Titolo: Guerra di frontiera (Ep.3)
Autore: Simone “MxM” D’Anastasio
Età consigliata dall’autore: 12+
Timeline: non è inseribile in un periodo preciso, necessita la conoscenza di tutta la saga di Pkna. Va comunque posto dopo “Guerra di frontiera ep.2” dello stesso autore.
Genere: azione/drammatico


GUERRA DI FRONTIERA (ep.3) by Simone MxM D’Anastasio

Capitolo X

Gioie e dolori

 

Si accese un Havana. Si compiaceva del nubifragio che incessantemente stava inondando Wellington, nel pieno della stagione delle piogge. Gli piaceva la pioggia. Gli dava un senso di potenza, di protezione, poter guardare indifferentemente il freddo e l’acqua dal caldo di un edificio, meglio se un bel grattacielo o…la residenza del presidente della Nuova Zelanda.

Potere. Senza doverne rendere conto a nessuno. Senza superiori ottusi, senza funzionari scrupolosi. Potere a chi sapeva come gestirlo al meglio. Per sé. Il suo sogno, in definitiva.

“Indipendenza.”

Nessuno poneva limiti a Fenimore Cook. Nessuno. Nemmeno quegli esseri viola che gli avevano offerto la distruzione di tutti i suoi nemici: Pk e Pickett in primis. Non si preoccupava più di Angus Fangus, quel lurido maori che lo aveva quasi rovinato una volta.

Fangus lo sapeva bene. Un solo piede in Nuova Zelanda, e sarebbe morto. Doveva farsi gli affaracci suoi, in America. Anzi. Negli USA poteva spalare letame su Cook quanto voleva, tanto a nessuno importava. Almeno, a nessuno che contasse. Iraq, Iran, Cina, Afghanistan, Russia, Corea del Nord, questi erano i nemici dell’America Potente. Non un misero staterello in capo al mondo, per di più Anglofono. Così credevano loro, per lo meno.

Sorrise. Aspirò i fumi cancerogeni del sigaro quasi fossero profumo, e si sedette sulla sua poltrona. Mancavano solo pochi gradini…

Nova Xerba

-Pikappa! Dannazione…Dannazione!

Non riusciva a svegliarlo, sembrava in coma. Doveva portarlo in ospedale. Si era accasciato senza un lamento qualche minuto dopo aver ucciso l’Evroniano Feruxita, ed prima di svenire, altro non aveva detto che “Via…Portatemi a casa.” sembrava pazzo. Forse lo era per davvero, forse non aveva quella tempra che aveva portato quasi definitivamente alla disfatta Evron.

Ma non c’era tempo per pensare, doveva trovare un mezzo di locomozione, si ricordò dei camion della Resistenza. Uno era in fiamme, ma forse l’altro poteva essere messo in moto. Si fece strada tra i resti degli occupanti del mezzo, scansò i piloti semi scarnificati: dopo qualche tentativo e diversi collegamenti elettronici di fortuna, la quattro ruote si avviò.

-Sì!

Per fortuna il mezzo non era sprofondato nel fosso abbastanza per impedirne il recupero senza l’uso di una gru e Xaren poté percorrere al contrario il sentiero scivoloso per il sangue e il fango, che venivano schizzati come acqua delle pozzanghere a destra e a manca.

 

5 minuti più tardi…

 

La camionetta attraversava le rovine della città di Guardia, importante polo commerciale di Nova Xerba…fino a due mesi fa, perlomeno.

Finchè, di colpo, il mezzo si ribaltò su un fianco, Xaren venne catapultato fuori, al contrario di Pk, che, saldamente fissato ai sedili del retro della camionetta. Una mina aveva fatto saltare quasi tutta la parte anteriore destra, ruota compresa.

All’improvviso, come fossero fantasmi, dalle macerie spuntare dei giovani Xerbiani (tutti sotto i trent’anni, avrebbe detto un terrestre) vestiti di nero e rosso scuro.

“Estremisti…Si mette male.”

I massimi fautori della Guerra come strumento di depurazione dell’Universo. Nazionalisti, peggio degli esponenti del Governo. Assassini. Picchiatori.

-Ehi…Chi è questo bastardo?

-Ma guarda! Xaren, il reverendo Xerdhoom del Fronte di Liberazione.

Risate di scherno. Lo xerbiano, indolenzio dalla caduta, ricevette diversi calci in rapida successione.

-Figlio di puttana!

-Sporco traditore!

-Bastardo!

-Ammazziamolo!

E Xaren, incapace di difendersi da 5 persone contemporaneamente, incassava il pestaggio…Ma…

-Ma com’è….Una festa…Una festa…E neppure mi invitate?

“Pikappa?!?”

E Paperinik uscì fuori dalla camionetta, senza un graffio, come se non fosse mai svenuto…Non fosse per quell’inquietante sorriso sadico in faccia, e quegli occhi sbarrati.

-Mi permetto di dare il cambio a Xaren…

-Che c****o vuoi, bastardo?

-Fo****to idiota, sei morto!

-Non siamo forse tutti…-rispose con una voce orribile Pk -Non siamo forse tutti condannati?

E sorrideva.

Presa un spranga da terra, caricò a testa bassa gli aguzzini di Xaren, urlando conme un ossesso.

Uno dei cinque tirò fuori un coltello a serramanico.

“Fatti sotto, stronzo.”

Pronto a colpire nel ventre il papero, sicuro di potersi abbassare abbastanza da evitare la sprangata, aspetto Pikappa. E quando fu il momento di colpire, Pk gli saltò addosso all’ultimo momento, come fosse posseduto, evitando non solo la coltellata, ma riuscendo a  dare un colpo dalla forza pazesca al giovinastro, che sentì chiaramente le costole incrinarsi all’istante. Poi svenì, crollando a terra.

-!!!

-Bè? Già passata la sbornia? Non volevate farmi secco?

Xaren, sebbene con diverse ossa rotte ed ematomi vari, era ancora lucido, abbastanza per assistere a quello spettacolo. Cinque minuti. Non di più.

Dopo questo brevissimo lasso di tempo il commando era fuggito, ridotto in uno stato pietoso. Paperinik rimaneva lì. Statuario, bestiale. Ammesso e non concesso  che fosse ancora lui…Ma poi, l’espressione di compiaciuta crudeltà del terrestre si era dissolta, e lui aveva avuto appena il tempo di proferire “Oddio…”, prima di svenire di nuovo, in preda alle convulsioni.  Poi non si mosse più, come prima. E, come prima, il vento acuiva quel freddo silenzio, che vibrava sotto piccole, quasi timide gocce di pioggia, molecole leggere che scendevano ad annacquare il sangue sull’asfalto.

Xaren non aveva la forza di muoversi, ma dovette sforzarsi fino all’inverosimile, a costo di procurarsi dolori atroci. Ora doveva pregare che il comunicatore criptato che teneva nella fibbia della cintura non si fosse rotto. Estrasse il piccolo oggetto smussato dalla cinta e osservando con immane sollievo che fosse intatto, ricercò la frequenza criptata dei compagni, i quali gli assicurarono immediato soccorso. Chiuse la chiamata e osservando Pikappa pensò, con un misto di tristezza e disgusto:

“Patetico esserino. Non ha mai conosciuto nulla di simile a quello che proviamo e viviamo noi. Se non è sopravvissuto, tanto meglio. Non possiamo anche permetterci di curarlo, se non può esserci utile e non è una vittima di questa guerra.”

Disgusto, sì. Ma n fondo, quel disgusto era rivolto a sé stesso, a quel conflitto che lo costringeva a pensare in quel modo spietato.

Chi è più selvaggio e bestiale? La belva irrazionale o chi, dotato di raziocinio, segue e imita la belva?

 

Capitolo XI

Sospeso

 

-Wooooooooo…..

