del resto, cos’altro poteva fare se non sperarci?

——-

Note:

*=Deus ex machina. In latino “dio dalla macchina”, si intende con quest’espressione qualcosa o qualcuno che arrivi dal nulla per risolvere una situazione.

**=Citazione: Hideaki Anno è il creatore di Neon Genesis Evangelion

Capitolo XXVII

Il topo che fa scattare la trappola

Il silenzio regnava sovrano nello stabile abbandonato, un tempo neanche troppo lontano centro di scienza e saggezza.

Pikappa e Xari guardavano le alti pareti buie e imponenti di pietra e metallo.

-E ora?

-…

-Possibile che non ci siano soluzioni?

-L’unica sarebbe evacuare completamente Nova Xerba. Far scappare anche i porci e i pochi rimasti.

-I porci sono già fuggiti, hanno sfasciato completamente la torre del governo.

Pk rispose, con rassegnata ironia: -Sorpresa, sorpresa…

-E gli illusi delinquenti che non hanno lasciato Nova Xerba con i civili, per organizzarsi in patetiche squadre di difesa, di certo non abbandoneranno adesso il pianeta.

-…Io vado.

-…A farti ammazzare? Non c’è più nulla da fare, questo è palese.

-Non mi ammazzeranno. O almeno, non così facilmente. Se hanno orchestrato tutto questo macello è perché vogliono andare dannatamente oltre. E non credo che sia solo per uccidermi con le loro sporche mani. C’è qualcosa di terribilmente sottile in tutto ciò, un disegno preciso. Non ho altra scelta.

-Non essere folle! Pensiamo a dare l’allarme e a fuggire da qui! Sempre meglio vagabondare di nuovo per lo spazio, piuttosto che morire così!

-Non ti sto impedendo di dare l’allarme Xari. Anzi, fallo, perché che muoia o non muoia, di certo non posso rimettere al suo posto Xadhoom. Però…Non posso sopportare neppure che così tanti innocenti siano morti e soffrano perché Evron cerca me. L’unico modo che ho per sdebitarmi un po’ con chi ora giace senza vita su questo pianeta, è andare lì e fare in modo che nessuno debba pi soffrire per causa mia. E’ folle, magari questo sì, ma temo che da essere umano, prima che da non meglio definito “supereroe” debba farlo per forza.

-…D’accordo. Resterò e darò l’allarme.

Pikappa sorrise. In quel “resterò” non c’era ombra di paura, ma di forte accettazione della volontà altrui.

Poi, attraverso il finestrone centrale coi vetri fracassati, Pikappa osservò Xadhoom che lentamente, placida, calava all’orizzonte, ridando vita all’insegumento infinito di giorno e notte tra le metà del pianeta.

***

Agron lo guardava, attraverso i monitor di controllo.

-Era ora, che accettassi. Non ci speravo quasi più…

Paperinik muoveva passi per metà incerti, per metà sicuri nell’ombroso e desolato piazzale, alzando nuvolette di polvere ad ogni pesante passo, per attirare l’attenzione.

Si erano intesi alla perfezione, lui ed Agron, sebbene Pikappa ne fosse inconscio.

Arrivò una pattuglia di Evroniani.

-Forza.

Sapevano che non avrebbe reagito? Non gli misero neppure le manette. In capo ad un’ora furono sulla nave ammiraglia.

***

I corridoi, freddi e grotteschi nella loro antropoformità, fatta di spettrali statue di Evroniani piegati sotto al peso delle colonne, scorrevano velocemente.

Al termine di quel dedalo di vie, si ritrovarono in una ampia sala circolare. Davanti a loro, una porta ciclopica. Il buio invadeva tutto come in una bottiglia di vetro nero. Nella stanza apertasi dietro la porta, una remota lampada da scrivania. Si intravedeva una sedia voltata verso una grande, grandissima, imponente vetrata (anche se, chiaramente, non era di vetro…).

Un passo.

Un altro passo.

Solitario.

Camminare nel buio.

Senza scorta.

Ancora una volta, solo.

-Paperinik…Ti sembrerà strano, ma non mi viene in mente una sola parola per avviare questa discussione.

