Erroneamente siamo portati a credere che la scala evolutiva sia lineare e coerente. Non è vero per l’uomo, figuriamoci per la stirpe evroniana. Pensate a un albero: da un unico fusto si staccano decine di rami.

Così è anche per l’evoluzione: dallo stesso punto di partenza si giunge a una miriade di organismi molto diversi. Quello che vediamo è il risultato di migliaia di combinazioni, ma non per questo deve essere l’unico possibile. Molto dipende dal Caso.

Comunque, anche se dovessero sopravvivere gli uni agli altri, due diversi rami dello stesso albero non troveranno mai un nuovo punto di fusione. Questo vale anche per l’evoluzione dell’uomo, ma parlando di Evron il problema si complica. E di molto.

Verrebbe da suggerire di mettere da parte tutte le vostre conoscenze genetiche e di dimenticarvi di aver affrontato il discorso, ma qui si fa scienza, non fantascienza e, perciò… è proprio ciò che facciamo.

Non fatevi troppe domande sul perché in tre soli secoli gli evroniani possono cambiare in modo tanto radicale. Ricordate però che gli evroniani sono più simili agli insetti sociali che a noi, e sappiate che molto dipende anche dai loro mezzi di trasporto: le velocità via via più spinte hanno inciso anche sulla loro morfologia.

Per resistere ad accelerazioni sempre più brusche hanno irrobustito il fisico e potenziato la struttura ossea e muscolare, la permanenza nello spazio poi ha fatto il resto. In ogni caso, imbattersi in un evroniano è un guaio grosso.
Domani non più di oggi.

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