Il turbinio del vento scuoteva le fronde di alberi invisibili. Il fruscìo gli scosse dolcemente il volto. Paperinik si alzò in piedi, o meglio, ebbe l’impressione di farlo, perchè non c’era nulla sotto i suoi piedi, niente sopra la testa, niente intorno. Ma era il niente più paradisiaco, bello, dolce che si possa immaginare, il nulla più assoluto, la pace completa. Neppure il vento si avvertiva, eppure c’era.

-Allora…Forse è questa la morte? Oppure è un sogno? Ma magari…magari è la vita ad essere un sogno, ad essere un incubo, ad essere…Effimera. Forse è questa la realtà…La vita non esiste..E’ solo finzione…Ma comunque…Cosa ha più senso ormai? Ora c’è solo questa pace…Pace…Sshh…Ora giaciamo…nel nulla.

 

“Animula vagula blandula,

Hospes comesque corporis

Qua nunc abibis in loca

Pallidula, rigida, nudula,

Nec, ut soles, dabis iocos… “

[Piccola anima smarrita e soave,/ compagna e ospite del corpo,/ora ti appresti a scendere in luoghi/ incolori, ardui e spogli, / ove non avrai più gli svaghi consueti…  (Adriano, Imperatore Romano)]

 

-Uh?

Quelle parole…Quelle astruse parole in latino…Se le ricordava. Che cosa erano?

E rammentò. Anni ed anni prima, alle Superiori. Aveva letto dei brani di un romanzo…Che conteneva queste parole, questa poesia.

Che libro, dannazione? Tutto era intorpidito e lontano. Improvvisamente, stupendosene, ma forse non troppo, si trovò vicino un libro. Quel libro.

 

Marguerite Yourcenar

MEMORIE DI ADRIANO

 

“Siiignooore…”

Si era innamorato di quel libro, nell’ultimo anno prima del diploma. Roba incredibile per lui, che per le pagine aveva sempre avuto un’avversione istintiva. Sapore di biblioteca, gli riportava alla mente in modo inquietante il profumo dopobarba fatto in casa di Zio Paperone…Eppure lo aveva comprato (lui!), lo aveva letto tutto con attenzione (lui!) e ci aveva sognato sopra infinite notti (lui!).

Non era certo un libro che offrisse a prima vista spunti per i suoi (frequenti) sogni, però l’idea di quanto un uomo possa ripensare alla sua vita in prossimità della Morte gli dava come l’impressione di essere libero, senza pesi, come un colombo che spiegate le ali, avesse di fronte gli infiniti spazi del cielo.

La Morte…Che pensiero lontano, allora, e, forse, anche in quel momento preciso.

Distante.

Ma quanto sarebbe durato quel momento eterno di pace, che lo accoglieva come se fosse sempre il primo attimo di sollievo dopo una fatica, quello che porta all’apice il piacere di scaricare la stanchezza?

Un minuto, un secondo, una vita, l’eternità?

Ed era impossibile pensare a tutto questo mentre il fruscìo del vento inesistente lo allietava.

-Se questa è la Morte, allora davvero sono diventato un’animula anch’io…Se davvero è la Morte, entriamoci a occhi aperti…

 

Capitolo XII

Coma

 

Centro di accoglienza medica Xarda’ren

-C-come sta, dottore?

Il dottor Xacrates trasalì. Xaren era sveglio! Come diamine faceva ad essere SVEGLIO e LUCIDO nelle sue condizioni? Come poteva anche solo poter pensare di allungare il braccio e parlare?

Xacrates era una persona particolare. L’unica sua certezza erano le diagnosi, le uniche cose in cui potersi rifugiare…Non si era mai accorto che credendo ciò si era reso cieco e ottuso, incapace di guardare oltre.

-Di chi parli, Xaren?

-Pk…Come sta Pk? Dov’è?

-…

Non ne aveva idea. Paperinik era stato portato d’urgenza al reparto traumi cerebrali, mentre Xaren, ferito “solo” fisicamente, era stato trattenuto in Pronto Soccorso.

-DOV’E’? DANNAZIONE DOTTORE DOV’E’? COME STA? E’ VIVO?!?

L’energumeno afferò il malcapitato per il camice.

-MI RISPONDA!

“OCCAZZO!”

-SEDATIVO! PRESTO!

-NO! RISPONDIMI BASTARDO! RISPONDI…AH…

Il sedativo salì piano nelle vene, addormentando il Creditore.

-Merda…Ho avuto l’impressione che volesse uccidermi…Farneticava…Voleva sapere di Paperinik.

-Paperinik?-rispose l’infermiere-Mah…Non si sa se sia vivo o morto…Di certo se non lo è gli manca poc…DOTTORE DOVE VA?!?

Xacrates uscì dalla stanza del fatiscente edificio.

-CHIAMA IL DOTTOR XANDA!

Il dottore iniziò a correre, attraversando l’edificio. Avrebbe portato a Xaren notizie di Paperinik, vivo o morto che fosse.

Proprio in quel momento, Xacrates, il dottor Xacrates, colui che si rifugiava nella freddezza  della medicina, improvvisamente, quasi in silenzio…Provò un sussulto d’umanità.

***

Reparto Traumi Celebrali…

La prima cosa che lo colpì, di certo, era il vuoto. In quella stanza non c’era paticamente nulla. La flebo, l’elettroencefalogramma e un paio di altri strumenti tesi a controllare le funzioni vitali: battico cardiaco, eventuali emoraggie et similia, ma basta. Solo il letto e l paziente. Solo questo per chi, a detta dell’infermiere, era mezzo morto?

Tutto questo per “l’eroe” che aveva combattuto e sconfitto gli Evroniani?

-Ma…Battito regolare, organi attivi, funzioni celebrali attive…E’ PERFETTAMENTE SANO!

Come rispost trovò la voce del neurochirurgo Xanathor.

-Errore mio caro. E’ in coma.

-COSA?! MA SE NON HA TRAUMI DI NESSUN GENERE! NESSUN EMATOMA! NIEN…

-Niente di niente, già. Non ripetere cose che so bene. Non commettere il tuo solito peccato di ottusità, Xacrates, e osserva la realtà: Pikappa è in coma. Il perchè non lo so. Ma gli esami indicano chiaramente che le funzioni celebrali, sebbene attive, sono ridotte e non poco…E’ come se dormisse, anzi, sta dormendo, il fatto è che…Sono sedici ore che è in questo stato. Dorme.

-…

-E…Xaren?

-E’ stabile, figurati, uno con la sua tempra…Conciato piuttosto male, e forse con qualche danno al cervello, ma per il momento non è in pericolo di vita.

-DANNI AL CERVELLO? E LO TENETE IN PRONTO SOCCORSO?!

-Non…Non abbiamo esami che lo confermino…

-E ALLORA CHE DIAVOLO FAI, PARLI A VANVERA? SEI FORSE TU QUELLO CON I DANNI AL CERVELLO?!

-Ecco…Prima…Mi ha…Mi ha aggredito, chiedeva di Paperinik.

-…

-Abbiamo dovuto sedarlo…Pensavo mi ammazzasse…

-Io…Scusami Xack, non volevo certo insultarti…

-Fa nulla…Ti capisco. Tutto questo….Tutto questo è insostenibile. E’ troppo. Troppo per chiunque, per i malati, per noi, per i soldati, per tutti..

-…

-…

E, come sempre, quello che colpiva, era l’immenso silenzio carico di sofferenza.

 

Capitolo XIII

Decisioni gravose

 

-Niente?!?

-Buio completo.

-Ma…E’ una cosa voluta?

-E chi lo sa? Ormai Agron fa di testa sua. Ha liberato Pk e il Creditore Dopo averli avuto fra le dita…E’ come dare un calcio alla fortuna! E’ di un’illogicità incredibile!

-Possibile che anche questo silenzio dal pianeta sia una sua idea.

-Pensandoci bene, è probabile. Le truppe sono asseragliate nella regione della capitale da un mese. UN MESE!

-Ssst, ci mancherebbe anche ci sentissero!