Pikappa, in altri tempi, avrebbe fatto un paio di battute idiote sul risparmio energetico a cui pareva aderire con tutte le forze la stanza. Invece, prese la pistola di Xaren e la puntò in direzione della voce.

-Prima di cominciare, una doverosa precisazione. Se intendi uccidermi, sappi che, per quanto lo odi, non esiterò a fare fuoco. E così con chiunque mi si parerà davanti. Mi spiace, ma ho troppo per cui vivere, troppo da dover ritrovare sulla Terra, e non l’ho difeso abbastanza. Troppe volte mi sono arreso davanti alla morte e solo ora, per quanto mi odi per aver accettato la mentalità stessa della guerra, devo accettare l’idea di dover uccidere per sopravvivere. Basta, Evroniano. Basta. Non voglio più che innocenti muoiano per causa mia.

-”Innocenti”?

Si alzò. Le luci si accesero in quell’estremo settore della stanza.

-Comunque, mi chiamo Agron. Sono stato il primo a dirigere la spedizione sulla Terra* e ad incontrarti. Rammenti?

-Ricordo, sì.

-Bene. Ciò detto, mi spiace che tu mi creda così crudele. Io non ho ucciso nessun innocente. Quanto mi sarebbe costato annichilire le navi di salvataggio dei civili? Pensi che non avrei potuto eludere facilmente una misura di sicurezza pressoché nulla, orchestrata peraltro dal governo di Nova Xerba, con il quale ero d’accordo?

Accetta piuttosto una verità evidente, quella che gli xerbiani rimasti si sono uccisi fra di loro. Si sono traditi tra di loro, noi non siamo altro che la causa scatenante ed esterna! SI SONO AMMAZZATI FRA DI LORO, FREGANDOSENE DEL LORO ESSERE FRATELLI! FREGANDOSENE DI CIO’ PER CUI AVEVANO COMBATTUTO E SOFFERTO! SI SONO COMBATTUTI E AMMAZZATI TRA COMPAGNI E FRATELLI, COME FANNO TUTTE LE SPECI VIVENTI!

-Anche gli Evroniani?

-Anche gli Evroniani.

Si voltò di tre quarti. Nel vederlo, Paperinik ebbe un sussulto: una lacrima gli pendeva dal becco.

-Non immagini…Quanto ho dovuto vedere. Perché? Perché non possiamo essere Evroniani? Perché dobbiamo tramare l’uno contro l’altro, pur di avere potere? PERCHE’ DOBBIAMO AMMAZZARCI A VICENDA? PERCHE’ DANNAZIONE? PERCHE’ IO HO UCCISO SENZA MOTIVO? QUANDO NO NERA NECESSARIO PER SOPRAVVIVERE?

In quel momento Pikappa ebbe il fiero desiderio di sparargli. Uccidere quindi anche per lui era…Necessario. Poi si fermò a pensare un momento. Anche per lui era necessario, se Agron avesse tentato di sparargli. Ma allora cos’era giusto? Uccidere per non morire o morire per non uccidere? Come ogni distinzione che pretenda d’essere tra il bene e il male, una risposta che sia una, probabilmente non c’è, ne ci sarà mai. Ci sono solo miliardi di risposte, una per ognuno che si sia trovato in una situazione del genere. In quel momento, Pikappa non propendeva per nessuna delle due, ma avrebbe fatto la cosa più naturale per chi troppo aveva da ritrovare: una casa, una famiglia, una stessa esistenza alla quale si era stati strappati.

Calmatosi, Agron riprese.

-Ma adesso…Io posso. Posso creare un’Apocalisse che coincida con una nuova Genesi, posso finire il mio progetto di purificazione dell’Impero.

-Evvai, uno psicopatico filoreligioso…

-Mpf. Hai ragione. Suona da pazzi, da montati. Eppure non serve altro per definirlo…E dire che neppure credo in Dio, o in Evron, o in qualcosa di superiore. Troppe volte i nomi degli dei sono usati per sdoganare le azioni degli uomini. Ho allontanato tutti coloro che ritengo necessari a ciò che sarà. Ho radunato qui il Consiglio Imperiale e l’Elìte militare. Per distruggere tutto in un colpo. L’Archiatra Zreex ha creato un catalizzatore di materia/energia. Ciò che non sa è che io lo utilizzerò sulla FLOTTA a polarità inversa, non per racchiudere, ma PER ANNICHILIRE!

