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Per un’intelligenza artificiale come Uno (o Due), il modo più comodo e rapido per viaggiare consiste nel trasferire il proprio software attraverso la Rete. Questo se nessuno si prende la briga di mettere in mezzo un blocco informatico che impedisce il passaggio di informazioni di livello evoluto. La soluzione più elementare sarebbe semplificare la trasmissione fino ad un livello elementare, ma anche ipercompattando i dati ci vorrebbero alcuni secoli per inviare l’intero software della I.A. creata da Everett Ducklair attraverso i canali informatici normali (come Internet, ad esempio).
Come comportarsi, allora, se l’imminente arrivo di una flotta evroniana rende consigliabile cambiare aria e circuiti? Molto semplice: bisogna spostarsi di persona (si fa per dire). Per fare questo, Uno si è avvalso del “database a memoria di massa submolecolare”, una delle ultime invenzioni messe a punto da Everett Ducklair prima di partire per il Tibet. Sfruttando i diversi tipi di “spin” esistenti (in parole povere, il senso di rotazione delle particelle) e accoppiandoli a segmenti di codice binario, questo rivoluzionario sistema d’archiviazione consente di trasferire una quantità enorme di dati all’interno di una memoria solida e compatta.
Fortunatamente, Ducklair aveva lavorato a questa invenzione utilizzando soltanto… carta e penna.
Al momento della sua partenza da Paperopoli non aveva trovato il tempo di trasferire gli appunti nel computer, e ciò spiega perché Due ne sia rimasto all’oscuro. Uno, invece, ha ritrovato queste annotazioni e le ha utilizzate per costruire una navetta con memoria di massa submolecolare, in grado di portare “fisicamente” la sua personalità sintetica fino al planetoide evroniano. Peraltro, questa agilissima astronave è di dimensioni talmente ridotte da essere confusa con un piccolo asteroide, sfuggendo così ai rivelatori della flotta aliena.

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