-Sentire chi, scusa? Sono tutti contro Agron, ormai. Sta portando alla disfatta l’esercito contro un avversario inesistente, è come una mosca che sbatte sul vetro.

-Tutti contro di lui…Ma nessuno che possa far nulla.

Zreex annuì, ma pensava ad altro.

“Per poco, ancora…”

***

-Non capicos dove volete arrivare, Signore.Potevate uccidere subito entrambi, ma li avete liberati, potete prendere la capitale in qualsiasi momento, ponendo fine alla guerra, ma continuate a tergiversare. Tutto questo solo per loro?

-Tutto questo solo per LUI, esserino patetico. Paperinik. Non è abbbastanza ucciderlo. Troppo veloce, troppo fugace. Anche nel modo più atroce. Gli ho preparato tutto un mondo di orrori, voglio che muoia dentro, voglio che si odi, voglio che soffra ciò a cui ci ha condannati, voglio che desideri morire, voglio vedere se resisterà o se arriverà a suicidarsi. E voglio ridere di tutto ciò!

-Fate aspettare un esercito intero per causa di uno solo?

-Tu non puoi capire…Nessuno di voi che non eravate soldati quando cadde l’impero, in questo quadrante…può…capire. Tu che eri uno stramaledetto Archiatra, non puoi capire la nostra sofferenza, che voi avete evitato grazie alle vostre care MUTAZIONI DI RANGO.

Esci, ora. E, giusto perchè tu lo sappia, il Creditore è solo una pedina fortuita. Se non altro, ne approfitterò per vendicarmi anche di Xadhoom.

“Fottuto pazzoide” pensò Zreex uscendo.

 

Capitolo XIV

Scrosci

 

“I’ll find you somewhere

I’ll keep on trying

Until my dying day

I just need to know

Whatever has happened?

The truth will free my soul…”

 

[Within temptation-Somewhere]

 

La domenica sera, a Paperopoli, è quanto di più deprimente ci possa essere (il che è un fatto comune nelle metropoli) e se ci si mette la pioggia, aggiungendosi al dolore di avere perso di nuovo il proprio migliore amico, dopo averlo ritrovato da poco, senza avere idea non tanto di dove si trovi ora, quanto di dove cercarlo. Quell’umanissima machina che è Odin Eidolon, in piedi alla base del piano segreto della Ducklair Tower, osservava la pioggia confondere le linee e leuci in lontananza, come in un quadro impressionista, ascoltava la canzone della pioggia, il suo scroscio, che pareva al contempo essere di sottofondo e sovrastare tutti gli altri rumori che sono signali vitali della città, della grande città.

“Possibile? Ci siamo persi di nuovo, Paperinik. Dopo esserci di nuovo ritrovati, dopo tanto tempo in cui ero vissuto nel torpore dello Stand-By avevo pensato…Che nonostante tutto…Le cose potessero tornare come prima, come se questi 5 anni non fossero stati altro che una parentesi, un sogno…Un qualcosa dal quale svegliarsi. E invece guarda…Ancora una volta sei scomparso nel nulla, senza lasciare alcuna traccia se non poche, misere molecole di niente! Eppure, è successo altre volte, dovrei essere sicuro di ritrovarti, ma stavolta non riesco ad esserne neppure un po’ convinto. Sono diventato pessimista, Pikappa…Ora tu non sei altro che una serie di frequenze mute…Una radio silenziosa.”

-DOVE SEI FINITO?

Gridò queste parole, fregandosene di essere sentito. Ma ottenne, come risposta, l’ipocrita scroscio della pioggia.

Poi tornò dentro, dove avrebbe dato il cambio a Gorthan nel manovrare gli strumenti.

Forse inutilmente.

Ma le domande e i pessimismi si perdevano in quella deprimente, piovosa domenica sera d’inverno.

 

Capitolo XV

Atto d’umanità?

 

Xacrates si sedette e con calma contò le pallottole. Otto. Un’arma d’antiquariato, una pistola a caricatore estraibile in finissimo acciaio levigato. Le incisioni curate esprimevano la enorme classe di quell’oggetto, che pure, alla fine, serviva per uccidere, per creare dolore. “Come la guerra, come la medicina, spesso.”

“Finalmente ho risoperto che quelli che curo sono esseri umani…Non pazienti…Esseri umani. Xerbiani come me. Sono ridiventato umano anch’io? Sono di nuovo una persona in grado di vedere i sentimenti degli uomini, di provarne a mia volta? Ora…Ora saprò. Proverò paura, appoggiando quest’affare in bocca? Cosa sentirò? Vorrò fermarmi?Se non mi fermerò, tanto meglio…Seguirò il destino degli esseri viventi.”

Puntò la canna al cervello, posandola sul palato, in modo che il grilletto fosse in corrispondenza dei denti. Tolse la sicura con il pollice. Premette l’indice sul grilletto, si preparò a chiudere gli occhi per l’ultima volta.

“Niente paura…Sento solo….Stanchezza.”

La tensione del grillettò scattò, liberando il cavallo d’acciaio, la pallottola firmata con le sue iniziali, un regalo di laurea, di quando ancora era un giovane di buona famiglia e di ottime speranze. Quanto lusso, per un’arma. Quante speranze infrante. Quanti sogniin quell’istante rotti da quella stessa pallottola che si infrnageva contro una foto incorniciata: lui e una ragazza. Anche lei, portata via dalla guerra. Come l’anima di Xacrates, che si era volatilizzata lasciando un corpo vuoto e freddo. Quel corpo, ora, insanguinava la moquette, con un amaro sorriso tra le labbra.

 

Capitolo XVI

Trenta denari

 

-Signore…Il reggente Xadakros.

-Fallo entrare Zebron.

-Sì, signore.

Uno xerbiano flaccido e canuto entrò tronfiamente, come se si fosse appena alzato dopo un cenone di Natale.

-Agron…

-Risparmia i salamecchi, Xad. Vai al punto, non ho tempo da perdere con un insetto come te.

-Insetto? Come sarebbe a dire! Io ho tradito il mio onore, l’onore della mia patria per TE! PER AMICIZIA!

-Ah…Che cuore tenero che hai…Scusa se ho dubitato di te…

Rise. Xadakros iniziò a sudare.

-Vedi, Xad…”onore”, detto da te, fa ridere. Così come “patria” e “amicizia”! Sei solo un patetico, meschino xerbiano che si è calato le braghe davanti a me e alla tua “Patria”! Non mi frega nulla della tua “amicizia”, stessa cosa vale per te! Ti sei venduto, “amico”. Hai venduto Nova Xerba. Hai condannato milioni, miliardi di innocenti che credevano, forse, in te. Mi fai schifo. Mi ripugna la tua paura di me. Non temere, non ti ucciderò. Min sei ervito immensamente, ti ho ricompensato. Non sono vittima di ciò che provo, so ragionare, non trovo nessun motivo per ucciderti.

-Parli…Parli come se avessi venduto il TUO MONDO! Io ti ho consegnato la tua vendetta, un pianeta di emozioni, di risorse! Di energia creata da noi, praticamente dal nulla!

-Hai venduto la tua gente. Perchè e in favore di chi tu l’abbia fattonon cambia questo dato oggettivo. Ti sei venduto. Sei un traditore. Ora ritirati.