-Morirai.

-Lo so…E’ una cosa inevitabile. Non sono uno di quei tiranni pazzi che pensano di avere il potere di Dio. So bene che gli Evroniani, compiuta la distruzione delle alte sfere, probabilmente ricostruiranno un’Impero uguale a quello di prima, vanificando tutto. Però io non ho nient’altro per provare a cambiare le cose. Ciò che potevo fare l’ho fatto.

-PERCHE’ NON SOPRAVVIVERE? PERCHE’ NON CONTINUARE A COMBATTERE?

-Perché è necessario unoscossone finale. Se non lo faccio, mi uccideranno prima e con cosa mi ritroverò? Con un nulla di fatto.

-Una strage è qualcosa di fatto?

-Se è una strage di empi, sì.

-E CHI DECIDE CHE SONO EMPI? TU? NON E’ QUESTO ARROGARSI IL POTERE DI UN DIO?

-Forse. E’ molto controversa, questa situazione…Ma è ciò che ho perseguito per una vita!

-Ciò non giustifica un massacro.

-Lo so. Non mi arrogo se non altro l’assoluzione piena e automatica.

Pikappa puntò di nuovo la pistola.

-Purtroppo, come ti ho detto, non ti lascerò fare nulla del genere.

-Oh, ma tu non morirai. Ho preparato una navetta apposita.

NON E’ PER ME! NON TI FARO’ AMMAZZARE TUTTA ‘STA GENTE COSI’!

-E’ troppo tardi, Pikappa. Zreex è già uscito.

Una tuta piuttosto goffa e ingombrante si dirigeva verso un attrezzo sferico grande e collegato da alcuni cavi ad alcune navette

NOO! MERDA! NOOOO!

Uno scomparto si aprì, rivelando una terribile forza di gravità. Agron, per qualche motivo, rimaneva immote ad osservare lo spettacolo che si preparava lì.

-NO! NO! NO! NOOOOOO!

Un colpo, una luce, un botto, circuiti e resti meccanico-organici in terra. Blocchi di metallo crollano a chiudere il varco depressurizzato.

-Anf…Anf…Merd..Mi pare…d’aver detto…no…

-Rimani, se vuoi.

-Ti prego, ferma almeno la distruzione di Nova Xerba…

-Quale distruzione?

-Il sole..assorbirà il pianeta.

-Non accadrà nulla di tutto ciò! Il sole non s’è mai spostato…

-AVETE FATTO…

-…Credere al governo di Nova Xerba che ciò stesse accadendo, sì. Serviva per arrivare a te.

-MERD…Ma…La primavera..Il riscaldamento.

-Trucchi, Pk. I satelliti servono ad attivare il catalizzatore. Per dar credito alla minaccia ho fatto in modo che i satelliti potenziassero i raggi. Perché mai dovrei distruggere Nova Xerba? Te l’ho detto, ‘sto pianeta era solo un tramite! Un mezzo! E comunque….Ti ho detto anche che gli Xerbiani si sono distrutti tra di loro. E’ la verità. Hanno annichilito il loro pianeta. Da soli…!!!!

-Che cosa stai…

-ZREEX! CHE STAI FACENDO?!?

CHE DIAVOLO??

STA PROIETTANDO SU DI SE’ IL CATALIZZATORE! VUOLE ASSORBIRE IL CONTROLLO DELLA MATERIA/ENERGIA…VUOL DIVENTARE…

-…Xadhoom…

Capitolo XXVIII

Colui che diventa tutto

BASTARDO…HA INTERROTTO IL SEGNALE, ATTIVANDO IL CONTROLLO LOCALE…LO FA INTENZIONALMEN…

>BRIIIP<

agron lesse il monitor del computer:

CHIAMATA IN ARRIVO

ZONA ESTERNA 44-D

-Grandissimo…

Rispose.