Così fece Xadakros, il mite Xadakros, che sarebbe stato ricordato dai posteri come traditore e assassino. Eppure, nonostante ciò che aveva e che avrebbe fatto, era un uomo tranquillo. Non aveva scrupoli, ed era a capo del partito Nazionalista, una banda di maniaci che in tempo di pace andava punendo i “bastardi nemici di Xerba”. Una di quelle definizioni che vogliono dire tutto e, insieme, non vogliono dire nulla. Non ci aveva mai pensato a questo, il buon  Xadakros, e nel fare ciò che aveva fatto, nel pilotare quei missili sperimentali intorno a navi fantoccio dell’Impero Evroniano per dare alla guerra un senso pubblico, nel rimpolpare l’esercito di Nova Xerba con la sua “Guardia Personale”, ovvero con un fritto misto di assassini, briganti, ladri, soldati mercenari e compagnia bella raccattati nei luoghi più dimenticati da Dio su quel pianeta moribondo. No. Non aveva mai pensato agli scrupoli, all’oggettività delle azioni che compieva. Per portare a termine la sua mansione di marionetta, si era arroccato nell’idea di non avere scrupoli, di essere spietato e forte. Non era così. Un placebo non può funzionare a lungo su una mente, forte o debole che sia. E Xad era debole. Di costituzione, di subconscio. Ma sapeva parlare bene, per questo il padre lo aveva designato come suo successore in quel Partito. Suo padre! Lui sì che sapeva tenere la disciplina, lui era forte, non si lasciava condizionare. Mai. Ne quando era su Xerba, ne quando erano vagati per l’universo in cerca di una nuova casa, ne nel suo breve regno Novaxerbiano. Eh sì. Perchè quelli forti, quelli indipendenti, quelli che seguono le proprie regole, quelli che sono pronti a battersi pur di strappare qualche risultato, di qualunque ala siano, di qualunque ideologia, di qualunque pianeta o razza…Non fanno comodo a nessuno. Sono pericolosi. E così, il buon Xagril era stato tolto  di mezzo con pochi rimorsi e ben poca cortesia: un colpo in testa e via. Xadakros, era il candidato ideale a succedergli, per tutti. Aveva vissuto nell’ombra dell’ideologia del padre illudendolo di poter diventare un vero “Guardiano della purezza Xerbiana”, come lo era stato lui. Xagril non era stupido, sapeva di dover morire prima o poi, e così aveva già preparato un testamento in cui designava il figlio come delfino. I candidi generali del PN non avevano certo da lamentarsi. Una nuova marionetta! Un nuovo gioco, che bello! Un gioco…Che sarebbe loro valso Nova Xerba, una volta asciugate le lacrime e svolto dal braccio il lutto.

Le marionette a volte spezzano i fili che le legano al burattinaio, a volte no. Eppure ne avrebbero il potere. Perchè i personaggi di una fiaba possono ribellarsi all’autore, se vogliono e sono consapevoli di essere personaggi della fiaba. Ma Xadakros, che pure sapeva di essere guidato da altri, aveva voluto illudersi di avere il potere. Di comandare in libertà. Di essere il vento che muove la banderuola, e non il contrario. Voleva liberarsi. Avrebbe compiuto l’unico atto derivato da una decisione sua, personale, non messagli in bocca o in testa da altri. L’unica libertà per lui.

Quella sera Xadakros non rientrò sul pianeta, nel bunker che ospitava i massimi esponenti del governo.  La sua navetta sarebbe stata ritrovata a qualche milione di chilometri appena tra l’orbita di Xerba e una fregata evroniana, in una fascia di asteroidi. Schiantata.

***

Il giorno dopo…

Cintura di asteroidi, settore Q.

Nave di recupero Xerlan

 

-Insignificante parassita.

-Uh?

-Xadakros. Si è andato a suicidare dopo aver intascato i soldoni degli Evroniani.

-Suicidare? Siete sicuri?

Xorret indicò la navetta, quasi completamente fracassata, che giaceva come un cadavere crivellato di colpi a pochi metri di distanza dal corridoio in cui si trovavano.

-L’accelleratore era spinto al massimo. Il sistema di guida puntato per procedere in perfetta linea retta, il che in questa zona vuol dire solo due cose: o Xad era ancora più stupido di quanto potessimo credere, oppure quell’idiota ha avuto dei…rimorsi…e l’ha fatta finita.

Pronunciò la parola “rimorsi” come se avesse fretta di finirla per sputarla.

-Rimorsi..A volte…Ne ho anch’io…A volte mi faccio schifo.

-Oh non è una tua impressione. Fai schifo.

-Cosa vu..

Non finì la frase. Xorret mise la mano in tasca e la alzò. Sparò dal basso verso il volto di Xas, il colpo esplose bruciando la tasca del camice, uscì, e in una frazione di secondo si infranse in faccia al malcapitato. Un occhio schizzò fuori dalla parte superiore dlla testa, in una macabra fontana di sangue che imbrattò la finestra. Ancora  sorpreso nel volto dalle ultime parole rivoltegli, il cadavere atterrò pesantemente al suolo dopo essere stato alzato dalla forza cinetica del colpo. L’arma non fece nemmeno rumore, tutti coloro che si accorsero del drammatico evento abbassarono gli occhi. Sapevano. Sapevano tutti che il suo destino era segnato. Aveva mostrato debolezza, al pari di Xadakros. Ma lui non doveva essere manovrato, non serviva vivo, era una marionetta debole e senza fili. Inutile. D’intralcio. Questo ne aveva decretato la fine. Forse lo sapeva anche lui, forse anche lui aveva voluto solo la libertà. La libertà di morire.

***

Nelle settimane seguenti la notizia della duplice morte passò in sordina. Entrambe le vittime non avevano nessuno al mondo, e comunque, ad essere sinceri delle “alte sfere” mìnon fregava più niente a nessuno. Men che meno agli stessi membri di quelle sfere.

L’assassinio di Xas e il suicidio del reggente vennero liquidati come “Agguati vigliacchi degli Evroniani” e nessuno mai più ricordò Xas. Peggior sorte sarebbe toccata a Xadakros: lo avrebbero ricordato per insultarlo. Vite senza gloria concluse in maniere altrettanto prive di fasti. La morte non può costituire né libertà, né giustizia.

 

Capitolo XVII

Il vendicatore che baciò il buio

 

Nova Xerba è un imbroglio. Una parodia patetica e moribonda della vita, è la candela che, bruciata tutta la cera, fuma copiosamente prima di spegnersi in silenzio, sparendo pian piano. Nova Xerba è il coma. Il sonno senza i sogni del dolce sonno della vita, senza la pace dell’eterno sonno della morte. Il coma è il baratro, un pozzo senza fondo, sempre più buio, nel quale scendi lentamente, gradualmetne, sempre più in fondo.

Quello che i sopravvissuti che si aggirano enza meta o ricordi o vita per le strade, che i dottori e i soldati non sapevano è che in quel buio, in quel nulla…Giaceva qualcuno. Tra tutta quella morte, come un bucaneve che spunta dal bianco…Un piccolo papero, quasi del tutto vuotato dalla vita…In silenzio, nel buio…Riaprì gli occhi.

***

-Paperinik è scomparso!

-Cosa?! Era in COMA! NON POTEVA NEPPURE PENSARE DI POTER FUGGIRE!!!

E purtroppo il buon Xacrates non era il solo a rifugiarsi nella fredda sicurezza delle diagnosi. Quello che troppi medici di quel povero ospedale improvvisato non guardavano più la realtà che avevano davanti. Forse per antica forma di presunta superiorità culturale, ma i più che commettevano questo errore lo facevano solo perchè di quella realtà non ne potevano più, perchè era difficile davvero rimanere umani, in quel panorama di disumanità. Impossibile, forse. Come del resto era che Pk potesse fuggire. Ma la realtà era un’altra. Era un letto vuoto ed una finestra aperta.

Xaren arrivò tracinandosi sulle stampelle. Sulla Terra gli ci sarebbero voluti mesi, forse anni per tornare come prima, invece su Nova Xerba in pochi giorni era già sulla strada della guarigione. Questo perchè in tempo di pace si era perfezionata la minitecnologia, si erano riusciti a creare microdroidi in grado di rigenerare le cellule, guarendo gli organi e le ossa rotte, oppure distruggendo le cellule maline dei tumori. In tempo di guerra, però, l’uso della tecnologia era diventato oligarchico, era riservato ai soldati migliori ed ai generali. Servivano sul campo, e subito. E così Xaren.

-Xaren! Che diavolo..? Torna in camera tua, vuoi romperti di nuovo le ossa? Pare si sia ipresso le sue armi prima di fuggire: erano in camera sua…

-CHE?? NON LE AVETE MESSE NEL DEPOSITO INTERRATO?

-Era morto, Xar, come avremmo potuto pensare…

-ED ORA?! COSA FAREMO?

-Tu assolutamente niente. Ci penseranno i Commandos di ricerca prioritaria.

-MA…ESCONO ARMATI!

-Pk è armato, non sappiamo se sia mentalmente instabile ma…

-LO UCCIDERANNO!?

-Se ce ne sarà la necessità, sì.

-NO! NOO!!!

-Non possiamo fare più niente Xar. Solo sperare che lo trovino e che si arrenda…Prima che lo trovino gli Evroniani.

Xaren si sentì svuotato, come dopo la morte dei genitori. Nulla più contava…Quell’essere che aveva incontrato nemmeno una settimana prima…Perchè ne era così preoccupato?

Poi, in sé, il Creditore trovò la risposta: lui solo poteva parlargli di sua sorella, lui solo ne conservava la memoria…Non poteva morire. Sarebbe stato come perdere Xado di nuovo.

E quindi, prese una decisione: lo avrebbe trovato lui. Anche se avesse dovuto strisciare sulle ginocchia.

Così pensava Xaren, Xerdhoom, il Creditore. Ma come qualcuno che in preda al dolore scelga di suicidarsi, così reagiva la mente dello xerbiano. Perchè in quello stato di euforico dolore interno che lo rendeva insensibile al dolore fisico, uno stato quasi berserk, non si rendeva conto che parlare, giurare vendetta a parole è facile…Non come realizzare le proprie parole. Res, non verba…

***

Le notti di Nova Xerba sono ormai tutte uguali. Nebbiose. Fumanti. Come cenere che arde prima di spegnersi. Intrise del fumo cancerogneo e velenoso delle nuvole impregante dalle esplosioni. Le notti, segnate dalle piogge acide. In quel momento, una figura siedeva in cima ad uno dei pochi edifici integri. Il mantello scuro svolazzava aldisopra della nebbia. Il quel punto, sembrava che la figura stessa fosse parte del cielo, come se baciasse il buio.

-Io..sono..Paperinik…Il diabolico vendicatore!

In quel momento passava una pattuglia evroniana. La figura si slanciò verso il basso. Non lo avrebbero visto. La nebbia era fitta sotto di lui, e il dispositivo di puntamento dell’extransformer trasformato in reattore attaccato alla cintura non avrebe sbagliato.

Atterrò proprio davanti a loro. Frenarono bruscamente i dischi individuali.

-C***o fai idiota? Sei stanco di vivere?

Tirò fuori l’evron-gun in modalità disintegratrice. Puntò. Trasalì. Si era accorto di chi si trattava.

-Ma tu guarda! Il buffone mascherato in persona! Ti facevamo morto!

Alcune risate di scherno si alzavano dai componenti del gruppo. Pk sorrise.

-Il party è finito tardi, eh feccia? La vostra mammina viola sarà in pensiero…Che ne dite se vi do qualche buona scusa per giustificarvi?

Saltò. Aveva in mano una sbarra raccolta da terra. L’evroniano sparò, mancandolo.

Si ritrovò a raccogliere i denti poco dopo. Saltato sul disco gentilmente lasciato libero da quest’ultimo, Pikappa si trovò di fronte agli altri 3 soldati che componevano la pattuglia. Senza smettere di sorridere, parò i loro colpi, alzando bruscamente il disco, usandolo a mò di scudo. Approfittando del breve intervallo tra le batterie di colpi, lanciò loro addosso il mezzo ormai crivellato, mandandoli in terra.

-Solo mezze seghe di questi tempi?

-Grande Evron…TI AMMAZZO!!!

Il primo evroniano era piombato addosso a Pk. Ora gli teneva puntata una spada semiricurva al collo. Sputava emoevron e aveva un occhio pesto, ma era in preda alla rabbia. Pk smise di sorridere. L’evroniano alzò il braccio e in quel momento un colpo di laser, rimbombando, gli uscì dal petto, dopo essergli entrato dalla schiena.

-Gwaaaah!

Emise un rantolo e cadde all’indietro, stecchito. Poi una raffica si mitragliatrice falciò gli altri evroniani, ancora mezzi storditi. Se Paperinik fosse stato in sé, si sarebbe scagliato contro i suoi salvatori…Xerbiani. Militari. Avrebbe, nonostante tutto, salvato i suoi nemici. Ma Pk non era in sé.

-La cavalleria arriva sempre al momento giusto, eh? Come nei fumetti!

-Nei che?

-Sigh.Lasciamo perdere…

-Come le è venuto in mente di scappare dall’ospedale? Anzi, come ha fatto? Si pensava che lei fosse in coma!

-Ah! Ah!  Ah!  Coma! Questa è proprio bella! Se entro in coma io, chi proteggerà Paperopoli?

-Cosa? Paper..Ma chi è?

-Chi è? Amico, non per dire, ma ti sei fatto di crack? E’ una città! Questa città! CI VIVI DENTRO!

-Signor Paperinik, è in stato confusionale…Lei è su…No, vabbè, glielo spiegheranno in ospedale…

-Ospedale? Mi spiace capo, ho un giro di ronda da finire.

-Come? Lei è malato, mister!…

-Oh, insomma! Basta con questi “cosa”, “come” eccetera! Stai diventando ripetitiv…

Non finì la frase, il militare gli aveva preso il braccio.

-Che stai facendo?

-La riporto in ospedale, signore.

-Lasciami. Ora.

-Signor Paperinik, io non…AGH!

Pikappa colpì l’ufficiale con un calcio all’ inguine, liberandosi della sua presa.

-Spiacente, amico, so che è un colpo basso, ma ho da fare stanotte.

Fece per salire su di una scala antincendio diretto sul tetto di un edificio, ma il militare Xerbiano, sebbene piegato in due a terra, gridò:

-SPARATE CAZZO! FERMATE QUEL BASTARDO!

Pk era arrivato in pochi attimi all’altezza di 5 metri da terra. In quel punto, però la scala si interrompeva, fracassata dai segni evidenti di un’esplosione, lasciandolo pericolosamente esposto ai colpi che piovevano dal basso. Si lanciò in aria. Attivo i reattori dello scudo, usandoli per salire sino al tetto della casa dall’altro lato del vicolo dirimpetto al luogo della battaglia. Ciò non gli evitò alcune pallottole, che gli lacerarono le gambe, senza recidere, per fortuna, le arterie. Con uno spasimo di dolore, piombò sul tetto.

-Fermi, non sparate. E’ fuori tiro, e ferito. Aspetteremo che scenda, o che metta il muso fuori.

Per fortuna- si disse Pk  -ignoravano che lo scudo era in grado di trasportarlo al pari di una piccola nave. Così, fasciate le ferite, ripartì, ridendo dei colpi che, ormai, erano un sottofondo del silenzio notturno, insieme alle imprecazioni del caro ufficiale.

***

-Non essere idiota. Potresti morire, là fuori. Sei fortemente debilitato. Non sei ancora guarito…Imbottirsi di antidolorofici non cambierà la situazione, Xar, dovresti saperlo!

-STA ZITTO! NON MI FREGA NIENTE DI NIENTE! NON ME NE FOTTE NULLA DELLE VOSTRE DIAGNOSI, DEI VOSTRI ESAMI, DEI VOSTRI RILEVAMENTI DEL CAZZO!

NON LASCERO’ CHE UCCIDANO PIKAPPA! NON SE POSSO SALVARLO!

-Pk è stordito. Lo hanno detto anche i commandos di ricerca…E tu non sei da meno, più lucido, ma non per questo meno irrazionale…Sai che impressione mi dai? Mi pare che tu stia facendo tutto questo non per lui, ma per te. Come se con la sua scomparsa tu…rischiassi di perdere qualcosa.

-Zitto.Stai zitto. Taci! TACI PER SEMPREE!