-ZREEX!!! CHE DIAVOLO VUOI FARE! TI AMMAZZERAI!

-Se anche fosse, Agron? Per tutta la vita ho vissuto venendo giudicato un vigliacco, un inutile essere! E ora, pongo fine ai tuoi deliri di grandezza per addentrarmi nel Tutto! IO DIVENTO ENERGIA! IO DIVENTO CIO’ CHE HA GENERATO L’UNIVERSO! CIO’ CHE DA VITA ALL’UNIVERSO! SE MORIRO’ VERRO’ RICORDATO COME COLUI CHE E’ DIVENTATO IL TUTTO! SE VIVRO’ DIVERRO’ CIO’ CHE ERA QUELLA XERBIANA MALEDETTA! ADDIO AGRON!

BASTARDO! LURIDO, SCHIFOSISSIMO STRONZO!

La linea cadde. Il silenzio accolse un mare di nulla bianco che invase la stanza. Poi si spense. Poi ancora, e di nuovo si spense.

-No…NO! NO! NO! NO! NO!

Però…Non durò a lungo. Zreex Sembrava impegnato in una corrida a mani nude con un enorme fascio di luce bianco, incanalato in un tubo invisibile, probabilmente per effetto del catalizzatore.

***

Zreex non mollava.

-AVANTI BASTARDO…AVAAAANTIIIIIIIIIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGHH!

Il fascio era entrato in lui, ma in maniera diversa da quanto immaginava. Inglobò la mano e iniziò a salire su per il braccio, ripiegando le ossa verso l’altro, spezzando tutto in un macabro tripudio di sangue e pezzi di carne che volavano insensatamente. Spezzava l’armatura, la pelle, il braccio, lo distruggeva. La luce l’accecava.

Un nuovo fascio uscì dal suo controllo, volò in direzione della testa, entrò spezzando il casco, lacerò un occhio, la pelle, i muscoli, il cranio e il cervello e riuscì dalla nuca.

Zreex era morto. Lasciò la presa si adagiò sul fascio, che si espanse, come un fiume che entra in una valle vuota, iniziò a distruggere le navi che circondavano l’ammasso meccanico galleggiante che un tempo si definiva Zreex.

Le urla di coloro che non saranno più riempivano Pk.

-AGRON! FERMA QUESTA FOLLIAA!

…Bella battuta…Ma inutile. E Pk lo sapeva. Lo sapeva benissimo. Era inutile. Fermare quel massacro gli era impossibile, lo sarebbe stato per chiunque. Le gambe gli cedettero, si mise in ginocchio, come in sottomissione ad un dio crudele. Gli occhi era vacui, vuoti, nulli. La bocca socchiusa. Qualunque pensiero, inutile e privo di consistenza.

L’impotenza totale.

La sicurezza incontrovertibile di non poter far null’altro che aspettare, che guardare.

Fermo, lì. Senza muoversi. Rendersi conto che avere un costume, una mascherina, degli aggeggi ipertecnologici non ti fa essere più di un essere umano. E l’essere umano non può tutto. Per quanto sia necessario e possibile far del proprio meglio per migliorare il mondo, ci sono occasioni in cui devi rimanere lì. Tale è la natura umana e non divina.

Tale è la natura di chiunque. Pk incluso.

***

La porta dietro di loro scorreva. Aria fresca entro dall’esterno. Non un movimento. Si poteva quasi sentire lo spostamento d’aria di chi entrava nella stanza.

Entrare.

Camminare.

Alzare il braccio.

Premere.

Un filo di niente spezza l’aria nulla e immota del luogo. Un lampo, una saetta istantanea ed effimera. Un colpo secco, un buco, una fontana che getta nel mondo un lampo di sangue: Sangue di Pk. Che si accascia, colpito al fianco.

Prima di perdere i sensi, accentua la sua caduta per dar l’impressione di essere morto. Il dolore poi, lo acceca e gli fa perdere i sensi: il contraccolpo gli ha rotto delle costole.

Ma quello è solo il colpo d’avvertimento.

***

-Agron, nel nome di Evron e del Consiglio Imperiale tutto e glorioso, ti destituisco, per tentato sovvertimento dell’ordine Imperiale e alto tradimento.