-Xar, che diavolo stai..!!!

Shhh. Silenzio. Non disturbate i malati, non disturbate il sonno dei giusti. Regola implicita, in un’ospedale. Il dottor Xaderian lo sapeva bene e così, anche mentre il suo amico, Xaren, compagno di scuola fino ai Corsi Veicolatori, lo teneva alzato e gli incrinava piano piano le vertebre del collo. E poi, alla fine, se ne andò proprio così, in silenzio, preceduto da un ovattato “crack”.

Qindici minuti più tardi un’infermiera, venuta ad avvisare il dottore dell’inizio del suo turno, l’avrebbe trovato. Ma il Creditore non c’era. Anche lui, ormai lontano, baciava il buio.

 

Capitolo XVIII

Sole, orbita, pianeta

 

Il Sistema Centrale d’Astronomia Bellica di Xar-Dan era avvolto nell’ombra e nell’assoluta, innaturale mancanza di suoni, rotta solo da flebile ronzio di monitor e apparecchi. Un bunker, dal quale decine di studiosi e ufficiali militari scrutava ogni millimetro quadrato di orbita Novaxerbiana, in attesa di un movimento del nemico, che chissà quando mai sarebbe avvenuto. Al professor Xafiyol quel posto così spettrale e anonimo aveva sempre dato un senso di sicurezza e di potenza. Poter controllare miliardi di chilometri quadrati con facilità, senza muoversi dalla comoda sedia ergonomica. Ma, in quell’istante, la sedia fu oggetto di una spinta improvvisa e repentina.

-O porca…

-Xafiyol! Che diamine…

-G-guardi, g-generale…

-UN CAMPO DI FORZA?? I CUI FULCRI SI TROVANO INTORNO AL SOLE?? CHE DIAV…E’ UNO SCHERZO, XAFIYOL?

-No, signore. E n-non è tutto…Oltre al campo di forza, che costruisce un cubo intorno al Sole avente per vertici questi quattro fulcri misteriosi…Sembra…Sembra quasi che il Sole…Che il Sole si s-stia m-muovendo, signore.

-Chiamate il governo! Qualunque cosa accada lassù, una cosa è certa. Siamo nei guai.

 

Capitolo XIX

Follia

 

-Ok, manovra d’accerchiamento 24, intesi? Licenza di uccidere, pronti a sparare…Non sappiamo come reagirà. SPARATE CON I PROIETTILI ORDINARI SOLO SE SI DIMOSTRA REFRATTARIO AL SONNIFERO, INTESI?

Paperinik era su quel cumulo informe ai piedi del palazzo. Urlava. Sembrava indemoniato.

-MALEDETTI! PAPEROPOLI E’ IN FIAMME! NON C’E’ PIU’ NESSUNO! LI AVETE UCCISI TUTTI! SIETE STATI VOI! UOMINI, VECCHI, DONNE E BAMBINI! BASTARDI! COSA AVETE FATTO ALLA MIA CITTA’?!

“Mmaledetto pazzoide…” Xasd scese il cavo del parafulmine e si trovò dietro di lui. Quel pazzo furioso, che ciarlava di città lontane, aliene, forse esistenti solo nella sua mente malata. Prese la mira. La schiena. Bersaglio facile. Un colpo secco, un urlo.

-GWAAH!

Non cadde. Ma, in compenso, si girò.

-NON…MI FERMERAI…

“Okay, basta colpirlo ancora, è già mezzo addormentato…”

>BLAM!< ancora, nella spalla.

>BLAM!<

>BLAM!<

>BLAM!<

>BLAM!<

>BLAM!<

-CLICK!

“Porcaputt…Ma come fa! Ho finito un caricatore, ed è ancora in piedi! E’ stordito..Ma se ricarico e ricomincio a sparare…Rischio di ucciderlo…MI processeranno…Verrò arrestato…Diomio…”

La paura ci fa fare cose inimmaginabili. Xasd aveva paura. Tanta paura. Nessuno per cui rischiare, eccetto lui stesso, ma tanta, umanissima paura. Che lo portò ad essere meschino. Pikappa avanzava a stento. Non parlava più, era vistosamente affaticato, sembrava un vecchio. Xasd valutò la situazione. Erano sul retro del basso cumulo di rifiuti e macerie, al riparo da sguardi indiscreti.

-NO! FERMO! NON…!!! FERMO O SPARO!

Cercò di sembrare convincente. La concitazione impedì ai compagni di capire l’evidente finzione del pericolo, così i restanti militari si diressero verso il luogo deove si trovavano i due. Xasd sparò prima che potessero vederlo. >POW!<

Il fianco di Pk si lacerò, con uno spruzzo di sangue. L’eroe cadde privo di sensi a terra. Xasd sospirò. E si accasciò a terra.

“…E’ morto?…L’ho..Ucciso?”

-Occazzo!

-Gran colpo Xasd!

-Hai accoppato quel figlio di puttana!

-Grande!

-Fantastico!

-Cazzutissimo!

“E’ morto! IO l’ho ucciso! Forse…FOrse sparargli altro sonnifero non l’avrebbe ammazzato…IO…HO AVUTO PAURA…DI UN PAZZO! DI UN POVERO FOLLE!”

-Calmatevi, è vivo…Lo avrai mezzo ammazzato con il sonnifero, e colpito con una pallottola di striscio, ma respira…Non dovresti aver leso alcuna arteria.

Xasd sospirò sollevato.

 

Capitolo XX

Torpore

 

Il sole dell’alba fece capolino dalle veneziane (si chiameranno così in xerbiano? Mah…) serrate quasi del tutto. Il sole. Dopo mesi di freddo e  tenebre, dovuti alla cappa di nubi causata dalle esplosioni che martoriano il pianeta.

 

Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue

salite dalla terra, dimenticate i padri:

le loro tombe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

[S. Quasimodo]

I raggi, divisi in filamenti rettangolari stretti e lunghi riscaldavano la triste stanza d’ospedale. Pk si svegliò, inconsapevole di quanto fosse durato il riposo. Gli sembrava di dormire da sempre…Da sempre. Come se tutto ciò che venisse prima fosse un lungo sonno, un lungo, caldo, dolce torpore.

E che stolto, quel sole! Luceva, brillava, illuminava un pianeta moribondo, che nulla aveva più da offrire ad uno sguardo lucente, niente che potesse brillare illuminato da questo sole.

A cosa può servire un’aspirina per un cadavere? Eppure tutto ciò, visto dalle sicure coperte del letto, sembrava di una bellezza inesprimibile. Vita, morte, dolore, gioia. Tutto perdeva di senso davanti ad un solo sguardo imperlato dal sole. Anche su Nova Xerba.

Pikappa si alzò. Si vestì, ed andò fuori dalla sua stanza. Intercettò il dottor Xanathor.

-Oh! Paperinik! Vedo che si è ristabilito…Ha recuperato la memoria?

-Sì, dottore, grazie dell’interessamento…Ma vorrei chiederle dove si trova Xaren, ora.

Il sorriso di Xanathor si spense.

-Cos’è…Successo?

-Venga con me.

Xanathor e Pk attraversarono il reparto fino al suo ufficio. Qui il dottore si estrasse da sotto il camice una chiave e aprì un cassetto dello scrittoio. Ne trasse un foglio arrotolato.

 

AUTONOMO E GLORIOSO GOVERNO DI NOVA XERBA

Ministero di Giustizia Civile

 

XAREN “XERDHOOM” XER’DO

Ricercato

Vivo o Morto

 

CAPI D’IMPUTAZIONE

  • Omicidio Volontario
  • Alto tradimento
  • Collaborazionismo

 

E’ sotto ciò una sfilza di altre improbabili imputazioni, una foto di Xaren e un numero che rappresentava probabilmente la taglia. Pk quasi cadde in ginocchio, tanto strabuzzò gli occhi.

-CHE..???!

-Ha ucciso un medico di questo reparto, una settimana fa, quando vi catt…ehm…recuperammo. Le altre imputazioni probabilmente sono fittizie, servono al governo per essere sicuri di averlo morto, quando tutto sarà finito. Ora…Capiamoci bene, signor Paperinik. A me, Xaren non piace. Ha ucciso un mio collega, peraltro suo amico, ed è fuggito mettendo a rischio tutto l’ospedale. Se fossimo in tempi normali, in condizioni normali, l’ammazzerei con le mie mani. Però…Però quella che viene ordita da chi è al potere qui non può essere giustizia, tanto più per un essere in stato confusionale. Lui è uno dei pochi che abbia un po’ di fegato e la forza per usarlo. Insieme a lei. Lei è un eroe di fama interstellare, sappiamo tutto ciò che ha compiuto per Xerba. E non a tutti questo va a genio, sia chiaro. Ora siete guarito, ora dovete trovarlo. Dovete fare qualcosa.

Pk si girò. Non si voltò. Pensò che forse sarebbe stato meglio rimettersi a letto, ma quando arrivò all’altezza della sua stanza tirò dritto. Tuttì lo consideravano un eroe, il Liberatore, il Messia. Eppure era lì da settimane e non aveva combinato nulla! Si era solo quasi fatto ammazzare…Era troppo lontano da casa. Era scomparso. Non sapeva se sarebbe mai tornato. Era un estraneo in quel caotico ospedale. Avrebbe voluto trovare di nuovo la forza di piangere, ma non ci riusciva. N quel momento provava qualcos’altro…Disgusto. Per quella gente che aveva chiesto a qualcun’altro di salvare tutti loro. Come se sempre fosse qualcosa di nuovo a poter risolvere i problemi! Si erano rinchiusi in quel pianeta moribondo senza reagire, accettando il destino senza far nulla per cambiarlo! E provava disgusto anch per se stesso, che si arrogava di pensare tutto questo…Facile per chi non ha mai vissuto senza la certezza di vedere l’alba del giorno dopo! Troppo facile. Troppo. E poi al disgusto succedette la rabbia, l’andrenalina salì, corse fuori come un pazzo disperato e gridò al sole che saliva:

-”ORA HO CAPITO COSA DEVO FARE PER AIUTARLI!” SEI STATA UNA STUPIDA XADHOOM! GUARDA PER CHE COSA TI SEI SACRIFICATA! GUARDA IL TUO POPOLO CHE CREDEVI DI AIUTARE! SEI MORTA XADHOOM! MORTA! SE TU CI FOSSI ANCORA, POTRESTI DIFENDERE IL TUO MONDO! AVRESTE VIAGGIATO ANCORA PER L’UNIVERSO CERCANDO UN NUOVO PIANETA, E INVECE TI SEI SACRIFICATA PER FARLI RESTARE QUI! GUARDA COSA HAI OTTENUTO! GUARDA COME E’ RIDOTTO QUESTO MONDO MALEDETTO! GUARDA COME SONO RIDOTTO IO!

Si fermò, tirò su col naso mentre aspre lacrime gli rigavano il becco (no, non era questo il pianto che voleva), si sedette e sussurrò:

-Io…Non so…Cosa fare…Sono solo…Solo…

Avrebbe desiderato che qualcuno, Odin, Gorthan, Xaren, Paperina, Qui, Quo, Qua, Xadhoom, chiunque, arrivasse e gli dicesse “No. Non sei solo.”. Fosse anche un evroniano, almeno gli toglierebbe tutto quell’immane nulla doloroso, insieme alla vita dal cuore.

E invece no.

Era solo.

Enormemente

Dannatamente

Immanemente

 

 

Capitolo XXI

In tutto questo

 

La porta della sua stanza si aprì. Entrò una persona che non vedeva da anni, la cui presenza voleva dire semplicemente salvezza.

Xari. A Pikappa bastò un’occhiata in volto, prima ancora di aver detto qualcosa, qualsiasi cosa, per rendersi conto di quanto il tempo l’avesse cambiato. Il tempo? Ma quale tempo…Era tutto ad essere cambiato…Xari era uguale a prima, era tutta quell’odore soffocante e acre di sangue e morte a proiettare quell’ombra scura sul volto, fatta di dolore e disillusione…Un sorriso sforzato e spasmotico tormentava la pelle del giovane xerbiano.

-Xari…E’ successo qualcosa a Xalya?

Fece quella domanda, avendo paura della risposta. L’unica cosa che per Xari potesse essere più importante della sua vita e dell’esistenza di Xerba stessa era lei.

-Xalya? No, grazie al cielo no…E’ al sicuro, come del resto tutti i civili, anche se per lei è stato difficile accettare di andarsene…Ma io dovevo mio malgrado rimanere, mentre lei doveva…Pensare a nostra figlia.

-Quando è nata Xado?

Xari sorrise, stavolta per davvero, come se il ricordo commisto della bambina e di Xadhoom lenisse il dolore e il sngue in un fiume di nettare. Sapeva che Pikappa avrebbe azzeccato subito il nome di sua figlia…Era del resto inaccetabile chiamarla in un altro modo.

-Ha sei anni…Nacque durant l’urbanizzazione del pianeta.

Dolcezza infinita e nostalgia infinita. Sul volto di Xari. Perso, in un universo di sentimenti,i nfiniti anch’essi.

Poi, la realtà lo strappò spietatamente a quel mondo di foto e lo riconsegnò a se stessa.

-Devi venire con me…la situazione è estrema, e…i capoccioni vogliono parlarti..

-i cap…

-Il governo…

-…Pensavo di stare alquanto di traverso a quelli lì…

-Benvenuto nel club…

-?

-Dopo la caduta di Evron iniziai a lavorare col centro di Governo scientifico di Nova Xerba…Lavoravamo, oltre alla ricostruzione e alla bonifica del pianeta, anche alla decoolflamizzazione dei prigionieri evroniani. Finchè…

-Finchè l’attuale governo non prese il potere e tu, che eri uno scienziato in vista e di importanti facoltà, diventasti pericoloso. Così, non potendoti uccidere, preferirono presentarti alla folla come un collaborazionista degli Evronzi.

-…

-Sono cose facili da immaginare. Non ti hanno ucciso per non rischiare che tu diventassi un martire, un eroe.

-Colto nel segno. Ma ora dobbiamo andare.

-Aspettaspettaspetta…ma ora perchè hai accettato di portarmi da loro?

-Voglio sentire cosa hanno in mente. Voglio capire. E confidavo nella tua stessa curiosità.

-Codino, ci potrebbero fare secchi tutti e due…

-Non lo faranno. Sono dei porci e dei corrotti, oltre che dei collaborazionisti, ma sanno di dover sfruttare ogni possibile risorsa, anche la più scomoda.

***

Una torre immensa si ergeva spettrale nel centro del lago, quasi come una mano scheletrica protesa verso il cielo irraggiungibile.

-Che bel palazzo…E come ci arriviamo, camminando sull’acqua?

Improvvisamente sembrò che l’acqua si aprisse, scrosci su scrosci, un fracasso infernale.

-Le acque che si dividono…Ho sbagliato miracolo…

Un tunnel. L’entrata a due passi, leggermente sopraelevata dal terreno, per poi scendere fino al pelo dell’acqua seguendo la profondità del lago , fino ad inabissarsi.

-‘ndiamo.

Salirono due scalini ed entrarono nel passaggio, dove trovarono una serie di tapis-roulant.

-Dovreste averle ‘ste cose, nel XXI secolo, sulla Terra.

“XXI secolo?-Pensò Pk- Come fa a conoscere il sistema di numerazione degli anni terrestre, e soprattutto, perchè ha specificato il secolo? Sembra quasi che conosca anche lui il nostro futuro…”

Accennò distrattamente a un “sì”.

Quando arrivarono alla fine, notò che molti xerbiani in divisa portavano casse sigillate ai livelli subacquei.

“Quasi dovessero andarsene.”

E poi…

BASTARDO!!!

-?!