-Zarexan, non sparare. Aspetta che mi sia voltato…E’ facile uccidere se la vittima non ha un volto umano, no? Guardami, se mi vuoi uccider…

Si fermò. Gli occhi andarono dai quattro consiglieri a Pk, a terra.

-…

Poi li abbassò, si girò.

Zarexan, attonito, si riscosse e si avvicinò.

-Nel nome di Ev…!

Un luccichìo, un manico di legno che gira, svolto come un lenzuolo, lieve e pesante nella sua missione di messaggero della Chera di morte.

Un tonfo. Ossa spezzate. Carne lacerata. Emoevron.

Emoevron.

Emoevron.

Capitolo XXVIII

Knockin’ on heaven’s door (o “della pagina in cerca d’autore”)

Agron aveva preso una lancia da un vano sulla scrivania, come se avesse intuito che Zarexan si sarebbe avvicinato per ucciderlo. S’era voltato di colpo, tranciandogli un fianco, fermandosi per girare la lancia e incastrarla nella poltiglia di ossa. Lo usò come scudo per parare i colpi di disgregatore che piovevano dai tre sopravvissuti.

Un colpo gli squarciò una coscia.

-Gwooh!

-Bastardo!

La gamba cedette, Agron non potè sopportare il peso del corpo esanime e cadde. Vicino al corpo di Pikappa. Vide quella pistola, grande, pesante. La lancia era già stata sfilata da uno dei consiglieri, doveva sbrigarsi ad afferrarlaaaa…

Poi, accadde una cosa molto strana. Un lampo piombò su di lui, preceduto da un’ombra pesante. Nemmeno il tempo di capire e la lancia si era abbattuta sul suo braccio. Agron tentò di tirarlo dietro, ma ciò che riportò a sé era un moncherino grondante Emoevron. L’altra parte del braccio volo un’istante per un volo icareo e poi cadde macabra in terra.

-ENNYAAAAAAARGH!

In preda ad un dolor folle, lui si girò. Con un movimento reso possibile dalla insofferenza al dolore che aveva seguito quella fase di lancinate sofferenza durata pochi istanti e già pronta a ritornare, afferò la pistola.

Puntare, premere, sparare.

Il colpo alzò da terra l’evroniano per ributtarlo poco più in là. Altri due colpi frantumarono i corpi degli altri, prima che potessero anche solo scuotersi.

Poi si rese conto del lavoro che gli rimaneva.

***

Poco tempo. Troppo poco.

-Merda…Entra, maledetta capsula…Entr…AH!

Entrò. Il compartimento stagno si chiuse.

La prta del paradiso da cui per le sue malefatte era stato escluso. Eccola. Bussò ancora una volta, per dare il segnale d’apertura al portellone d’espulsione. Apertura. Rilascio. Depressurizzatasi la cella, la capsula fu espulsa. I reattori, terminata la spinta gravitazionale, l’avrebbero condotta al riparo, verso i sopravvissuti di Xerba.

Poi entrarono. Molti, armati. Una raffica di colpi falciò Agron, che morì prima di toccare terra. Pochi secondi dopo, il nucleo del fascio di luce si compresse su se stesso ed esplose di luce, trasformando un piccolo nucleo di universo in una immensa pagna bianca. Se l’avessero voluto, ora, gli evroniani sarebbero potuti ripartire da quella pagina bianca. E riscrivere tutto. Tutto. Quando il bianco si spense, non rimaneva niente. Lontana, una capsula si allintanava tranquilla. Placida. Senza rumore, come sempre, nello spazio tacito.

In quel cimitero di rottami che era stato una grandiosa flotta imperiale, galleggiavano piccoli nuclei di acqua. Acqua. Salata. Lacrime.

Nell’immensità globale e completa dell’Universo, delle lacrime di Evroniano, silenziose e infinitesimali, esistevano.

Esistevano.

Se Dio e l’anima esistono, ora Agron bussa alle porte del paradiso.

Per aprigli l’uscio, bastano poche gocce di acqua.

Che cosa, in confronto al tutto?

Che cosa, in confronto al niente?

Continua…

Fine quarta parte

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