Uno di quelli in divisa si lanciò verso di loro. Si infilò la mano sotto la giacca dell’uniforme ma non ebbe il tempo di cavarne la pistola, il coltello, o qualunque altra arma. Un bagliore di luce e calore attraversò i pochi metri che separavano il tizio da Xari e Pikappa, centrandolo in petto. Il braccio destro, con la mano nascosta dalla giacca, fu infranto dal colpo, che lo staccò dall’avanbraccio, facendo cadere a terra il macabro involucro di stoffa e carne, la mano ancora stretta ad un piccolo revolver. Il colpo, pieno d’inerzia, bruciò la divisa, sbalzando il malcapitato all’indietro. Si udì un inquietante scricchiolio di ossa, uno spruzzo di sangue rosso-marroncino cadde in terra, dalla ferita e dalla bocca dell’attentatore, colpito in pieno e quasi stupìto nell’espressione. Dopo un volo di qualche metro, sbattè contro una colonna, macchiandola di sangue, e si accasciò morto in terra.

Pikappa era paralizzato. Non voleva girarsi, per lo spettacolo che temeva di vedere: Xari i n piedi, con una pistola ancora fumante in mano. Cadde in ginocchio. Sapeva che era stato lui. Sapeva che Xari aveva ucciso. Ucciso un suo simile.

-Perché…?

-…

-Perché..?

-Benvenuto…

-ALL’INFERNO! TI HO CHIESTO PERCHE’, XARI! PERCHE’ LO HAI UCCISO? PERCHE’ HO UCCISO QUELLI EVRONIANI? PERCHE’, DANNAZIONE, PERCHE’ LA GENTE DEVE MORIRE? PERCHE’ LA GENTE DEVE UCCIDERE?

Ma Xari non rispose. Freddo, impassibile, infilò l’arma nella fondina e riprese a camminare.

-Se non vuoi più esistere in questo mondo, non devi far altro che cessare di esistere. Prendi quella pistola che hai alla cinta, puntatela in testa, alla gola, in faccia, al petto e premi il grilletto. Fuggi dai problemi. Finiscila.

Finisci…la…Fuggi…da..tutto…

Nell’assoluta indifferenza del mondo, da quella ipocrita dei presenti, a quella tacita del morto, a quella onestà di chi sa o finge di non sapere. Nel dolore generale che attanagliava il pianeta, Xari e Paperinik piansero.

Nel silenzio

 

Nello scroscio dell’acqua

 

Silenzio

 

Dolore

 

Indifferenza

 

 

 

Capitolo XXII Avvicinamento fatale

 

-Perché ti ha attaccato?

-Sarà stato un altro dei bastardi che credono al governo.

-…

“bastardo”. Una nomea che ci si può guadagnare in mille modi. Per ascendenza non esattamente pura, per comportamento personale, per giudizio altrui immotivato. Quello che sfugge, è che la definizione di bastardo è personale, decisa solo dagli ordini della volubile mente umana. A quanto pare, per gli Xerbiani non è poi tanto diverso.

-Ding!

Una melodiosa voce femminile annunciò che l’ascensore con a carico Xari e Pikappa era arrivato all’ultimo piano, privo di finestre, dove si trova il Consiglio Generale di Xerba, l’organo che aveva preso a titolo straordinario (leggasi: usurpato) i poteri al Parlamento, per il “Superiore Interesse Della Patria In Pericolo”.

Un luogo insopportabile per un civile. Infatti gli onesti (chi siano e se esistano rimane poi da verificare) rischiano sempre l’asfissia per il soffocante gas di ipocrisia e l’odore sottinteso di porcilaia che un luogo del genere emana. Ricchi porci. Ricchi porci, a detta dell’uomo comune, “bastardi”.

 

Silenzio compiaciuto, all’entrata dell’”eroe”.

E un lungo applauso.

-Paperinik, vi abbiamo invitato in questo umile tempio della democrazia (anche il concetto di democrazia, a quanto pare, è universalmente noto e universalmente abusato e storpiato) xerbiana per spiegarti il terribile pericolo che corre la nostra Patria che voi avete dimostrato in passato di saper difendere al pari della vostra.

Gli Evroniani hanno costruito un sistema di satelliti intorno a Xadhoom per avvicinare il Sole a Nova Xerba.

I suddetti satelliti creano una gabbia ottagonale che annulla l’orbita della stella, circoscrivendola all’interno dello spazio delimitato dai satelliti.Non sappiamo come, ma gli stessi satelliti riescono a circoscrivere anche la forza attrattiva di Xadhoom, liberandone però i raggi multifrequenziali. Il che spiega l’improvvisa primavera dopo il lungo freddo causato dalla cappa di nubi tossiche derivata dalle esplosioni.

Supponiamo che, dopo aver avvicinato per alcuni milioni di chilometri il Sole, gli Evroniani faranno autodistruggere i satelliti, che libereranno la stella, la quale, priva di orbita, ci attrarrà a se, causando la nostra distruzione.

Abbiamo bisogno di un eroe, un eroe di celebre fama come voi che possa aiutare il nostro pianeta e…

Si interruppe. Pikappa rideva.

-Ah! Ah! Ah! Ah! Divertente! L’EROE ALIENO CHE VA SULLA NAVE DEI CATTIVI, LA DISTRUGGE E SALVA TUTTI!

Mi permettano, I SIGNORI, delle domande.

Uno: come sarebbe a dire, la “cappa di esplosioni”? NON C’E’ STATA UNA BATTAGLIA Su QUESTO PIANETA; GLI STESSI EVRONIANI SONO SCESI IN MINIMA PARTE! EPPURE NOVA XERBA E’ COMPLETAMENTE DISTRUTTA!

Due: se, come avete detto, i satelliti hanno ANNULLATO l’orbita del Sole, come potete sperare che ci si possa salvare? Seppure sconfiggessi gli Evronzi, in stile film di fantascienza, prima o poi i satelliti salterebbero allegramente in aria, condannandoci tutti, visto che non possiamo ripararli, essendo tecnologia evroniana.

Tre: IO! SONO! STATO! PORTATO! QUI! DAGLI! EVRONIANI! Cosa c’entro io?

Conclusione: Questo casino lo avete architettato per bene insieme ai cari Evroniani, per accoppare me (ma quanto onore!) e distruggere Nova Xerba, mentre voi ve la dareste a gambe al momento opportuno, che immagino sarà molto presto! Ho visto i “fattorini” fare i bagagli, sotto!

Ora, forse sono un’idiota, forse un patetico idealista del cavolo, ma sono veramente INCAZZATO. Potrei perdere tempo a farvi la morale, ma temo sarebbe eroicamente retorico ed inutile. Vi saluto, signori. Ed evitate gli appelli al popolo di Xerba, che voi avete abbondantemente tradito.

 

Fece un inchino, si girò e si diresse verso l’ingresso.  Senza neanche fermarsi, si girò di scatto. Un rumore di pistola dagli alti scranni della sala gremita. Estrasse la sua arma: uno di quei porci si era alzato sul banco, puntandogli l’arma. Sparò, mentre Pk estraeva la sua. In quell’attimo di tempo, un dubbio: la testa o il braccio?

“Non posso uccidere ancora! Non posso! Non posso! NON VOGLIO!”

 

BLAM!

 

Silenzio. Luce. Volo. Centro. Esplosione.

Un’ombra si infranse effimera sul retro dello scranno. Un corpo cadde pesantemente alcuni piani di scranni più in giù. La testa praticamente frantumata. Morto. Morto! MORTO!

MORTOOOOOOOO!!!!!!

 

Sul suo volto, un’ombra scura. Nella sua mano, la pistola ancora una volta assassina. Negli occhi, un grido di dolore e disgusto. Sulle labbra una sola parola.

-Ancora.

Non pianse, stavolta. Non pianse. Forse era troppo forte il disgusto, forse troppo forte il dolore. O forse, si palesava l’orrore dell’indifferenza.

 

 

FINE TERZA PARTE
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